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La Stampa Rassegna Stampa
23.11.2020 Continua la scoperta dell'acqua calda da parte di Abraham B. Yehoshua
Ci auguriamo un suo ritorno alla narrativa

Testata: La Stampa
Data: 23 novembre 2020
Pagina: 1
Autore: Abraham B. Yehoshua
Titolo: «Israele, i miti non sono più sufficienti per plasmare la futura identità nazionale»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/11/2020, a pag. 1 con il titolo "Israele, i miti non sono più sufficienti per plasmare la futura identità nazionale" il commento di Abraham B. Yehoshua.

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Abraham B. Yehoshua

Nel corso della storia, il popolo ebraico ha costruito la sua identità nazionale principalmente sui miti, non sulla consapevolezza e il contatto con la storia reale: è giunto il momento di affrontare questo problema. La questione è se Israele (e qui distinguo tra ebrei nella diaspora ed ebrei in Israele) si non si trovi di fronte a un bivio: plasmare la sua futura identità nazionale o sul modello europeo, che si basa essenzialmente sulla consapevolezza della continuità storica dello spazio-tempo, o sul modello americano. Un modello costruito essenzialmente sulla creazione e l'educazione dell'identità nazionale secondo vecchi e nuovi miti. Forse esagero nella contrapposizione tra modelli di identità americani o canadesi e corrispettivi europei e asiatici (come il giapponese e il cinese), ma sembra che, per quanto riguarda il modello israeliano dell'identità, sia opportuna un'analisi chiarificatrice in funzione non del passato bensì del futuro. Cos'è il mito? Qual è il significato di questo concetto, tanto sfuggente quanto vitale? Roland Barthes, lo studioso e semiologo, parla di mito e mitologia nel senso di accettazione del mondo come vorrebbe essere e non come è. La parola «mito» deriva dal greco mythos, nel senso di una condizione fattualmente vera, come negli scritti di Ma così sono rimasti pietrificati in una visione che ha impedito di percepire pericoli Omero.

Chi è ebreo? - Wikiwand

Il sostantivo denota grande autorità e il verbo indica narrazione della verità. Stando all'enciclopedia, il mito greco è un tentativo di spiegare il rapporto tra razionalità e verità filosofica, moralità e credenze religiose; un tentativo prescientifico di interpretare un certo fenomeno reale o immaginato attraverso i rapporti degli dei tra loro e con gli esseri umani. O, per dirla in modo più conciso, mito umano—verità umana e non verità stessa. La prima cosa che salta all'occhio in queste definizioni è la combinazione effettiva di due poli. Da un lato, quello della verità suprema che, con grande e imponderabile potenza, integra elementi che non possono fondersi tra loro, e dall'altro il polo della menzogna, o dell'immaginazione soggettiva, che cerca di dare significato e verità a cose la cui esistenza non può essere dimostrata di fatto o storicamente. «Non è la verità, non è un dato, è solo un mito», sentiamo noi stessi protestare contro le bugie e i fatti sbagliati che hanno acquisito uno status indebito. Da qui la voglia della gente di far esplodere i miti, nella convinzione che così facendo servono la verità liberando l'aria dalle menzogne. Il mito è una super-storia che aleggia sopra la storia ancorata nel tempo e nel luogo: cerca di esprimere e attualizzare una verità più profonda, generale e senza tempo che, tuttavia, ha una rilevanza effettiva molto più grande di un fatto storico che viene invalidato quando «termina la sua durata vitale». Il mito è costante nel tempo e può essere condiviso da persone diverse in luoghi diversi. La storia della crocifissione e del ritorno alla vita di Gesù non è un fatto storico avvenuto nel 30 d.C., è un mito che miliardi di persone credono reale e vero tanto quanto ciò che leggono sui giornali. Il Sacrificio di Isacco è una storia mitologica di tale intensità che ha pervaso la coscienza nazionale e religiosa identitaria dell'ebraismo per migliaia di anni. Non ha alcun senso localizzarlo in un tempo o luogo storico definito. La sua forza è ancora presente per gli ebrei che vivono a migliaia di chilometri dalla collina di Gerusalemme dove è accaduto. Un fatto storico particolarmente significativo e potente può essere ingigantito nel corso del tempo fino a farlo diventare un mito. L'Olocausto, per esempio, non è solo un evento storico che si è verificato in un certo luogo e in un tempo specifico, ma sta già assumendo fattezze di mito. I suicidi collettivi degli ebrei che si rifiutano di convertirsi durante le Crociate alla fine dell'XI secolo si sono già separati dal loro tempo storico, dal luogo e dalle circostanze e sono diventati un esempio mitologico. Per oltre duemila anni nella diaspora, gli ebrei costruirono la loro identità principalmente sulla loro coscienza mitologica, non storica.

