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La Repubblica Rassegna Stampa
05.12.2020 5 testate nucleari per gli ayatollah
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 05 dicembre 2020
Pagina: 14
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «I piani degli ayatollah: '5 testate nucleari'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA, di oggi 05/12/2020, con il titolo "I piani degli ayatollah: '5 testate nucleari' " l'analisi di Sharon Nizza.

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Sharon Nizza

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Mohsen Fakhrizadeh

Da 30 anni il Mossad osservava Mohsen Fakhrizadeh, il capo del programma nucleare iraniano ucciso venerdì scorso in un agguato attribuito ai servizi israeliani. L’esistenza e alcuni contenuti del corposo “Dossier Fakhrizadeh”, stilato negli anni dall’intelligence israeliana, sono stati rivelati ieri da Ronen Bergman sul quotidiano Yediot Ahronot . Già nel 1993, “Callan”, nome in codice di un giovane agente israeliano — tanto promettente che oggi è il capo del Mossad, Yossi Cohen — arruolata una fonte interna al regime, riporta i primi contatti tra Fakhrizadeh e A. Q. Khan, il padre della bomba atomica pakistana.

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Dalle rivelazioni emerge che il dossier conteneva già parte dei documenti giunti nel 2018 in originale dopo il trafugamento ad opera del Mossad dell’archivio nucleare di Teheran, rafforzando quindi l’ipotesi di infiltrazioni ad altissimo livello nel regime. Uno dei documenti citati da Bergman risale al 2001 e riporta le note, scritte a mano da Fakhrizadeh, con cui approva un rapporto di Mohammad Nasiri in cui vengono dettagliate le tre fasi del progetto di sviluppo delle testate nucleari e l’adattamento ai missili Shahab-3.

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Gli ispettori Onu come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia: "Ehi! Forse stanno costruendo armi nucleari qui sotto!"

Nasiri, vicinissimo a Fakhrizadeh, era in realtà una spia arruolata dai tedeschi, il “Delfino”, come raccontato dal quotidiano Die Zeit l’anno scorso, che fu poi scoperto e giustiziato. Bergman rivela anche una registrazione audio che l’allora premier Olmert fece ascoltare a Bush nel 2008, in cui Fakhrizadeh parla esplicitamente del progetto nucleare a scopi militari, menzionando la richiesta fatta dalle autorità di «cinque testate nucleari» e lamentandosi della lentezza con cui l’operazione stava procedendo. La registrazione fu determinante per accelerare gli attacchi cyber nell’ambito dell’operazione “Giochi Olimpici”, tra cui il sabotaggio alla centrale di Natanz con il virus Stuxnet.

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