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Bizzarri sviluppi al Ministero degli Affari Strategici israeliano
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(traduzione di Yehudit Weisz) Orit Farkash-Hacohen Alcuni aspetti del funzionamento dell'attuale sovradimensionato governo israeliano sono ancora più bizzarri di altri. Uno di questi riguarda il Ministero degli Affari Strategici. Cercare di analizzare dal di fuori gli sviluppi del Ministero crea molte perplessità. Il ruolo del Ministro è sempre stato un po’ confuso. Nell'ottobre del 2015, il Gabinetto di sicurezza aveva affidato al Ministro degli Affari Strategici l'importante responsabilità di “guidare, coordinare e integrare le attività di tutti componenti del governo e delle entità civili in Israele e all'estero sul tema della lotta contro i tentativi di delegittimazione di Israele e contro il movimento BDS”.
A maggio del 2020 si è costituito un nuovo governo israeliano di 36 membri. Orit Farkash-Hacohen, della Lista Blu e Bianco, è entrata nella Knesset come Ministro degli Affari Strategici. Quando un nuovo ministro viene nominato in un'area professionale in cui non ha una lunga esperienza precedente, si deve presumere che riceva molti rapporti dai membri dello staff, oltre alle informazioni ottenute da fonti esterne. Ad agosto, il Ministro ha rilasciato un'intervista al Jerusalem Post. Si può presumere che ciò che ha detto, sia l'essenza della comprensione che è stata in grado di sintetizzare nel breve tempo in cui è stata incaricata del ministero. Per coloro che hanno una visione d'insieme dello scenario antisemita del mondo occidentale, non è difficile sapere a quali sfide strategiche a Israele e al popolo ebraico in questo campo occorre dare priorità. Diversi studi dimostrano che c'è una convinzione massiccia tra i popoli europei che Israele si stia “comportando nei confronti dei palestinesi come i nazisti” o che “miri allo sterminio dei palestinesi”. Decine di milioni di europei lo credono. I nazisti sono il simbolo contemporaneo del male assoluto nelle società occidentali. Il Ministero avrebbe dovuto concentrarsi già molto tempo fa sulla ricerca di metodi per affrontare questo problema. Tuttavia in quell'intervista l'argomento non è emerso. Orit Farkash-Hacohen ha affrontato l'antisemitismo sui social media, l'atteggiamento anti-israeliano della Corte Penale Internazionale e la lista nera del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite relativa alla Cisgiordania. Queste sono questioni rilevanti, ma l'omissione del tema principale era lampante. Le decine di milioni di europei che credono che Israele sia il male assoluto esprimono una versione contemporanea del tema dell’odio estremo sviluppato dal cristianesimo più di 1500 anni fa. La religione ebraica era considerata il male assoluto. Gli ebrei venivano accusati di aver ucciso Gesù. Sotto il regime nazista il popolo ebraico divenne anche il male assoluto. La versione contemporanea di questo si è trasformata in “lo Stato ebraico come il male assoluto”.
La nozione di strategia è stata sviluppata secoli fa per scopi militari. In tempi moderni è stata formalizzata in altre professioni, come negli affari e in politica. La strategia si occupa della priorità degli obiettivi e delle risorse necessarie o disponibili per raggiungere questi obiettivi. Avendo io lavorato per decenni come consulente di strategia aziendale, anche con i capi di alcune delle più grandi società del mondo, ho imparato che le competenze in questo campo vengono acquisite solo molto lentamente nel corso degli anni. Di recente la situazione al Ministero si è ulteriormente deteriorata. Il 2 ottobre scorso, il Ministro del Turismo, Asaf Zamir, si è dimesso. C'erano abbastanza candidati pronti a sostituirlo. Eppure, invece di lasciare Farkash-Hacohen a un ministero dove stava cominciando ad orientarsi, hanno scelto proprio lei per sostituire Zamir. Vista dall'esterno la situazione è diventata ancora più assurda. Il nuovo Ministro degli Affari Strategici, Michael Biton della Lista Blu e Bianco, era appena arrivato quando in un'intervista ha affermato che sarebbe stato felice di favorire l’abolizione del suo ministero e di raggrupparlo con il Ministero dell'Intelligence e con alcuni altri. Evidentemente Biton, al momento dell’intervista della Radio dell'Esercito, non era stato particolarmente ben informato sulle priorità. Ha sottolineato che il Ministero degli Affari Strategici “ha delle belle attività nell'area del BDS, ma che queste possono essere collegate a un Ministero già esistente”. Il concetto che un ente governativo israeliano sia lo strumento migliore per combattere efficacemente la delegittimazione del Paese è un grave malinteso, che esso sia il Ministero degli Affari Strategici, o il Ministero degli Affari Esteri o il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Quello che è necessario è un organismo di natura radicalmente diversa, un'Agenzia anti-propaganda. Eppure questo non rende superfluo il ministero. Al contrario. Enormi cambiamenti stanno avvenendo in Medio Oriente e nella posizione e nello status di Israele al suo interno. Essi creano opportunità eccezionali per ripensare a come Israele potrebbe collocarsi per contrastare i pesanti attacchi verbali dei Paesi occidentali contro di lui.
Questo fondamentalmente equivale a una guerra tra campi semantici. Israele è stato duramente attaccato da una vasta gamma di fonti. Queste includono media, politici, Nazioni Unite e organismi collegati, accademici, ONG, sindacati, capi ecclesiastici, il tutto combinato con l'attuale versione israeliana ed ebraica del flusso di masochismo che attraversa la Storia dell’ebraismo. Tutta questa situazione ha portato a un'inclinazione delle autorità israeliane a sopportare gran parte del pestaggio verbale senza rispondere. Evidentemente, credono che gli attacchi siano una versione contemporanea di più di un millennio di aggressioni contro gli ebrei. Oggi, ancor più di prima dei cambiamenti in Medio Oriente, non c'è alcun motivo valido per continuare a lasciarci colpire verbalmente da una serie di persone che distolgono lo sguardo dall'estrema criminalità dei palestinesi e dalla cultura della morte che permea la società e la leadership palestinese. Oggi ci sono diverse fonti arabe che sono molto più critiche nei confronti dei palestinesi, del loro comportamento e delle loro politiche di quanto lo siano nei confronti di Israele. In Occidente, tuttavia, le principali critiche a Israele persistono eccome. Israele non dovrebbe lasciarsi insultare da persone che, se si spinge un po’ oltre l'analisi, sono, almeno in parte, complici dei promotori di omicidi palestinesi. Questa sarebbe davvero una grande opportunità per il Ministero degli Affari Strategici. Ma niente finora indica che questo concetto sia stato recepito. E ammesso che lo sia, non è diventato di dominio pubblico.
Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs. Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC |
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