Usa: al via il riconteggio dei voti Cronaca di Alberto Flores d’Arcais
Testata: La Repubblica Data: 12 novembre 2020 Pagina: 16 Autore: Alberto Flores d’Arcais Titolo: «Un round a Trump. La Georgia riconterà tutti i voti a mano»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/11/2020, a pag.16, con il titolo "Un round a Trump. La Georgia riconterà tutti i voti a mano", il commento di Alberto Flores d’Arcais.
Alberto Flores D'Arcais
La Casa Bianca
14 dicembre 2020. Questa è la data cerchiata di rosso sui calendari della Casa Bianca. Giorno dopo giorno, la strategia di Trump viene delineata con maggiori dettagli, una serie di tappe che attraverso la quotidiana contestazione (“brogli”, “truffe”, “elezioni rubate”) e decine di cause negli Stati-chiave, mira a ribaltare la vittoria del presidente- eletto Biden in un risultato a favore di The Donald. Ieri il presidente ha ottenuto un primo successo “legale”. Le Georgia — dove col 99 per cento di voti scrutinati Biden è in testa di 14mila voti — ha deciso di fare il riconteggio. Brad Raffensperger, il repubblicano Segretario di Stato, ha annunciato che i funzionari riconteranno a mano ogni scheda, in ogni contea, per avere un risultato definitivo entro il 20 novembre. Il recount in Georgia era previsto, la sua ufficialità permette adesso ai leader del Grand Old Party e agli avvocati di Trump di concentrarsi meglio su Pennsylvania, Arizona, Wisconsin, gli Stati che considerano ancora “legalmente conquistabili”. La parola d’ordine è guadagnare tempo e congelare la vittoria di Biden, in attesa del giorno decisivo, quel 14 dicembre in cui i 538 grandi elettori voteranno ufficialmente il nome del nuovo Commander in Chief. In queste elezioni 2020, in cui nulla è stato come prima — senza rispettare tradizione o fair-play — quella che per quasi due secoli e mezzo (58 elezioni presidenziali) è stata una pura formalità, stavolta potrebbe stravolgere ogni risultato. Quel giorno, a votare in ogni singolo Stato, saranno i delegati scelti per il “Collegio Elettorale”, secondo quanto stabilito dall’articolo 2, sezione 1, della Costituzione Usa.
Ogni Stato ha presentato da mesi l’elenco dei possibili delegati, in numero pari ai voti elettorali (la Pennsylvania, ad esempio, ne ha 20). Un elenco di repubblicani e un elenco di democratici: nel momento in cui viene proclamato il vincitore, visto che chi vince (anche per un solo voto) prende tutti i delegati, si decide qual è l’elenco. Potrebbe sembrare un elementare calcolo matematico, ma è nei dettagli che la Casa Bianca cerca quello che sembra oggi impossibile. Ogni Stato ha le sue regole e solo 33 (oltre al Distretto di Columbia con la capitale Washington) obbligano i delegati a votare per il candidato per cui sono stati scelti. In tutta la storia degli Stati Uniti su 23.507 voti elettorali solo in 90 casi ci sono state defezioni, per motivi diversi (il più frequente la morte di un candidato) e uno solo ha votato per il candidato avversario. In un’America così divisa difficile che anche un solo delegato possa cambiare casacca all’ultimo momento, per cui la strategia repubblicana batte un’altra strada. I singoli Stati devono risolvere ogni controversia (riconteggi, cause legali) entro l’8 dicembre, se non lo fanno (a questo punta The Donald) il 14 dicembre saranno i locali Congressi a scegliere l’elenco dei “Grandi Elettori”. Se in Georgia il riconteggio si inceppa, sarà la maggioranza repubblicana di quello Stato a decidere, stesso discorso per tutti gli altri. In questo momento i repubblicani controllano le legislature di quattro Stati-chiave, Arizona, Georgia, Pennsylvania e Wisconsin, per un totale di 57 voti elettorali, che potrebbero far pendere la bilancia a favore di Trump. Dovesse accadere sarebbero a questo punto i democratici a scatenare una battaglia legale (ogni Stato ha regole differenti), puntando al 6 gennaio, quando i 538 voti elettorali dovranno essere vidimati dalla Camera dei Rappresentanti, dove il partito di Biden ha la maggioranza. E a quel punto ogni scenario diventerebbe possibile.
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