I gazawi privati delle celebrazioni natalizie da Hamas
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Natale a Betlemme
Sono tempi duri per gli abitanti della Striscia di Gaza. Il Covid19 imperversa ed i servizi sanitari non sono in grado di contenere la sua diffusione. Com’è noto, Hamas non ha mai accordato a questi servizi la minima priorità nell’erogazione delle considerevoli somme di denaro che riceve dall'estero; queste somme assicurano prima il benessere dei leader e delle loro famiglie e poi lo sviluppo delle loro industrie militari, la fabbricazione di missili e la perforazione dei tunnel di attacco. Ospedali fatiscenti mancano di attrezzature; regolarmente ma senza pubblicità, squadre di volontari israeliani, spesso composte da personale medico arabo, vi si recano per brevi periodi. Portano l'attrezzatura all'avanguardia che è così gravemente carente, in particolare i respiratori. Le autorità di Gaza sono state lente nella ricerca di vaccini; sembra che abbiano ottenuto dalla Russia diversi milioni di dosi che dovrebbero arrivare nel mese di gennaio.
Comunque sia, il Natale è vicino e i cristiani di Gaza si stanno preparando a celebrarlo come meglio possono. Ce ne sono solo un migliaio oggi – quel che rimane di una piccola comunità un tempo fiorente, che si è sempre più ridotta da quando Hamas ha preso il potere. Non c'è modo quest'anno di andare a Betlemme a causa delle restrizioni imposte per il virus. Fortunatamente, ci sono gli alberi inghirlandati e le riunioni di famiglia. Non parliamo poi delle sontuose feste di Capodanno organizzate nei grandi alberghi della città a beneficio della ricca borghesia, un po’ ignorata dai media occidentali. Ogni anno lì, cristiani e musulmani si incontravano in armonia, pace e amicizia. Ma sarà così anche quest'anno? E’ successo che il 15 dicembre, il Ministero degli Affari religiosi di Hamas ha diffuso un testo che ordina che “le interazioni tra cristiani e musulmani” siano limitate il più possibile in occasione del Natale e più specificamente “raccomanda” che i musulmani evitino di partecipare ai festeggiamenti. Le disposizioni previste per assicurarne l’applicazione, includono una fatwa speciale e una campagna di mobilitazione attraverso i media ed i predicatori, per ricordare ai musulmani la necessità di astenersi dal partecipare direttamente a riti e celebrazioni non musulmani. Tale rigorismo non dovrebbe suscitare tanto stupore visto che proviene da Hamas, un’emanazione dei Fratelli Musulmani il cui fanatismo religioso è ben noto. Tuttavia, ha messo in imbarazzo i dirigenti di Gaza e provocato indignazione non solo da parte della gerarchia cristiana palestinese, che non è stata molto pronta a criticare le autorità, ma anche da una parte della popolazione. Ci si chiede, inoltre, come reagiranno gli abitanti di Gaza di tutte le religioni quando, confusi, guarderanno la messa di mezzanotte trasmessa, come ogni anno, dalla Chiesa della Natività a Betlemme, e i primi piani del Presidente Abu Mazen e dei suoi notabili seduti in prima fila. L'Autorità Palestinese ha compiuto per anni sforzi meritori per sostenere l'idea di un Gesù palestinese, precursore o addirittura profeta dell'Islam, come viene presentato nel Corano. Attendiamo ancora con impazienza i commenti della stampa francese.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".