Riprendiamo dalla STAMPA - Torino di oggi, 04/12/2020, a pag. 41, con il titolo "I 19 medici israeliani entrano in servizio: 'Vogliamo salvare vite' ".
Dror Eydar, Ambasciatore di Israele in Italia
Primo giorno di servizio tra i reparti dell'ospedale di Verduno per la delegazione medica israeliana composta da 19 sanitari (7 medici e 12 infermieri) e da due accompagnatori provenienti dal Sheba Medical Center di Tel Aviv, il più grande ospedale di Israele recentemente valutato al nono posto tra i migliori al mondo. Il personale lavorerà presso il reparto Covid che attualmente ospita 177 pazienti, di cui 8 in terapia intensiva. «Siamo qui per rimboccarci le maniche e lavorare spalla a spalla con i colleghi italiani» ha confermato Elhanan Bar On, capo della delegazione medica israeliana. «Siamo diventati fratelli in una fase complicata come quella della pandemia e lo saremo anche dopo».
L
a delegazione di 25 medici israeliani in Piemonte
Parole di fratellanza anche da parte dell'ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, che ha accompagnato la delegazione a Verduno: «Il nostro personale sanitario si metterà all'opera per salvare vite umane in questa guerra contro il coronavirus, durante una seconda ondata che sembra peggiore della prima per numero di morti e di contagiati. Quando ho sentito le incredibili notizie provenienti dal Piemonte, ho subito pensato di offrire aiuto agli amici piemontesi e lo Sheba Medical Center si è messo immediatamente a disposizione». Israele è appena uscito dal secondo lockdown. «E noi siamo felici di tendervi una mano per affrontare questo sforzo insieme, in nome dell'amicizia che lega Israele e Italia», spiega l'ambasciatore. «Se riusciremo a curare anche un solo paziente, ne sarà valsa la pena». Solidarietà, internazionalità e amicizia sono le parole chiave sottolineate dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, accogliendo il team: «Questo è l'ospedale dedicato a Michele Ferrero, un uomo che alla sua levatura internazionale accompagnava una grande vocazione alla solidarietà. E la vostra presenza qui onora il nome della persona alla quale questo ospedale è dedicato».
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