Il dado è tratto. L'America sta per cambiare rotta. Al momento non sappiamo nient’altro, il che non impedisce ai commentatori di affermare le loro verità e ai politici di inviare le loro raccomandazioni, anzi le loro richieste o addirittura di lanciare avvertimenti. Le grandi cancellerie, che sembrano vivere in un universo parallelo, non nascondono, nonostante il loro linguaggio diplomatico, la speranza di vedere il Presidente Biden ripristinare l'accordo nucleare con l'Iran, negoziato da Barack Obama, di cui all'epoca lui era il vice presidente. Un provvedimento che convincerebbe i Paesi del Golfo e chi penserebbe di imitarli, a rientrare nei ranghi accettando l'egemonia degli Ayatollah. Il corollario sarebbe ovviamente l'abbandono del riavvicinamento con Israele e il ripristino del dogma della preminenza del problema palestinese che è stato, per così tanto tempo, la pietra miliare della politica dell'Unione europea. Infatti, Abu Mazen, che continua anche lui a vivere in un universo parallelo, si aspetta che la nuova amministrazione revochi il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele e riporti l'ambasciata a Tel Aviv. Si è soltanto dimenticato di un particolare: che Joe Biden, allora senatore, aveva votato per questo trasferimento. Teheran, che si rallegra apertamente per la sconfitta di Trump, saluta l'avvento di una nuova era e la fine delle sanzioni, e lancia minacce velate ai suoi vicini del Golfo. Le milizie Houthi ai suoi ordini hanno appena inviato missili alle installazioni petrolifere in Arabia Saudita, loro nemico giurato. Un regno intrappolato tra due universi paralleli. Guardiano della Mecca e di Medina, le due città sante dell'Islam sunnita. Detentore di un Islam puro e duro.
L'ayatollah Khomeini
Sostegno per tradizione alla causa palestinese, come ripete il vecchio monarca. Eppure è stato sotto la guida e con l'incoraggiamento del principe ereditario Mohammed Ben Salman che gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto il grande passo e hanno normalizzato le proprie relazioni con Israele, seguiti dal Bahrein e che il Sudan si appresta a fare. Il principe ha persino autorizzato gli aerei israeliani a sorvolare il suo territorio. E ha appena incontrato da lui, in Arabia Saudita, il Primo Ministro israeliano che è venuto con il Segretario di Stato americano. Un incontro smentito con una tale rapidità che valeva da conferma. A proposito, Abu Mazen, che non perde occasione di parlare prima di pensare, si è affrettato ad accusare il principe di aver incontrato “il nemico”. Non ha ancora capito che tutti in Arabia Saudita ricordano il sostegno dato dal Presidente Obama al Movimento dei Fratelli Musulmani, un movimento bandito in Arabia Saudita. L'America aveva sospeso i suoi aiuti all'Egitto e al suo nuovo Presidente, Al Sisi, “colpevole” di aver rovesciato il Presidente Morsi, l'uomo dei Fratelli Musulmani. Il che spiega perché l'Alto Consiglio saudita dei Saggi abbia appena lanciato una violenta diatriba che mette in guardia contro ogni contatto con i Fratelli Musulmani, “un gruppo che si è scostato dalla retta via dell'Islam” e che “provoca polemiche nel mondo arabo e musulmano e utilizza metodi di violenza e terrorismo ” . Questo ammonimento sottilmente velato a colui che era stato vice presidente di Obama, è stato dato solo previa autorizzazione delle autorità. Ultimo punto, ma non meno importante, Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Sudan hanno appena partecipato a un'esercitazione militare su larga scala. Insomma è il Medio Oriente intero che è in attesa.
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".