Giuseppe Conte: 'Com’è bravo, e com’è bello!'
Commento di Diego Gabutti
Giuseppe Conte
È un po’ che non si sente il monologo governativo che ha imperversato per tutta l’estate: «Elettori, amici, concittadini italiani, il mondo intero ci ammira per come abbiamo gestito l’emergenza virale». A differenza di Marco Antonio, nel Giulio Cesare di Shakespeare, che era venuto a seppellire Cesare e non a farne l’elogio, la grancassa filogovernativa, partiti di governo e stampa amica, dal Foglio al Fatto quotidiano, era qui per elogiarsi da sé. Quanto ai cadaveri, nei giorni in cui la claque governista si autocelebrava nei talk show perché il Guardian (non l’Onu, e tanto meno Dio, ma il Guardian) aveva apprezzato il nostro lockdown di primavera, be’, i cadaveri erano strasepolti, una prece, e se ne parlava appena, nel timore che rubassero la scena ai più belli del reame. Mai governo al mondo, salvo che nella Cina della Grande rivoluzione culturale proletaria, nella Freedonia dei Fratelli Marx e nella Romania dei Nosferatu comunisti al potere, si era tanto e tanto immeritatamente autocelebrato. Non si sente più parlare di quanto il governo in carica sia apprezzato all’estero (nemmeno il Guardian apprezza, per dire, la politica del cashback denunciata come irresponsabile dalla BCE).
Ma il fan club di Giuseppe Conte continua a esaltare il suo eroe. Com’è bravo, e com’è bello! E mica soltanto lui! Sono bravi e belli anche i suoi ministri (a parte, va da sé, quelli in quota Italia Viva, che in un paese ordinato, da quei nemici del popolo che sono, finirebbero sulla ghigliottina, o almeno sotto una pioggia di sputi e di monetine, come Craxi quando il Beria giudiziario filava). Governo perfetto, senza un difetto. Come non celebrarlo? Si celebra persino Roberto Speranza, il ministro della sanità politicamente a sinistra della sinistra, che con l’autocelebrazione ha forse un po’ esagerato, tanto da ritirare dalle librerie il libro col quale, lodandosi, aveva finito per imbrodarsi. Aveva millantato la vittoria sul virus (sua, e del governo grande, glorioso e giusto) un attimo prima che la seconda ondata smentisse il Guardian in via definitiva. Un altro, al suo posto, fuggirebbe in Brasile sotto falso nome, sperando d’essere dimenticato. Lui rimane al suo posto, e pieno di sé. Solo Conte ha fatto di meglio, per dire così: l’altra sera, in conferenza stampa, ha dichiarato d’aver evitato («bontà mia») all’Italia il triste lockdown delle feste natalizie intanto che ne proclamava uno per Natale. Di più: è l’unico presidente del consiglio al mondo che, dopo aver varato ben due decreti sicurezza «antinegher», adesso li giudica vergognosi, roba altrui, e li abolisce con un brivido di disgusto. Se Conte non sa quel Giuseppe fa, l’Italia lo sa. Dunque basta pazientare.
Diego Gabutti