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Il Foglio Rassegna Stampa
01.12.2020 Iran criminale: la condanna a morte del ricercatore Ahmad Djalali, Europa vergognati!
Accusato di essere 'spia' di Israele

Testata: Il Foglio
Data: 01 dicembre 2020
Pagina: 1
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Ricercatori e scienziati a rischio in Iran. Contro l'esecuzione 'imminente' di Ahmad Djalali»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/12/2020, a pag.I, l'articolo "Ricercatori e scienziati a rischio in Iran. Contro l'esecuzione 'imminente' di Ahmad Djalali".

Ahmadreza Djalali, si avvicina la pena di morte per il ricercatore novarese  detenuto in Iran
Ahmadreza Djalali

Milano. Ahmad Djalali è stato condannato a morte in Iran nell'ottobre del 2017 per aver "seminato corruzione sulla terra", c'è scritto nella sentenza: l'accusa era di spionaggio a favore di Israele. Il 24 novembre scorso, Amnesty International ha fatto sapere: "Siamo orripilati dalla notizia che le autorità iraniane hanno dato ordine di trasferire Ahmadreza Djalali in isolamento e di eseguire la condanna a morte non oltre una settimana da oggi". La fonte della notizia è la moglie di Jalali. Jalali. 49 anni. è uno scienziato che si occupa di medicina delle catastrofi. è iraniano naturalizzato svedese, ha svolto le sue ricerche in Svezia, in Belgio e anche al Crimedim di Novara, ha pubblicato molte analisi sui livelli di preparazione delle strutture ospedaliere europee in caso di catastrofi. E' stato arrestato nel 2016 mentre partecipava a un seminario all'Università di Teheran (che lo aveva invitato), dopo due settimane di detenzione senza poter dare notizie è stato accusato di spionaggio per conto di Israele, costretto- con torture e minacce-a confessare in filmati che sono stati trasmessi in tv e infine condannato a morte.

L'esecuzione di Djalali potrebbe essere imminente: il ricatto di Teheran  nel silenzio dell'Ue e dell'Italia - Atlantico Quotidiano, Atlantico  Quotidiano
Una manifestazione di sostegno a Djalali

Lui ha detto di essere stato punito perché si era rifiutato di fare la spia per conto dell'Iran in Europa. Le sue condizioni di salute sono peggiorate durante la detenzione a Evin ed è dal 2018 che le Nazioni unite, il Parlamento europeo, gli istituti scientifici per cui Djalali ha lavorato, molte associazioni per i diritti umani e anche 121 premi Nobel si battono perché venga prima curato e poi liberato. Molte organizzazioni, non da oggi, consigliano a scienziati e ricercatori di non andare in Iran perché potrebbero essere catturati e utilizzati negli scambi di prigionieri. E' accaduto qualche giorno fa: Kylie Moore-Gilbert, ricercatrice anglo-australiana di 33 anni, è stata liberata in cambio di tre cittadini iraniani detenuti in Thailandia: erano accusati di aver partecipato a un tentato attacco contro obiettivi israeliani a Bangkok. Nelle ultime ore, gli appelli e le richieste a Teheran sono aumentati: molti temono che il regime iraniano voglia utilizzare l'esecuzione di Djalali come la vendetta per l'uccisione dello scienziato-padre della bomba atomica iraniana. Mohsen Fakhrizadeh.

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