Israele, al via le vaccinazioni anti-Covid Commento di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica Data: 22 dicembre 2020 Pagina: 1 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Israele, parte la campagna di vaccinazioni»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 22/12/2020, il commento di Sharon Nizza dal titolo "Israele, parte la campagna di vaccinazioni".
Sharon Nizza
Benjamin Netanyahu vaccinato in diretta tv
La campagna vaccinazione contro il Covid iniziata ieri in Israele sta riscontrando grande partecipazione da parte della popolazione. Secondo i dati rilasciati dalle quattro casse mutua che gestiscono l'operazione, 200.000 israeliani hanno già prenotato il loro appuntamento per l'inoculazione da quando si è aperta la possibilità giovedì sera. L'inizio della campagna era previsto per il 27 dicembre, ma la settimana scorsa è stato anticipato, con il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della Salute Yuli Edelstein che sabato sera si sono sottoposti per primi all'iniezione del vaccino Pfizer, in diretta televisiva. L'anticipo ha causato alcuni problemi logistici per le casse mutua, come l'intasamento del sistema di prenotazioni, lunghe attese telefoniche o l'impossibilità di prenotare in questa fase anche la seconda iniezione, che va effettuata a distanza di 21 giorni dalla prima. Tuttavia, il ministero della Salute ha espresso soddisfazione per la risposta dei cittadini. Le casse mutua hanno inviato sms ai rispettivi iscritti informando che verranno contattati, a seconda delle fasce di età e del background medico, per fissare gli appuntamenti. Al contempo, i cittadini a cui in questa prima fase è aperta la vaccinazione - ovvero sopra i 60 anni e pazienti a rischio a causa di malattie pregresse - possono prenotarsi per telefono oppure online. "Venerdì sera ho provato a prenotarmi online e ho ottenuto l'appuntamento domenica, così ho già fatto la prima iniezione" ci racconta Dani Sher, che, superati i 70 anni rientra tra gli aventi diritto. "La maggior parte dei miei conoscenti ha ottenuto appuntamenti nell'arco di una settimana". "Il fatto che abbiamo già iniziato la campagna di vaccinazione a un ritmo molto serrato, mi fa prevedere che per il prossimo Pesach (la Pasqua ebraica, che si terrà a fine marzo, ndr) potremo già festeggiare senza le restrizioni che hanno caratterizzato le festività nel 2020" ci dice il professore Jonathan Halevy, presidente dell'Ospedale Shaarè Zedek di Gerusalemme. "L'obiettivo è vaccinare 60.000 persone al giorno, il che significa che in 100 giorni la totalità della popolazione potrà essere vaccinata", spiega Halevy. La popolazione israeliana conta 9,2 milioni di abitanti, ma da questa cifra vanno sottratti i cittadini sotto i 16 anni - non vaccinabili con i preparati in dotazione finora - e quanti hanno già contratto il virus. Questa mattina il direttore generale del ministero della Salute ha annunciato che, diversamente da quanto comunicato nelle settimane precedenti, anche le donne incinte, che allattano o che programmano una maternità potranno vaccinarsi e saranno inserite nella categoria di cittadini con accesso prioritario all'inoculazione.
Il vaccino in uso in Israele è quello di Pfizer, di cui al momento vi sono 600.000 dosi nel Paese. Entro la fine di dicembre arriveranno altri quattro milioni di dosi, sufficienti per 2 milioni di persone. Israele ha chiuso contratti anche con Moderna e AstraZeneca per un totale di 24 milioni di vaccini, sufficienti per 12 milioni di persone. Il surplus potrebbe essere trasferito - non è ancora chiaro in che modalità - all'Autorità Nazionale Palestinese, da dove decine di migliaia di lavoratori palestinesi entrano in Israele quotidianamente. Il professore Halevy ci conferma che funzionari del ministero della salute israeliano sono in contatto con omologhi palestinesi per accertarsi che anche l'Autorità Palestinese inizi a breve la campagna vaccini. Secondo i sondaggi della settimana scorsa, il 63% degli israeliani si diceva propenso alla vaccinazione. "Credo che l'esempio dato dalle istituzioni politiche, dal personale sanitario, ma anche dai leader religiosi abbia spinto la gente ad avere più fiducia nel vaccino e prevedo che l'adesione sarà più vasta" dice Halevy. "Pensiamo al personale medico: i sondaggi iniziali indicavano che un 25% era riluttante a farsi vaccinare, ma, come posso testimoniare dall'adesione nel nostro ospedale, credo che questa cifra gradualmente si ridurrà a una cifra irrisoria, intorno al 4%". Grandi compagnie come la società elettrica, l'industria aeromobile o il colosso del cyber Check Point - che ancora lavorano a distanza o a personale ridotto - stanno cercando di ottenere la priorità nella fila degli aventi diritto al vaccino per i propri lavoratori, "in quanto si tratta di lavoratori vitali". "Non è pensabile imporre la vaccinazione in un Paese democratico, ma probabilmente il ritorno alla normalità verrà facilitato per chi si sarà sottoposto all'iniezione" dice Halevy. "Per esempio con l'esenzione dalla quarantena per chi viaggia, oppure con la possibilità di accedere a ristoranti o al teatro, che prevedo verranno riaperti con l'avanzare della campagna vaccini". E mentre il Paese festeggia l'euforia di quella che potrebbe essere una prima luce verso il ritorno a una vita non condizionata dal distanziamento fisico, il governo sta valutando nuove misure restrittive a fronte del continuo aumento dei contagi negli ultimi giorni. Oggi inoltre è stato deciso che, a partire da mercoledì, gli israeliani che rientrano da qualsiasi Paese verranno obbligati alla quarantena negli hotel Covid dedicati, provocando quindi un rientro di massa di decine di migliaia di turisti che si erano recati all'estero per scampare alle restrizioni in casa.
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