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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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'I mostri di Hitler. La storia soprannaturale del Terzo Reich', di Eric Kurlander 14/12/2020
'I mostri di Hitler. La storia soprannaturale del Terzo Reich', di Eric Kurlander
Recensione di Diego Gabutti

I mostri di Hitler: La storia soprannaturale del Terzo Reich eBook:  Kurlander, Eric, Serrai, Roberto, Rizzo, Chiara: Amazon.it: Kindle Store
Eric Kurlander, I mostri di Hitler. La storia soprannaturale del Terzo Reich, Mondadori 2018, pp. 600, 30,00 euro, eBook 12,99 euro.

A lungo ci siamo consolati pensando che fenomeni ideologicamente e politicamente mostruosi come il nazismo, come il comunismo e il dannunzianesimo, come il fascismo italiano, rappresentassero un’eccezione storica. Nati in un contesto irripetibile, quello del primo dopoguerra europeo, quando le generazioni comprese tra i venti e i quarant’anni, cioè la parte creativa e operosa della società, scomparvero in una fiammata nei massacri d’un conflitto di proporzioni mai viste prima, ci siamo a lungo consolati pensando che nichilismo e fantasie sociali estreme e devastanti fossero il fallout della Grande guerra, vista (non a torto) come una specie di guerra atomica scatenata dai Dottor Stranamore dell’epoca: milioni di morti, morta la politica, morte le democrazie, morta l’arte, morto tutto quanto.

Dai fuochi infernali di questa Notte di Valpurga, dalle economie tracollate, dalle devastazioni, si erano generati i mutanti rabbiosi del bolscevismo, del fascismo, del nazionalsocialismo, dell’esoterismo. Be’, sono cose che capitano dopo le guerre atomiche, come nei romanzi di fantascienza, ma in un’Europa pacifica e progressista, tutta #MeToo e accoglienza a chiunque la richieda, come volete che si ripetano fenomeni aberranti del genere? Capiamoci, prima di tutto, sui fenomeni, e sulla loro devianza. Fascismi, comunismi e nazionalsocialismi sono effettivamente svaniti dall’orizzonte, salvo qualche pallida imitazione qua e là: lepenismi e leghismi, Ditte entrate definitivamente nell’insignificanza, le destre sovraniste dell’est europeo. Ma alla radice dei fenomeni politici aberranti c’è qualcosa di peggio della violenza. C’è l’irrazionalità.

È quel che racconta lo storico americano Eric Kurlander in un grande libro, I mostri di Hitler, dove si rende conto (senza bamblinate in stile Giornale dei misteri) dell’humus esoterista e magico-demenziale che nutrì il regime hitleriano, summa di tutte le chimere antiscientifiche che, cent’anni dopo la grande guerra, settant’anni dopo la caduta di Berlino, continuano (o riprendono) a indemoniare le culture dell’Occidente. Hitler, scrive Kurlander, credeva certamente nell’occulto, perché l’occulto è la formula sempliciotta che spiega ogni cosa, nonché la medicina che cura ogni malanno, dalle crisi economiche alle frustrazioni sessuali, e come tutti gli estremisti psicopatici Hitler aveva bisogno di spiegazioni facili. Ma la verità è che l’occultismo era anche la leva con cui il Führer si proponeva di sollevare il mondo. Se «studiò le dottrine dell’occulto», fu soprattutto «perché gli offrivano materiale per la sua propaganda politica e per manipolare l’opinione pubblica». Anche l’opinione pubblica, nelle democrazie di massa, anela infatti a formule gonze che spieghino tutto, in particolare la sua sfigatezza in tempi di crisi. Di chi è la colpa? «Chi fatto la puzza?» (così l’incipit di Zazie nel metrò). È a questa domanda che rispondono gli occultisti (è la stessa domanda sulla quale si fondano le alterne fortune dei politici e le costanti disgrazie dei loro elettori). Alla corte di Hitler prosperavano gli antisemiti, gli assassini pallidi, i teorici dello spazio vitale, ma anche gli spiritisti, i vegetariani mistici, gli adoratori degli antichi dèi, i fissati col Tibet, con Atlantide, con Thule e con la Terra cava. C’erano da ogni parte, come oggi, poveri coglioni chiamati a occupare cariche istituzionali, a scrivere sui giornali, a tenere conferenze, ad assumere mansioni culturali, a «spiegare tutto». Pullulavano, poi, i nemici della medicina scientifica, per esempio Franz Hatmann, «fondatore nel 1897 della prima Società teosofica austriaca», un «cattolico non praticante» che si dichiarava, dall’alto della sua molesta e comprovata incompetenza, «fortemente critico verso l’abitudine dei dottori di fare eccessivo affidamento sulle cause biologiche delle patologie (rinnegò la “malvagia pratica” dei vaccini)». (Cosa, quest’ultima, che dovrebbe dircela lunga a proposito dell’eterno ritorno della mostruosità e delle minchionerie in politica).

Hitler reclutò nei ranghi del suo agit-prop da cinema espressionista anche la letteratura fantastica dell’epoca (per esempio i romanzi di Thea von Harbou, autrice della Donna sulla luna e di Metropolis, prima moglie di Fritz Lang). «Persino il sedicente giornale scientifico Archiv für Rassen-und Gesellschafts-Biologie (Archivio per la razza e la sociobiologia) riconosceva il valore in termini di propaganda del romanzo fantasy antisemita Deutschland ohne Deutsche (Germania senza tedeschi, 1930). “La scienza può avere la meglio sull’intelletto” commentava il recensore nazista “ma non sull’anima. In questo senso i romanzi sono più efficaci, soprattutto fra le masse che non riescono a venire a capo della scienza esatta”». Bisognerebbe poter dare un’occhiata alle biblioteche domestiche degli antipolitici (e dei sovranisti) per capire dove minaccia di portarci il cuore dello Zeitgeist, lo spirito del tempo.

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Diego Gabutti

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