Psagot: le vigne della collera
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Questa volta Le Monde del 20 novembre ha sfoderato l’artiglieria pesante. “Dopo quattro anni del mandato di Trump scandalosamente favorevole agli interessi israeliani, il tour d'addio doveva essere provocatorio. E l'immagine di Mike Pompeo, che scende in elicottero nell'insediamento israeliano di Shaar Binyamin, nella Cisgiordania occupata, senza dubbio farà epoca. Mai prima d’ora un alto funzionario americano del suo grado aveva visitato una di queste colonie, illegale agli occhi del diritto internazionale e che il resto del mondo vede come un grande ostacolo alla pace.” Sono finiti i giorni in cui questo rispettato quotidiano si accontentava di riportare i fatti con obiettività. Ora vuole colpirci con le sue verità assolute. Il mandato di Trump è oltraggiosamente favorevole agli interessi israeliani? Perché ha trasferito la sua ambasciata a Gerusalemme?
Le Monde ha dimenticato che la decisione di effettuare questo trasferimento era già stata presa dal Congresso nel 1995 e che è proprio in violazione di questa decisione che le successive amministrazioni hanno da allora dovuto rinviarlo, ma non si sono mai sognate di annullarlo? Quanto a questi “insediamenti” che il resto del mondo vedrebbe come un grosso ostacolo alla pace, non hanno tuttavia impedito né agli Emirati Arabi Uniti né al Bahrain di fare la pace con Israele, con cui il Sudan si appresta a normalizzare le sue relazioni. È vero che tutti questi Paesi stavano solo seguendo la strada tracciata dal Presidente Sadat, con la sua visita a Gerusalemme - sì, a Gerusalemme - nel 1977 per parlare di pace davanti al parlamento israeliano. Un percorso intrapreso a sua volta dal re Hussein di Giordania nel 1994. Ma il dato più interessante è che l'insediamento visitato da Mike Pompeo è stato fondato nel 1981 e questo a quanto pare non ha assolutamente ostacolato la firma del trattato di pace. Lui era stato invitato a visitare le vigne di Psagot, infatti, in suo onore, era stata preparata una cuvée speciale. Non meno interessante è il fatto che il signor Pompeo avesse appena incontrato - a Gerusalemme - il Ministro degli Esteri del Bahrein giunto in visita ufficiale in Israele. Il Segretario di Stato americano non aveva anche detto un anno fa, che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania non dovrebbero essere considerati “sistematicamente illegali”? Una posizione difesa da eminenti specialisti di diritto internazionale, secondo cui lo statuto definitivo dei territori contesi sarà determinato in sede di trattative di pace tra Israele e l’Autorità palestinese. Solo i leader di Ramallah continuano a rifiutarsi di negoziare in modo equo e si irrigidiscono in un'intransigenza che per loro è disastrosa. Va detto che sono non poco incoraggiati a farlo da alcune cancellerie. Così, quando nell'Unione Europea si sono levate delle voci per condannare gli accordi presi tra Israele e i Paesi del Golfo, Ramallah ha richiamato i suoi ambasciatori da questi Paesi ... e ve li ha rimandati indietro in punta di piedi, visto che il loro provvedimento non era servito a nulla. Nel frattempo, l'Autorità palestinese ha posto fine alle misure prese per ritorsione al piano di annessione – stop alla cooperazione in materia di sicurezza e salute, rifiuto di accettare le somme dovute in relazione ai dazi doganali riscossi per suo conto da Israele - tutte misure di cui era l'unica vittima. Forse è giunto il momento per coloro che si proclamano amici dei palestinesi di incoraggiarli a prendere finalmente in mano il proprio destino raggiungendo un accordo con un vicino che non chiede altro che una soluzione accettabile.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".