Israele, dove i diritti civili sono eguali per tutti, gay compresi Commento di Fiammetta Martegani
Testata: Avvenire Data: 29 novembre 2020 Pagina: 7 Autore: Fiammetta Martegani Titolo: «Israele, porto franco per le coppie»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 29/11/2020, a pag.7 con il titolo "Israele, porto franco per le coppie" la cronaca di Fiammetta Martegani.
L'attenzione di Fiammetta Martegani è sempre meritevole, vista la tradizione del quotidiano cattolico, ma il titolo è riduttivo, perché definisce Israele "porto franco per le coppie" invece di focalizzare l'attenzione su ciò che più conta, cioè i diritti, che sono estesi a tutti. Martegani merita comunque un elogio, i media si guardano bene dal descrivere il rispetto dei diritti civili che caratterizza Israele, non sia mai!
Ecco l'articolo:
Fiammetta Martegani
In questo tempo di pandemia i grandi appuntamenti internazionali hanno trovato una loro nuova formula attraverso le piattaforme online. E così anche per la conferenza "Mhb" (Men Having Babies, Uomini che hanno bambini), che punta a informare coppie omosessuali sulle diverse opzioni possibili per avere figli con la gravidanza surrogata. Normalmente si svolge a Tel Aviv, ma quest'anno, il 2 e il 3 dicembre, sarà per la prima volta interamente online. Il che ha determinato un sensibile aumento dei partecipanti (sono arrivate iscrizioni da tutto il mondo), tra i quali anche molti eterosessuali. All'evento prenderanno parte medici specializzati nel campo della fertilità, legali e consulenti. C'è anche una sezione dedicata all'aspetto finanziario: il percorso, che dura in media 18 mesi, è molto oneroso e tante coppie devono accedere a prestiti bancari per affrontare tutte le spese, dall'individuazione della struttura clinica alla scelta della madre surrogata, fino alle pratiche necessarie per il rientro in patria. Il fenomeno è peculiare in Israele, uno dei Paesi con il più alto tasso di ricorso alla gravidanza eterologa nel mondo, specie tra coppie gay. Per capirlo bisogna partire dal presupposto che, nonostante nel Paese sia vietata la monetizzazione e la strumentalizzazione del corpo umano, lo Stato si dimostra molto elastico (anche dal punto di vista della burocrazia) quando si tratta di accogliere e riconoscere lo status e la nazionalità di nuovi cittadini israeliani. Questo sguardo particolare - anche nei confronti delle gravidanze surrogate - ha radici culturali specifiche. Da un lato, per l'ebraismo il valore della famiglia in generale, e specialmente dei bambini in quanto garanti della trasmissione alle generazioni successive dell'appartenenza, è tale per cui ogni nuovo ebreo viene accolto senza riserve dall'intero sistema: e questo a livello sociale, politico (ha recentemente avuto un figlio facendo ricorso alla maternità surrogata il ministro della Giustizia Amir Ohana, gay, appartenente al partito del Likud di Benjamin Netanyahu), ma anche religioso (soprattutto in un Paese fondato sull'identità ebraica come Israele). La sopravvivenza stessa dello Stato dipende fortemente dalla crescita demografica, soprattutto dalla percentuale di cittadini ebrei rispetto ai musulmani. In sostanza, come previsto dalla Legge del Ritorno (implementata in seguito allo sterminio del popolo ebraico durante la seconda Guerra mondiale) ogni nuovo cittadino ebreo è sempre ben accetto, a prescindere da dove (e come) sia nato. Resta il fatto che trovare una struttura adatta per procedere alla pratica della maternità surrogata, e in modo completamente legale, non è così semplice. Da qui l'idea di predispone una conferenza come quella che si terrà nei prossimi giorni. Le mete "classiche" fino a qualche tempo fa - India, Nepal e Messico - non sono più raggiungibili perché questi Paesi sono riusciti a interrompere o almeno a contenere per legge il deprecabile fenomeno dello sfruttamento del corpo delle donne. In Georgia e Ucraina possono accedere alla surrogata solo le coppie straniere eterosessuali. Per cui, al momento, gli unici Paesi verso i quali si parte da Israele sono Canada e Stati Uniti. In particolare le coppie, etero o gay, vanno in California e Oregon, Stati che promettono di garantire il massimo delle cure e delle garanzie. Anche per questo i costi in Nord America non hanno nulla a che vedere con quelli dei Paesi in via di sviluppo. In Oregon, per esempio, la pratica si aggira intorno ai 100mila dollari per un figlio e 140mila per una coppia di gemelli.
Per inviare a Avvenire la propria opinione, telefonare: 02/6780510, oppure cliccare sulla e-mail sottostante