Ció è dovuto principalmente al semplice fatto che la religione è stata la componente fondamentale della loro identità per tanti anni e le identità religiose sono caratterizzate principalmente da elementi mitologici e non storici. La base per una vita comunitaria nazionale impegnata in un territorio definito con la propria lingua non era per loro reale. [...] Gli ebrei erravano da un luogo all'altro e, anche quando vivevano stabilmente per secoli in un luogo, come la Polonia, lo consideravano temporaneo: una sorta di residenza transitoria in attesa di poter tornare alla loro vera casa, in Terra di Israele. Non erano interessati a documentare e registrare il loro stile di vita, o a documentare e indagare il rapporto tra loro e i non ebrei trai quali vivevano, il luogo e il tempo erano irrilevanti, perché il Messia sarebbe venuto presto e li avrebbe portati alla loro patria originale, il vero luogo a cui appartenevano. Il tempo stesso sarebbe poi cambiato nella Terra d'Israele, sarebbe diventato il tempo divino, il tempo della redenzione. Avrebbe completamente alterato il loro stile di vita, che per il momento era in balia della accondiscendenza delle nazioni che li circondavano. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della coscienza mitologica? L'apparente vantaggio certo era che gli ebrei potevano disperdersi in tutto il mondo, tra varie nazioni e civiltà, e mantenere ancora il nucleo della loro identità senza essere troppo dipendenti da condizioni e circostanze storiche locali. Nonostante le grandi differenze nello stile di vita delle diverse comunità, gli ebrei potevano mantenere la propria unità attraverso la fede negli stessi miti, di solito religiosi, anche se questi miti si sono evoluti nel tempo per includere altri contenuti genericamente spirituali. Inoltre, il mito della redenzione messianica è stato fonte di speranza in tempi difficili di persecuzione. Tuttavia, gli svantaggi della coscienza mitologica sono di gran lunga superiori ai vantaggi. In primo luogo, pochi possono conservare la propria identità per un periodo prolungato attraverso una coscienza mitologica recisa da un vero e proprio legame con la patria reale e da un contesto di coinvolgimento collettivo. Così, nel corso di lunghi anni di esilio molti ebrei si sono assimilati al loro ambiente e hanno perso la loro identità. C'erano tra quattro e sei milioni di ebrei in tutto il mondo antico nel primo secolo d.C. Nel XVIII secolo, il loro numero era sceso a solo un milione.

Più grave ancora fu che l'essenza del mito era diventata come una monade di Leibniz. Non era possibile modificarlo o correggerlo. Né era aperto a una disamina razionale: nella migliore delle ipotesi, non poteva che essere interpretato. Prendete o lasciatelo erano le uniche opzioni disponibili. Pertanto, gli ebrei che erano legati alla loro coscienza mitologica, per esempio, accettarono l'odio dei non ebrei come un destino inalterabile. In un certo senso, la loro identità mitologica condusse a una risposta mitologica, nello stesso modo in cui i cristiani vedevano il loro mito della crocifissione il rifiuto totale, il rinnegamento della radice ebraica. L'identità mitologica, inoltre, non ha portato gli ebrei a giustapporsi con altre nazioni della storia e non ha visto la loro storia come parte della storia del mondo. Si consideravano sempre odiati ed essenzialmente diversi. Così, insieme alla mobilità geografica, alla flessibilità sociale e all'adattabilità dell'ebreo come singolo individuo, la dimensione collettiva del popolo ebraico è rimasta pietrificata all'interno dell'identità mitologica che, insieme alle visioni di distruzione e rovina, ha permesso loro di nutrire una speranza passiva, e vana, della salvezza divina e ha impedito loro di percepire correttamente i terribili pericoli che li minacciavano, come dimostrato dalla Shoah.

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