Helmut Newton: ritratto del grande fotografo ebreo berlinese Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 03 novembre 2020 Pagina: 14 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Helmut Newton avrebbe 100 anni»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 03/11/2020, a pag.14 con il titolo "Helmut Newton avrebbe 100 anni" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Helmut Newton
Helmut Newton (Berlino 1920-Los Angeles 2004) avrebbe compiuto cento anni sabato scorso, ed è stato ricordato, quotidiani e riviste non hanno perso l'occasione per pubblicare qualcuno dei suoi nudi. Ma si sono dimenticati delle sue donne. Le modelle sono importanti per pittori e per i fotografi. Non sono semplici oggetti da ritrarre. «Non mi sono mai sentita manipolata o usata», ha ricordato Sylvia Gobbel, la musa di Newton, «mi ha fatto sentire partecipe di quanto andava creando, collaboravo con lui, e io gli devo tutto. Parlavamo la stessa lingua, non c'erano malintesi fra di noi». Sylvia, nata a Monaco, è la modella che posa nuda di schiena innanzi a uno specchio, o distesa sul davanzale d'una finestra come sospesa sul vuoto. Foto storiche. «Non aveva mai uno sguardo sessista sulle modelle, e fu sempre corretto con me». L'attrice Charlotte Rampling che si lasciò fotografare nuda in una camera dell'Hotel «Askanischer Hof» a Berlino, forse la stessa che ospitò Kafka, ha dichiarato: «Senza quella foto la mia carriera sarebbe stata diversa». Oggi Helmut Newton non l'avrebbe passata liscia con il me too. Già nel novembre del 1993, la femminista Alice Schwarzer denunciò le sue foto, non solo sessiste e razziste, perfino fasciste. Ne pubblicò 19 sulla sua rivista Emma, senza permesso, fu denunciata e perse la causa. Le ho pubblicate come denuncia politica, si difese. Il giudice le spiegò: allora bastava pubblicarne una. Anche lei sfruttò il perverso Newton per vendere qualche copia in più. Frau Schwarzer è una donna che non ama le donne, e non può capire le donne che fin da ragazzo hanno aiutato e formato Newton. Il vero nome era Neustädter, figlio di un ricco fabbricante di bottoni ebreo. Il padre Max lo ammonì: pensi solo alle ragazze e alle foto, finirai male in un vicolo. Nel 1936, l'anno delle olimpiadi di Hitler, il figlio sedicenne andò nello studio di Yva, nome d'arte di Else Neuländer-Simon, una delle più grandi fotografe tedesche, anche lei ebrea, che lo prese come apprendista. Lo studio di Yva si trovava in un palazzo della Schluterstrasse, in pieno centro. Dopo la guerra, ospitò la commissione alleata che controllava gli artisti compromessi con il regime. Poi divenne l'albergo Bogotà, ma il proprietario lasciò intatto l'atelier di Yva al quinto piano. I nazisti lo chiusero nel '38, e lo stesso anno Helmut fuggì a Singapore, dove lavorò per due settimane come fotoreporter per il giornale The Straits Times. Fu licenziato per incapacità. Yva venne uccisa nel `42 nel lager di Sobibor. Senza di lei Helmut non avrebbe sviluppato il suo talento. Newton morì in conseguenza di un incidente stradale, la moglie June (97 anni, oggi) secondo i suoi desideri volle che fosse sepolto dove era nato, e regalò l'archivio del marito al Museum für Fotografie di Berlino. Newton aveva sposato June Browne, attrice e fotografa, nel 1948. Un'unione per la vita. «Helmut amava le donne forti, statuarie, sapeva che cosa volevano, non erano un oggetto per uomini dominanti, e disprezzava i creatori di moda che secondo lui deturpavano il corpo femminile», ha ricordato Sylvia, «la prima volta mi fotografò in un abito da sera, poi nuda nella stessa posa. Una donna forte, mi disse, non ha bisogno dell'alta moda. A volte mi proibiva anche il make up. Ma era severo sul lavoro, una volta svenni dopo ore di posa su tacchi di 15 centimetri». Anthony Lane sul New Yorker ha definito le modelle di Newton «Glaciers with breast», ghiacciai con il seno. I suoi nudi in bianco e nero ricordano il marmo, e se sono pornografici lo sono anche le statue di Canova. Sylvia lavora ancora, è sempre affascinante, la sua agenzia comunica i dati, altezza un metro e 80, seno 89. Vita 65, fianchi 92, piede 41, bionda, occhi verdi, ma giustamente non l'età. Ha 59 anni, non è un'indiscrezione ma un complimento. Le statue non invecchiano, e neppure le modelle di Helmut, ragazzo ebreo berlinese che lasciò gli studi per imparare i segreti di Yva.
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