|
|
||
Gli ebrei dovrebbero sentirsi fieri degli ebrei americani assunti in posizioni di rilievo?
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Yehudit Weisz)
Henry Kissinger Il neoeletto Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha designato un certo numero di ebrei come membri del suo futuro Ufficio esecutivo e in altre posizioni di rilievo. Si sente regolarmente dagli ebrei americani quanto siano orgogliosi che tali risultati siano possibili. La stessa osservazione su tale orgoglio si sente di tanto in tanto quando il numero di ebrei eletti al Congresso rappresenta una percentuale molto più alta di quella degli ebrei nella popolazione degli Stati Uniti. Tuttavia è necessario uno sguardo molto più critico su questo problema. Tali nomine di ebrei in posizioni politiche di alto rango sono positive per natura? Sono necessariamente buone per gli ebrei in generale? Poiché il futuro creativo del popolo ebraico dipende in gran parte dal benessere di Israele, ci si dovrebbe concentrare su ciò che queste nomine significano per lo Stato ebraico. Contrariamente alle opinioni degli ingenui, non esiste una risposta generale a queste domande, a parte dire che dipende in gran parte dall'atteggiamento della persona ebrea interessata. Guardando indietro nel tempo, uno dei più famosi membri ebrei americani del Gabinetto fu Henry Kissinger, il primo e forse il più potente Segretario di Stato ebreo.
L'ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Michael Oren, ha ricordato che Kissinger si era scelleratamente espresso così: “Sarebbe stato meglio se Israele le avesse prese durante la Guerra dello Yom Kippur”. Ha aggiunto che Kissinger si era opposto a un trasporto aereo di armi verso Israele durante i "giorni più bui della guerra" e che era stato il Presidente Richard Nixon a ordinarlo. Lo studioso Gil Troy ha analizzato l'atteggiamento ambivalente di Kissinger nei confronti di Israele - si potrebbe anche chiamarlo “double face”- in modo molto dettagliato. Lo ha definito un “ebreo tormentato”. Esistono anche altri modi per esaminare questo problema. L'attuale Segretario di Stato nell'amministrazione Trump è Mike Pompeo. Pochi ebrei nominati in quella posizione sarebbero stati così favorevoli a Israele. Il nuovo incaricato ebreo, come Segretario di Stato ebreo, Anthony Blinken, avrà grandi difficoltà ad eguagliare l'aiuto di Pompeo a Israele, se ha intenzione di farlo.
Anthony Blinken L’essere orgogliosi dei vincitori del premio Nobel scientifico, che sono israeliani o ebrei, è una questione diversa. Sono oggettivamente scelti in base ai loro meriti. Qualunque siano le loro opinioni politiche, riflettono il talento del popolo ebraico, anche se non fanno nulla per il popolo ebraico o per Israele. Molti di loro possono essere utili in azioni che supportano Israele, ad esempio, contro i boicottatori di Israele. Tuttavia, quest'ultimo vale anche per i vincitori del Premio Nobel non ebrei. Anche in situazioni molto critiche per Israele ci sono ebrei americani di spicco che preferiscono altre considerazioni piuttosto che mostrare solidarietà con lo Stato ebraico. In un discorso senza precedenti nel 2015, il Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu aveva chiesto al Congresso degli Stati Uniti di pronunciarsi contro l’accordo JCPOA con l'Iran, proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. La storia ha dato ragione a Netanyahu. L'accordo concluso da Obama era estremamente pericoloso per Israele. Da allora, molti importanti aspetti pericolosi del JCPOA si sono scoperti. Uno di questi è che l'accordo ha indirettamente facilitato l'espansione del terrorismo iraniano in Medio Oriente. Quando Netanyahu si è rivolto al Congresso, oltre 50 Democratici erano assenti, di questi molti erano ebrei. Tra gli otto senatori che non hanno partecipato c'era Bernie Sanders, uno che si volta da un’altra parte quando si tratta delle intenzioni omicide palestinesi e della loro cultura della morte. Invece promuove la cosiddetta dignità palestinese. Altri senatori ebrei non presenti erano Brian Schatz e Al Franken. Tra i membri del Congresso spiccavano numerosi nomi ebrei come Steve Cohen, Jan Schakowsky e John Yarmuth. Alcuni ebrei sono stati coinvolti nel conflitto israelo-palestinese. Alcuni hanno atteggiamenti negativi verso Israele. Ne è un esempio tra i tanti, Martin Indyk, due volte ambasciatore degli Stati Uniti in Israele. Sotto il Ministero degli Esteri di John Kerry, Indyk è stato l'inviato speciale degli Stati Uniti ai negoziati di pace israelo-palestinesi nel 2013 e nel 2014. Tuttavia è fin troppo facile affermare che il professionista Indyk ha fallito mentre il dilettante Jared Kushner ha rotto una situazione di stallo decennale in Medio Oriente. Indyk ha lavorato per l'amministrazione Obama, altamente problematica. Nel 2010 Isi Leibler, un ex leader degli ebrei australiani, sul Jerusalem Post definì Indyk – che era cresciuto in Australia - un “apologeta anti-israeliano”.
Si dice che l'ex Primo Ministro britannico David Cameron abbia affermato che Obama è stato il Presidente degli Stati Uniti più filo-palestinese e filo-arabo di sempre. Le dichiarazioni di Indyk all’epoca mostrano che egli ha compiuto un grande sforzo per presentare l'atteggiamento palestinese in modo molto più favorevole di quanto non fosse in realtà. Secondo forti indiscrezioni, Indyk ha accusato Israele del fallimento dei colloqui di pace a causa delle sue politiche di insediamento. Voci definite di fonte anonima, come si legge in un articolo su Yediot Aharonot di Nachum Barnea, dove Israele fu accusato del fallimento dei colloqui di pace. A quel tempo i governi israeliani avevano già avanzato due proposte di pace di ampio respiro. Queste erano state fatte dai Primi Ministri Ehud Barak e Ehud Olmert. Entrambe le proposte furono respinte dai palestinesi, rispettivamente da Yasser Arafat e da Abbas. Poi, si è accusato Israele del fallimento dei negoziati di pace e delle sue politiche sugli insediamenti. La posizione di Indyk su Israele è stata chiara almeno per un decennio. Era un membro del consiglio del New Israel Fund (NIF), posizione dalla quale si è dimesso per diventare l'inviato di pace degli Stati Uniti nel 2013. Era anche un compatrono della sua filiale australiana. Il NIF, secondo NGO Monitor, sovvenziona le organizzazioni che demonizzano Israele. Il Presidente di NGO Monitor, Gerald Steinberg, ha scritto un articolo estremamente negativo su Kerry e Indyk riguardo al loro tentativo sui negoziati di pace. Indyk ha anche parlato in Australia dell'importante ruolo dell’organizzazione israeliana più masochista, Breaking the Silence. È - o era - uno dei beneficiari del NIF. Ci sono voluti ancora alcuni anni perché l'amministrazione Trump dimostrasse che era possibile raggiungere accordi di pace per Israele con quattro Stati arabi, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, il Sudan ed il Marocco, senza un accordo preventivo con i palestinesi. Indyk è solo un esempio di un eminente ebreo il cui atteggiamento nei confronti di Israele rende chiaro che più gli ebrei come lui rimangono lontani dal conflitto israelo-palestinese, meglio è per Israele e quindi per il popolo ebraico in generale.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |