Da Donald Trump a Joe Biden: cambierà la politica americana verso l'Iran?
La nuova amministrazione non è ancora operativa ma tutti hanno capito che siamo alla resa dei conti: l'era Trump sta volgendo al termine. Certo, molto può ancora succedere nelle prossime settimane. Trump ha dimostrato di essere imprevedibile. Sta meditando un ultimo atto alla Sansone? L’innesco di un attacco su larga scala agli impianti nucleari iraniani? Un'azione del genere vanificherebbe l'intenzione del suo successore, che aveva fatto sapere durante la propria campagna elettorale, di voler avviare negoziati con Teheran in preparazione all’adesione al JCPOA, l'accordo nucleare del 2015, da cui Trump era uscito. Improbabile, senza dubbio, ma questa eventualità rafforza l'atmosfera di incertezza che regna in Medio Oriente. Tutto quello che sappiamo per il momento sulla nuova squadra che si sta costituendo, è che la questione palestinese sta tornando in primo piano. Tanto per cominciare ripristino dell'assistenza finanziaria all'Autorità Palestinese e riapertura della rappresentanza dell'OLP a Washington; l'ala sinistra del Partito Democratico sta spingendo per una linea più rigida nei confronti di Israele. In altri termini, è la fine de “l’Affare del secolo” annunciato con tanto clamore lo scorso gennaio? Che dire allora degli “Accordi di Abramo”, questo spettacolare successo delle politiche del Presidente Trump? Era riuscito a convincere degli Stati, come gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein, a normalizzare le loro relazioni con Israele, accantonando la precondizione per la soluzione del problema palestinese. Gli accordi furono generalmente ben accolti dalle popolazioni di quegli Stati che non avevano mai fatto la guerra a Israele e che non provavano alcuna particolare animosità verso il popolo ebraico. Bisogna vedere con che rapidità sono stati stabiliti dei contatti, e sono stati conclusi dei contratti. La normalizzazione è diventata una realtà sul campo, con lo scambio di dozzine di delegazioni e l'istituzione di collegamenti aerei, per non parlare dei prodotti israeliani etichettati come tali apertamente in vendita nei supermercati degli Emirati Arabi Uniti, mentre hotel e ristoranti offrono ora un’opzione di menu kasher ai loro ospiti. L'Arabia Saudita, che aveva incoraggiato i suoi vicini a fare il grande passo e aveva aperto il suo spazio aereo agli apparecchi israeliani, sembrava pronta a sua volta a normalizzare dei legami tenuti a lungo nascosti.
Mohsen Fakhrizadeh
La sconfitta di Trump e l'elezione di Joe Biden hanno provocato l'interruzione del gioco. Il principe ereditario saudita che aveva spinto per la normalizzazione, sta ricalcolando le sue equazioni: sa che il team di Trump aveva corrisposto ai suoi sforzi per convincere le monarchie del Golfo in cambio di solide compensazioni, soprattutto sotto forma di vendita di attrezzature militari avanzate, inclusi quei famigerati F-35 che hanno fatto corrugare la fronte agli agenti dell’intelligence israeliana. Compensazioni che l'amministrazione Trump non è più in grado di fornire all'Arabia Saudita. Il team di Biden prenderà il testimone? Niente è meno sicuro. Così il panico si è scatenato attraverso il Golfo: coloro che si erano rallegrati, facendo attenzione a non darlo a vedere, dell'eliminazione di Mohsen Fakhrizadeh, considerato il padre del programma nucleare iraniano a fini militari che li spaventa tutti, eccoli qui che stanno miseramente rientrando nei loro ranghi, uno dopo l'altro. Dopo alcuni giorni di esitazione, il Bahrain è stato il primo a condannare l'attentato, seguito poche ore dopo dagli Emirati. Quanto tempo riuscirà a resistere l'Arabia Saudita prima di inchinarsi a sua volta? O capirà che Israele rimane l'unico sostegno su cui può contare e ne trarrà le conseguenze?
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".