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Libero Rassegna Stampa
24.08.2002 i consigli di papà Arafat


Testata: Libero
Data: 24 agosto 2002
Pagina: 1
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «I consigli di papà Arafat ai bambini palestinesi»
Caro Direttore,


avrai notato anche tu che da un po'di tempo su Arafat è calato uno strano silenzio. Strano,perchè il nostro gode della quasi unanime simpatia dei media italiani, che in tutti questi anni non hanno perso occasione per presentarlo nella luce più artificiale possibile,ma proprio per questo sempre benigna e favorevole.D'accordo, la scena è stata occupata da altri palestinesi,meno presentabili ma sempre figure pubbliche di grande richiamo. Abu Abbas che si"suicida" in Iraq con tre (tre!) colpi di pistola è una notizia da prima pagina. Non è da meno il processo a Barghouti, altro capo terrorista, che,essendo finito in una prigione israeliana anzichè irakena, ha potuto risparmiarsi il "suicidio" in attesa del processo.


Tutto vero. Come è vero che per Bush il rais con la keffia non è più un interlocutore. Ma di questo all'Europa importa poco. L'icona Arafat troneggia per nulla scalfita nelle agende della politica europea.


Arafat è evidentemente solo un po'meno presentabile, visto il discredito che gli è calato addosso. Un aspetto secondario, secondo gli standard europei ed i media nazionali.


Si limitano a parlarne di meno, ecco tutto. Ma noi che lo seguiamo attentamente,non vogliamo privare i lettori di Libero delle sue gesta. Come questa,che ci arriva dal sito internet Palestinian Media Watch (www.pmw.org.il), una vera miniera di notizie sul mondo palestinese, tratte dalla stessa stampa araba, in genere trascurate dai nostri "esperti" di cose palestinesi, che pure avrebbero tutte le possibilità per sapere quel che accade.


Domenica scorsa, durante una trasmissione televisiva, Arafat ha incitato i bambini palestinesi ad diventare "shahid",martiri nel nome di Allah. L'auditorium che lo ospitava era pieno di bambini, ai quali Arafat si è rivolto chiamandoli "colleghi,amici,fratelli e sorelle di Faris Ouda",un quattordicenne morto in un conflitto a fuoco, diventato il simbolo della nuova Intifada. "Uno di voi",disse ai presenti,"farà sventolare la bandiera palestinese su Gerusalemme,sulle sue moschee,sulle sue chiese". Milioni di Shahid marceranno su Gerusalemme, fu la risposta in coro dei presenti.


L'uso politico e strumentale dei bambini è stato poi ribadito da Arafat,quando rispondendo ad una giornalista, ha affermato " Morire da Shahid,morire in nome di Allah,siamo orgogliosi dei nostri giovani martiri".


Non male, caro Direttore, per un capo che ostinatamente ci viene ancora presentato come il "legale rappresentante del popolo palestinese", uno che sembra non sappia "proferire altro che parole di pace".


La verità è che i panni sporchi Arafat può tranquillamente lavarseli a Ramallah,senza che quasi nessuno si senta autorizzato ad andare a vedere che succede. Cosa che avviene regolarmente con il "cattivo" Sharon, seguito,pedinato,analizzato in ogni sua azione o parola. L'osso Sharon non lo molla facilmente nessun inviato,dal computer affilato come un bisturi,pronto a cogliere il governo israeliano con le mani in qualche sacco. Che poi i risultati siano diversi dalle aspettative, poco importa. Ciò che conta è aver presentato Arafat in un modo e Sharon in un altro. Il primo nella solita luce compassionevole, il secondo come il solito carro armato. Se Arafat incita i bambini palestinesi a suicidarsi la notizia non è degna di essere riferita.





Angelo Pezzana



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