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Il Manifesto Rassegna Stampa
13.11.2020 Se 'quartieri' diventa 'colonie'
Nel pezzo di disinformazione di Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 13 novembre 2020
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Il benvenuto di Bibi a Joe è da manuale: 108 case per i coloni»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 13/11/2020, a pag.8, con il titolo "Il benvenuto di Bibi a Joe è da manuale: 108 case per i coloni" il commento di Michele Giorgio.

Quello odierno di Michele Giorgio è il solito pezzo di disinformazione contro Israele pubblicato dal quotidiano comunista. Giorgio sostituisce la parola "quartieri" e "città" con "colonie" in modo da delegittimare Israele.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per michele giorgio il manifesto
Michele Giorgio

After hours of silence, Netanyahu congratulates Biden, but doesn't say what  for | The Times of Israel
Joe Biden con Benjamin Netanyahu

La commissione edilizia di Gerusalemme ha scelto proprio la colonia di Ramat Shlomo, tra la zona araba della città e la Cisgiordania, per dare il via alla realizzazione del primo progetto edilizio in un insediamento coloniale israeliano dopo la vittoria alle presidenziali Usa di Joe Biden. Ramat Shlomo —dove saranno costruiti altri 108 appartamenti — dieci anni fa si ritrovò al centro di una aspra polemica. Il governo israeliano - Netanyahu era già primo ministro - decise di approvare lo sviluppo di questa colonia (1800 nuove case) mentre Joe Biden, allora vice presidente, si trovava in visita ufficiale a Gerusalemme. E lo fece sapendo che l'Amministrazione Obama considerava Ramat Shlomo un grave ostacolo alla soluzione a Due Stati (Israele e Stadi di Palestina). Il governo Netanyahu spiegò l'accaduto come frutto di una «coincidenza» ma tutti videro in quella mossa un avvertimento a Barak Obama che chiedeva il congelamento delle costruzioni. Dieci anni dopo e con decine di migliaia di nuovi alloggi costruiti nelle colonie israeliane, le autorità israeliane - ed è sempre primo ministro Netanyahu - manda un messaggio molto chiaro a Joe Biden, che pure è amico stretto dello Stato ebraico e del suo premier. I media israeliani e la destra invece continuano a dipingere il presidente eletto come un nemico degli insediamenti coloniali in Cisgiordania e «pericoloso» per Israele. Le nuove 108 case a Ramat Shlomo potrebbero essere solo il preludio della colata di cemento nei territori palestinesi occupati che ipotizzavano ieri i giornali israeliani. In sostanza si ripeterà la corsa alle nuove costruzioni — illegali per la legge internazionale — avvenuta nei due mesi del 2016 che seguirono l'elezione a presidente di Trump. Il municipio di Gerusalemme e l'Autorità per le terre, riferiva Haaretz, hanno accelerato l'approvazione di diversi progetti edilizi in anticipo sul possibile stop di Biden quando entrerà alla Casa Bianca. Migliaia di alloggi saranno costruiti a Givat Hamatos, Har Homa, Atarot e in altre colonie. Eppure alla destra non basta. Netanyahu è attaccato dai nazionalisti più radicali per aver ritardato le costruzioni a Givat Hamatos e per non aver approfittato fino in fondo dei quattro annidi Trump alla Casa Bianca. «Il problema è Bibi, non Biden. È l'unico colpevole del congelamento delle costruzioni a Gerusalemme», ha denunciato in varie occasioni il consigliere comunale Arieh King.

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