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La dichiarazione dell’Unione Europea sulla lotta all’antisemitismo
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Yehudit Weisz)
Il Consiglio Europeo È chiaro che è parte integrante e diffusa della cultura europea. Il Consiglio dell'UE avrebbe dovuto chiarire che senza un'indagine approfondita del passato comportamento scorretto dell'Europa nei confronti degli ebrei, le conclusioni sulle attuali politiche da seguire saranno difettose. Fare riferimento solo a ciò che sta accadendo ultimamente, cancella la prospettiva storica. L'infrastruttura per l'antisemitismo nazionalista/etnico è stata posta attraverso l’antisemitismo estremista cristiano. Ciò a sua volta ha portato al genocidio degli ebrei durante la Shoah. La dichiarazione non fa riferimento ad un altro fatto importante: nonostante tutte le parole che ha speso negli anni sull'antisemitismo, la Commissione UE non ha ancora dati comparabili sull’antisemitismo dei suoi Stati membri. Non si dice nulla sul rapporto tra immigrazione e antisemitismo. Non ci sono controlli degli immigrati che entrano nell'UE per stabilire se una persona ha opinioni antisemite. Ciò è particolarmente rilevante per gli immigrati musulmani tra i quali la percentuale di antisemiti è molto più alta che tra la popolazione preesistente. Le politiche della Cancelliera tedesca Angela Merkel, favorevoli ad una immigrazione di massa quasi incontrollata dal 2015, hanno reso la Germania il più grande importatore europeo di antisemiti. Ciò ha portato anche alla crescita di un nuovo partito di destra, l'AfD. L'ala più estrema ha opinioni fascistoidi. Alcuni singoli membri possono avere opinioni ancora più radicali. La Commissione Europea ha ignorato tutte le statistiche, che mostrano la convinzione diffusa nei Paesi europei che Israele intende sterminare i palestinesi, o che "si comporti nei loro confronti come i nazisti". Non vi è alcun riferimento sul fatto che la lotta all'antisemitismo dovrebbe essere guidata da un commissario al più alto livello della Commissione europea. Secondo la definizione dell'IHRA, l’espressione di voto sulle risoluzioni anti-israeliane presso le Nazioni Unite e gli organi associati, di un certo numero di Stati europei, possono spesso essere considerati atti antisemiti. La decisione della Commissione Europea di marchiare le merci provenienti dai Territori contesi della Cisgiordania, senza fare lo stesso per quelle di altri territori occupati da altre nazioni democratiche, è stato un atto antisemita.
Si sarebbe dovuto sollevare la questione se fornire assistenza finanziaria da parte dell'UE e di molti dei suoi Stati membri all'Autorità palestinese sia un atto antisemita. Ciò dovrebbe essere fatto soprattutto in considerazione del fatto che l'Autorità Palestinese assegna molti soldi ai terroristi assassini di ebrei. Ci sono anche accuse secondo cui l'Unione Europea finanzia ONG con legami terroristici. Una questione che avrebbe dovuto essere inserita nella dichiarazione è l'antisemitismo contro gli ebrei che si trovano nelle posizioni più vulnerabili. Qui vengono in mente gli alunni delle scuole. Spesso gli ebrei vittime di molestie hanno dovuto lasciare la scuola, mentre è stato permesso di rimanere all'autore del reato. La vera cartina di tornasole per la UE arriverà solo quando sarà pubblicato il documento della Commissione europea sulla sua strategia per la lotta all'antisemitismo. Solo allora si vedrà molto più in dettaglio quanto quella istituzione sia seria nel tentativo sincero di combattere l'odio più antico del mondo.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC |
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