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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Libero Rassegna Stampa
22.08.2002 Le due facce di Barghouti


Testata: Libero
Data: 22 agosto 2002
Pagina: 15
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Le due facce di Barghouti, il sanguinario terrorista che la stampa italiana santifica»
Marwan Barghouti, oggi sotto processo in Israele per terrorismo, inizia la sua carriera tra i fedeli di Arafat a Tunisi, dopo la disfatta dell'OLP a Beirut ad opera di Ariel Sharon. Le sue idee le esprime chiaramente quando, finito l'esilio di Tunisi, l'esercito del rais ritorna in Cisgiordania. Malgrado i tempi segnalino già l'avvio degli accordi di pace, la prima dichiarazione di Barghouti, appena rientrato a casa, non lascia dubbi sulle sue intenzioni future.
"L'obiettivo è distruggere l'entità sionista. Creeremo una Palestina araba e socialista"
Dichiara ai giornali.Pochi concetti, ma chiari, che non lasciano dubbi sulla volontà di Barghouti di cancellare dalla carta geografica Israele.Oggi, dopo la cattura a Ramallah il 15 aprile, è comparso di fronte ai giudici israeliani per rispondere dell'accusa di essere il responsabile della morte di centinaia di innocenti assassinati in decine di attentati compiuti dalle organizzazioni terroristiche palestinesi Tanzim,brigate Al Aqsa, tutte direttamente riconducibili a lui come mente organizzativa e ad Arafat come diretto responsabile.La prima udienza dell'altro giorno,come avviene anche da noi, è stata una presa d'atto e niente di più.Marghouti,la cui sorte era stata seguita con trepidazione dalla nostra informazione "indipendente", è apparso più baldanzoso che mai.
"Ho visto mio padre in TV. E sono stato contento,mi sembra in ottima forma"
Ha dichiarato il figlio 17enne Kassam al Corriere. Per essere stato detenuto nelle "terribili" prigioni israeliane, il trattamento non deve essere stato poi così duro. Se pensiamo che dalle stesse carceri è transitato lo sceicco paraplegico e capo spirituale di Hamas Yassin, ricevendo tutte le cure necessarie, possiamo farci un'idea del concetto di detenzione in uno stato democratico quale è Israele.Ma torniamo a Barghouti, al quale le "brutali forze di polizia con la stella di Davide" - come solitamente una certa stampa descrive le forze di difesa israeliane- hanno permesso di dire a fare tutto quelo che gli è passato per la mente. Persino di spacciarsi per un "combattente per la pace". Ha potuto parlare in arabo,ebraico e inglese, per essere sicuro che nessuna delle sue esternazioni sfuggisse ai giornalisti presenti. E'stato salutato dai suoi avvocati e anche da simpatizzanti della super sinistra israeliana, anche questa una prova,se mai ve ne fosse bisogno, per capire quanto democratica è la società israeliana, dove è lecito persino solidarizzare con chi massacra i tuoi simili.Insomma, tutto l'opposto di quanto avviene dalle parti del signor Barghouti e del suo degno compare Arafat, dove le sentenze vengono emesse privatamente e le condanne a morte eseguite senza processi e tribunali.Ma ai nostri grandi giornali questi aspetti paiono secondari. Quel che ha più colpito i corrispondenti e gli inviati è stata la "determinazione" di Barghouti, la sua "forza, il "coraggio", persino le frasi in ebraico (lingua che molti arabi capiscono e parlano anche se non l'hanno appresa in un carcere israeliano) sono sembrate, più che il risultato di una attenta regia, una qualità in possesso di un leader carismatico.Barghouti non è un imputato accusato di avere le mani lorde di sangue innocente, ma una figura della statura di Napoleone, una specie di Robin Hood al quale si augura di riuscire a sfuggire un triste destino per continuare a combattere per i diritti della sua gente.Non citeremo nomi e cognomi di corrispondenti e inviati nel timore di saltarne qualcuno. Ma la cifra comune è quella, una qualche simpatia pur nella convinzione che il nostro non è capitato lì per caso. Ma che, tutto sommato, se ha fatto quel che ha fatto qualche ragione deve pur averla avuta. Che è il ragionamento alla base ogni forma di pregiudizio contro Israele quando si viene informati prima della "rappresaglia di Sharon" e poi del fatto che l'ha provocata. Come dire, agli israeliani sta proprio bene dopo quello che fanno. Che lo facciano per difendersi dal terrorismo meglio lasciar perdere.Il 5 settembre inizieranno le udienze ufficiali. Prepariamoci alla beatificazione di Marwan Barghouti.
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