Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Testata: Corriere della Sera Data: 13 agosto 2002 Pagina: 12 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Israele dice sì alle deportazioni a Gaza»
GERUSALEMME - Fumata nera per la distensione fra israeliani e palestinesi. Le tenui speranze di dialogo emerse nelle ultime settimane sono svanite ieri sera, dopo che un tribunale militare israeliano ha deciso di espellere a Gaza tre famigliari di responsabili di attentati kamikaze se non ricordiamo male, tale misura era stata decisa nei confronti di quei familiari di terroristi che fossero stati trovati responsabili di complicità nella preparazione degli attentati: perché non ricordarlo?
e dopo che i gruppi dell'estremismo palestinese hanno fallito nel tentativo di arrivare a una piattaforma comune per il cessate il fuoco con Israele. La delibera dell'espulsione era attesa. Già tre settimane fa gli organismi militari, sostenuti dal governo di Ariel Sharon, avevano deciso di espellere a Gaza, dopo averli arrestati, alcuni dei ventuno familiari dei componenti della cellula armata che avevano attaccato un autobus di coloni in Cisgiordania causando 9 morti. Ieri sera l'ultimo passo. Si risparmia quel primo gruppo di prigionieri, ma vengono puniti Intisar e Kefar Ajouri, rispettivamente sorella e fratello di Ali Ajouri, un ventitreenne militante delle Brigate Al Aqsa (legate al Fatah di Yasser Arafat)
la donna, per la verità, è accusata di aver cucito le cinture esplosive, non si essere semplicemente la sorella di qualcuno.
assassinato il 6 Agosto dalle teste di cuoio israeliane
per i mafiosi uccisi da polizia o carabinieri non si parla mai di "assassinare": perché invece questo termine è regolarmente riservato ai terroristi palestinesi?
perchè accusato di essere il mandante di due kamikaze che tre settimane fa avevano causato la morte di 5 persone a Tel Aviv. Il terzo minacciato di espulsione è Abdel Nasser Asidi, fratello di un attivista un responsabile di attentati terroristici è un terrorista, non un attivista!
del gruppo islamico Hamas responsabile di altri attentati. I tre, tutti residenti in Cisgiordania, ora hanno 12 ore a disposizione per ricorrere in appello presso l'alta Corte a Gerusalemme. Se venisse rifiutato, sarebbe la prima volta che gli israeliani ricorrono a questo strumento di ritorsione di difesa contro il terrorismo: le ritorsioni sono un'altra cosa!
contro i famigliari degli attentatori. Ma l'arma delle espulsioni e delle deportazioni è ben nota. Sin dalla guerra del 1967 Israele ha deportato all'estero i leader palestinesi dei territori occupati.
Ma Cremonesi conosce il significato della parola "deportazione"? Per deportare qualcuno bisogna avere giurisdizione sul luogo di deportazione (es.: la Polonia per la Germania nazista). Non risulta che Israele abbia mai avuto giurisdizione al di fuori del proprio stato, quindi non ha mai deportato nessuno (elementare, Watson!)
Nel 1992 il governo laburista di Ytzhak Rabin deportò in Libano "espulse" in Libano. per alcuni mesi oltre 400 militanti di Hamas.
terroristi di Hamas. Che in Libano peraltro non arrivarono mai, dato che tale Paese, ben conoscendoli, si guardò bene dall'accoglierli.
E 26 attivisti terroristi furono espulsi a Gaza dopo la fine dell'assedio della basilica della Natività a Betlemme dopo la fine dell'occupazione della basilica da parte degli stessi
lo scorso maggio. In ogni caso si tratta di una decisione che rende ancora più remota qualsiasi speranza di distensione.
Nei giorni scorsi c'era qualche motivo per nutrire una tale speranza?
I responsabili militari di Hamas hanno già fatto sapere che risponderanno con le armi.
Da 14 anni Hamas sta attaccando: da quando in qua ci si può immaginare che abbia bisogno di pretesti per "rispondere"?
Specie dopo che, ancora ieri sera, sono cadute nel nulla le trattative a Gaza tra alcuni responsabili dell'Autonomia palestinese legati ad Arafat e le fazioni più violente dell'intifada, inclusi Hamas, il Fronte Popolare per la Liberazione della Plaestina e il Fronte Grande democratico. Arafat sperava si potesse arrivare a un accordo per il cessate il fuoco con Israele. Ma il risultato è stato un comunicato dettato dai gruppi più oltranzisti in cui si sottolinea la "legittimità della resistenza contro l'aggressione israeliana, l'occupazione e le colonie israeliane". Sembra così cadere per il momento il tentativo di Arafat per rilanciarsi di fronte a Israele e alla comunità internazionale come l'unico possibile interlocutore in grado di unificare il fronte palestinese sulla piattaforma della pace. Mentre anche per il premier israeliano Sharon le cose non sembrano andare a meraviglia. Laburisti e religiosi dello "Shas" hanno minacciato che in autunno voteranno contro la Finanziaria da lui proposta. E il premier ha replicato che, se così sarà, non esiterà a sciogliere il Parlamento e a indire elezioni anticipate per il gennaio 2003.
Non si capisce troppo bene che cosa queste note di politica interna abbiano a che fare con le notizie sul terrorismo presentate finora: evidentemente c'era bisogno di poter parlare ancora un po' male di Sharon. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare le proprie opinioni alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.