Stanno arrivando gli ultimi figli di Salomone e la regina di Saba
Commento di Deborah Fait
A destra: ebrei etiopi in arrivo in Israele
Sono passati anni da quando i primi ebrei etiopi sono arrivati in Israele con l'operazione Mosè organizzata per evitare il massacro di 8000 "Falasha" ovvero "stranieri" come venivano chiamati dagli etiopi. Loro preferiscono essere definiti Beta Israele (Casa di Israele) visto il significato negativo che aveva la parola amarica Falashà. Ricordo l'emozione che aveva suscitato in tutti gli ebrei del mondo l'arrivo in Israele di quei fratelli frastornati, quasi incapaci di capire quello che stava succedendo. Non avevano mai visto un aereo perché in Etiopia vivevano in villaggi isolati, quasi nascosti per sfuggire alla morte quando, una notte, dopo essere stati raccolti in gran segreto a causa del pericolo delle autorità e soldati etiopici, a Gondar dall'Agenzia ebraica, sono stati fatti salire su un enorme "uccello di ferro" che all'interno era stato svuotato dei sedili e riempito di materassi dove poter riposare per lo stress accumulato. La commozione in Israele era talmente forte che quando i primi Beta Israel sono apparsi sulla scaletta dell'aereo all'aeroporto Ben Gurion, nessuno dei tanti presenti accorsi ad accoglierli è riuscito a trattenere le lacrime. Tutta Israele piangeva, io, che vivevo ancora in Italia, piangevo davanti al televisore e, come me, tanti altri. Loro, i Beta Israel, scendevano lentamente la scaletta dell'aereo per poi inginocchiarsi e baciare la terra che li aveva accolti, la loro Terra. Dopo la prima Operazione Mosè (1985) ne sono seguite altre, l'Operazione Ali di Colomba, L'0perazione Salomone, nel 1991, uno dei grandi miracoli di questo paese quando, nel giro di 36 ore, con voli non-stop di 34 aeromobili israeliani, furono portati in Israele altri 14.500 ebrei etiopici in pericolo di vita a causa della situazione dell’Etiopia dopo il collasso del governo di Menghistu. Anche questa volta gli aerei erano stati completamente svuotati dei sedili e riempiti di materassi, i nostri falashà erano quasi tutti malati e denutriti dopo mesi in cui erano stati costretti dal governo etiopico a restare isolati nei loro villaggi con pochissimo cibo e in continuo pericolo di vita. Equipe di medici israeliani erano presenti in ogni aereo per assisterli, nutrirli e curarli durante il viaggio.
L’Agenzia Ebraica e gruppi di cristiani evangelici hanno fatto negli anni un meraviglioso lavoro a Gondar, in Etiopia, dove sono raccolti gli ultimi Beta Israel in attesa di poter emigrare, hanno organizzato scuole, centri di salute, ospedali, corsi di ebraico, una preparazione che avrebbe consentito loro di integrarsi al meglio una volta in Israele. Quelli che li avevano preceduti vent’anni prima e che erano stati trasportati in Israele clandestinamente, avevano avuto più problemi per abituarsi al progresso, alla luce elettrica, per esempio. Per loro, abituati a vivere in tribù come in una sola famiglia, la solitudine delle città è stata devastante soprattutto per gli anziani mentre i giovani, con la scolarizzazione immediata e il servizio militare, si sono integrati subito e bene. Giorni fa sono arrivati in Israele altri 320 Falasha Mura, ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo durante il 19 e 20 secolo, che, secondo la Halachà, la legge ebraica, non potrebbero usufruire della legge del ritorno. Dopo molte discussioni con i partiti religiosi si è deciso di riportarli qui tutti perché a Gondar rischiano la vita dal momento che per gli etiopi sono considerati ebrei quindi da perseguitare e uccidere. Sono appena arrivati con l'operazione Roccia di Israele e altri 100 arriveranno nei prossimi giorni fino ad aver portato in Israele tutti i 2.000 che ancora sopravvivono in quelle zone inospitali dell'Etiopia, assistiti da volontari dell'Agenzia ebraica.
All'aeroporto erano ad accoglierli il ministro dell'Aliyah Pnina Tamano Shata, il primo Ministro Benjamin Netanyahu, Benny Ganz, futuro premier a rotazione, il direttore dell'Agenzia ebraica Isaac Herzog e altri dignitari. I nuovi arrivati verranno smistati in vari centri di accoglienza facendo attenzione a non separare i clan, i bambini verranno subito scolarizzati e in poco tempo parleranno l’ebraico con quella pronuncia dolce e meravigliosa tipica dei Falasha’. La storia degli ebrei, nei millenni, è una storia di morte e di fughe disperate nel tentativo spesso vano di salvarsi perché non sapevano proprio dove fuggire. La fondazione dello Stato di Israele risolse il problema, riuscì a trasformare la speranza in realtà e milioni di persone ritrovarono finalmente la loro patria dove vivere una vita normale, lontani dall’odio e dai pericoli...Lontano dall’odio e dai pericoli? Che dico mai? Questa sarebbe la Speranza, quella del nostro Inno Nazionale, purtroppo la realtà è diversa. Di odio siamo letteralmente circondati, Israele considerato un cancro, Israele condannato da tutti, Israele che deve difendersi come unica nazione minacciata di annientamento nell'indifferenza generale. Gli ebrei del mondo continuano a venire in Israele, dall’America, dal Canada, dall'Europa, dall'Africa, arrivano nonostante il Covid imperversi sul pianeta. La società israeliana è multicolore con una gioventù stupenda e coraggiosa. Netanyahu, davanti ai nuovi arrivati, ha detto " Questo è un momento in cui il dovere di una nazione di salvare vite ebraiche ci ricorda che siamo un unico popolo rimasto in esilio per duemila anni e oggi riunito. Questa è una scena meravigliosa di puro sionismo" Il miracolo è che 100.000 ebrei sono arrivati dal cielo, su grandi uccelli, vestiti di bianco, come all'epoca della Regina di Saba, da sperduti villaggi delle montagne etiopi, per camminare liberi e bellissimi per le strade di Israele.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale di Israele, unica e indivisibile"