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La Repubblica Rassegna Stampa
01.12.2020 Eliminato generale iraniano dei pasdaran: che ci faceva in Siria?
L'Europa fa finta di non saperlo. Cronaca di Vincenzo Nigro

Testata: La Repubblica
Data: 01 dicembre 2020
Pagina: 19
Autore: Vincenzo Nigro
Titolo: «Drone uccide un capo pasdaran. Il nuovo agguato che scuote l’Iran»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/12/2020, a pag.19, con il titolo "Drone uccide un capo pasdaran. Il nuovo agguato che scuote l’Iran", la cronaca di Vincenzo Nigro.

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Vincenzo Nigro

Iran's Islamic Revolutionary Guards Corps prime canine Muslim Shahdan  killed by drone at Iraqi-Syrian border - Flowing News
Pasdaran iraniani

Poche ore di pausa, il tempo di seppellire l’ultimo "martire" nella guerra dell’Iran con Stati Uniti e Israele. E subito il vertice iraniano si è rimesso in moto per capire come rispondere, come vendicare l’eliminazione dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh. Non c’è tregua, non c’è interruzione in questa guerra per ora a bassa intensità fra Iran da una parte e Usa/Israele dall’altra. Lo conferma la notizia arrivata nel primo pomeriggio: un comandane dei pasdaran, le Guardie della rivoluzione islamica, è stato ucciso in Siria, mentre attraversava il confine con l’Iraq. Il generale Muslim Shahdan viaggiava su un Suv colpito dal missile di un drone. Una modalità che ricorda drammaticamente l’eliminazione del generale Qassem Suleiman il 3 gennaio a Bagdad, il primo episodio di questo anno orribile nello scontro Iran-Usa. Ieri il funerale di Stato per il professore Fakhrizadeh è stata l’occasione per nuovi discorsi, nuovi messaggi lanciati ai "nemici", gli Usa e soprattutto Israele. Un capo militare molto serio e rispettato come l’ammiraglio Alì Shamkhani, coordinatore del Consiglio supremo di Difesa, ha dato una serie di informazioni che non fanno chiarezza definitiva sulla dinamica dell’attentato di venerdì, ma offrono qualche spunto per capire invece come si sta muovendo il governo iraniano in queste ore confuse. Shamkhani dice innanzitutto che «alcune armi ritrovate sono prodotte in Israele, perché hanno il logo e le caratteristiche dell’industria militare israeliana ». A confermare che l’attentato sarebbe stato messo a segno dal Mossad, come tutti ritengono ormai certo. Shamkhani prosegue: "«Sapevamo che era stato minacciato di morte e veniva seguito». La sua uccisione, quindi, è stata messa a segno con una «operazione complessa, con stile e metodo completamente nuovi, gestita certamente dal Mossad e dai Mujaheddin del popolo», il gruppo politico armato dell’opposizione iraniana considerato un gruppo terrorista da Teheran (i mujaheddin negano di aver avuto un ruolo). L’ammiraglio sostiene che l’uccisione di Fakhrizadeh è stata compiuta «usando equipaggiamenti elettronici» e nessun assalitore «era presente». Ma ancora non è chiaro se sia stata adoperata una mitragliatrice a controllo remoto. Se Shamkhani parla apertamente di Israele, di sua responsabilità, se cita perfino il marchio di fabbrica delle armi israeliane, il senso è uno soltanto: saremo costretti a una ritorsione, a una vendetta. Israele ha ben chiaro il messaggio, e si prepara. Il premier Benjamin Netanyahu e i suoi ministri non dicono una parola per mettere in relazione l’attentato con le loro decisioni, ma il primo ministro sottolinea che secondo lui l’uccisione è stata «utile all’intera regione e al mondo ». Nel Parlamento di Teheran gli ultraconservatori sono arrivati ad accusare il governo riformista di Rouhani di «spionaggio» per aver autorizzato «ispezioni sospette» dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, minacciando di «processare » il presidente a fine mandato, tra pochi mesi. Anche all’interno dell’Iran lo scontro è molto pesante.

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