Iran: recessione economica, disastro sanitario, repressione spietata dei dissidenti in patria e all'estero, terrorismo e corsa al nucleare. Ritratto di un regime Cronaca di Federica Zoja
Testata: Avvenire Data: 04 dicembre 2020 Pagina: 11 Autore: Federica Zoja Titolo: «Casi sopra il milione, Iran in ginocchio. Zarif: 'Colpa degli Stati Uniti'»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 04/12/2020, a pag.11 con il titolo "Casi sopra il milione, Iran in ginocchio. Zarif: 'Colpa degli Stati Uniti' " la cronaca di Federica Zoja.
A destra: Hassan Rohani
L'Iran - tra i Paesi più in difficoltà al mondo per l'emergenza santitaria - dovrebbe occuparsi dei problemi di casa propria, invece di fomentare guerre, scatenare terrorismo e mirare al nucleare. Ma le democrazie preferiscono tacere, Obama e la UE insegnano.
Ecco l'articolo:
Federica Zoja
L’Iran ha superato il milione di contagi da Covid-19. Le vittime della pandemia sono quasi 50mila, di cui 358 nelle ultime 24 ore, secondo il ministero della Salute iraniano. Dietro a queste cifre, una verità bruciante per il regime degli ayatollah: la nuova ondata epidemica, la terza, sta mettendo la Repubblica islamica con le spalle al muro. Ad oggi, nessuna delle 31 province sfugge all'emergenza. La nuova serrata delle attività economiche e dei servizi, iniziata il 21 novembre e sfumata fra zone rosse, arancioni e gialle come in Italia, è destinata a irrigidirsi ben oltre le previste due settimane. L'incremento dell'infezione (con 13mila positivi in media al giorno, fino a punte anche di 14.500 nell'ultima settimana) sta persuadendo la presidenza di Hassan Rohani della criticità del frangente. E stato lui stesso a prefigurare il prolungamento di alcune misure fino al capodanno iraniano, il 20 marzo, là dove necessario. Nelle zone rosse, risultano aperti solo istituti bancari e negozi di alimentari - con un terzo dei lavoratori in forze e tutti gli altri a casa - e naturalmente gli ospedali, in affanno. L'allarme è alto in almeno 150 centri urbani (300, secondo alcuni media regionali). La ripercussione sul consumo di idrocarburi, asse portante dell'economia iraniana, è e sarà impressionante. Con autoveicoli privati, aziendali e pubblici al palo, e interi settori fermi, la flebile ripresa su cui Teheran sperava, affidandosi al consumo interno di benzina e carburanti industriali cresciuto significativamente in agosto, è già svanita. Un piano di aiuti finanziari per le famiglie particolarmente in difficoltà interesserà 10 milioni di nuclei (su 82 milioni di cittadini), ai quali però sarà chiesto di restituire il prestito nell'arco dei 30 mesi successivi. Le autorità, incapaci di contenere la crisi, puntano il dito contro Washington: «Non abbiamo potuto imporre un lockdown totale perché richiede molte risorse - ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, nella cornice dei Med Dialogues 2020 -: e noi soffriamo per le sanzioni americane (ripristinate dalla Casa Bianca a metà 2018, quando gli Stati Uniti hanno abbandonato l'Accordo sul nucleare iraniano) e per la guerra economica Usa». «Ci impediscono di usare i nostri soldi per pagare Covax (il programma per la distribuzione dei vaccini nei Paesi poveri): è un crimine contro l'umanità dell’Amministrazione Trump nei suoi ultimi giorni».
Teheran punta su Joe Biden per la sospensione delle restrizioni imposte da Trump: il presidente eletto ha già rilasciato dichiarazioni incoraggianti in tal senso. Ma Zarif si è mostrato inflessibile sull'intesa nucleare firmata nel 2015: «Non si rinegozia, è nata dopo due anni di trattative». Pur mostrando aperture sullo scambio di prigionieri. «Ci sono tanti iraniani detenuti ingiustamente in Europa, negli Usa e in Africa. E nostro interesse che queste persone tornino dalle loro famiglie», ha detto Zarif. Il riferimento, neanche troppo velato, è al processo contro l'ex diplomatico iraniano Assadolah Assadi, apertosi questa settimana in Belgio: l'uomo è accusato di aver orchestrato un attentato contro dissidenti iraniani a Parigi, nel 2018. Attacco poi fallito.
Lo scambio potrebbe avvenire con il professor Ahmadreza Djalali, a un passo dalla morte a Teheran. Per lui la diplomazia internazionale si sta esponendo con impegno. Nonostante la situazione complessiva del Paese sia obiettivamente preoccupante, l'Iran non rinuncia ad affilare le armi contro Israele. Soprattutto dopo che fonti dell'intelligence israeliana - non confermate da Gerusalemme - hanno dichiarato al quotidiano New York Times che l'omicidio dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh è da attribuire al Mossad. Solo pochi giorni dopo, un'altra morte eccellente, quella del comandante dei Padaran Moslem Shahdan. Nel giugno del 2021, salvo rinvii del voto, gli iraniani dovranno scegliere il successore del presidente Rohani, destinato a uscire di scena in modo inglorioso. Recessione economica, impasse sanitaria, repressione spietata dei dissidenti in patria e all'estero, isolamento politico internazionale saranno le medaglie che potrà appuntarsi sul petto.
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