Testata: La Repubblica Data: 02 settembre 2002 Pagina: 1 Autore: Bernardo Valli Titolo: «Nell'altro Israele che vuole la pace»
Un lungo articolo (a pagina intera) di Bernardo Valli, con questo titolo ambiguo, affianca un articolo di cronaca di Franceschini ed una intervista con lo scrittore Yehoshua, aventi per argomento gli interrogativi che fanno gravare sull' uccisione di molti civili da parte dell' esercito, in questo ultimo mese, l' ipotesi che non si sia trattato di una serie di eventi casuali. In alto, a tutta pagina, 5 fotografie accuratamente selezionate insieme alla didascalia (Le cifre, Raffaele Ciriello, La strage di Gaza, Due ragazzi, Il dubbio del presidente) portano il lettore a prefigurare la risposta del giornale a questi dubbi. Una risposta che Repubblica vuole insinuare non come un dubbio, bensì come una certezza, scavalcando l' attesa degli esiti dell 'inchiesta ufficiale ordinata dal governo israeliano: i militari d' Israele hanno ucciso i civili deliberatamente, per scelta premeditata, in alcuni casi selezionandoli addirittura. A fianco di una tale orchestrazione, l' articolo di Valli sembra una condanna: eccovi il governo e lo Stato ufficiale d' Israele, io invece vi consegno una immagine appunto dell ' "altro" Israele, quello che vuole la pace ma è ridotto al silenzio. In realtà, Valli compie una sottile opera di mistificazione, probabilmente dettata da ignoranza piuttosto che da malafede - anche se provenendo da un commentatore che da vent' anni "giudica" Israele si dovrebbe presumere che egli conosca qualcosa della realtà del paese. In cosa consiste questa mistificazione? Nella semplificazione manichea con cui egli divide la società israeliana in una maggioranza di governo che ha optato per la violenza ed una minoranza all' opposizione che al contrario vuole la pace. Alla base della sua mistificazione egli colloca quello che è un dato di fatto chiaramente espresso in migliaia di documenti ufficiali, scritti, discorsi di tutto il mondo arabo, inclusi i "buoni" dell' Autorità Palestinese, e che egli presenta invece in diversi passaggi dell' articolo come una ipotesi degli israeliani che preferiscono l' uso della forza: che cioè il mondo arabo voglia annientare lo stato d' Israele, e consideri un possibile accordo di pace solo come un momento di transizione per riprendere fiato e raccogliere le forze. Di più. Ogni singolo israeliano, sia di destra che di sinistra, vuole la pace e vuole la certezza di poter uscire di casa senza rischiare la vita, due cose che non possono e non debbono essere inconciliabili fra loro. Nessuno vuole la violenza, la guerra, l' uccisione di innocenti. Questo spiega perché le maggioranze di governo non sono mai state dei gabinetti di guerra, ma solo modi di gestire entrambe le esigenze. E spiega perché i politici che presentavano programmi di una pace che tenesse conto delle esigenze di sicurezza sono stati premiati dal consenso popolare (Rabin, Barak).
Caro Valli, questa è l' essenza della democrazia, ed Israele è uno stato democratico, libero malgrado vi concorrano da decenni le condizioni che in altri stati avrebbero prodotto regimi autoritari. La prego, scriva il prossimo articolo sulle minoranze che vogliono la pace intervistando i rappresentati dell' "altra Palestina"! O, se non lo fa, spieghi ai suoi lettori perché non li ha intervistati. Non sarà perché non esistono, e se esistono parlando con Lei metterebbero a repentaglio la loro vita?
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