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La Repubblica Rassegna Stampa
01.11.2020 Trump-Biden e l’America da ricostruire
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 01 novembre 2020
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Trump-Biden e l’America da ricostruire»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/11/2020, a pag. 1, con il titolo "Trump-Biden e l’America da ricostruire", l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

A destra: Donald Trump, Joe Biden

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Maurizio Molinari

Fra due giorni l’America sceglie il proprio presidente al termine del duello elettorale più aspro di sempre, frutto di una sfida frontale sull’idea stessa di nazione che sarà decisa dal verdetto di un pugno di Stati in bilico. Il duello fra Donald Trump e Joe Biden è il più aspro perché la delegittimazione reciproca non è stata mai così dichiarata in una campagna presidenziale negli Stati Uniti. Per lo sfidante democratico il presidente uscente «disprezza la Costituzione», «promuove il razzismo», «non paga le tasse» e persegue il progetto di «dividere la nazione» mentre Trump imputa a Biden di essere «un socialista o forse un comunista» intenzionato a «distruggere l’economia», «renderci poveri» e «rinunciare all’ordine pubblico».

Se le elezioni americane ci hanno abituato ai duelli politici più spietati, la novità in questa occasione è il totale rifiuto dell’avversario con toni e termini che fanno impallidire la campagna contro «gli scandali dei Clinton» con cui George W. Bush prevalse su Al Gore nel 2000 come quella «contro le guerre di Bush» con cui Barack Obama si impose su John McCain nel 2008. All’origine di questa reciproca, totale, avversione c’è la novità introdotta da Trump nella campagna di quattro anni fa, quando nelle primarie travolse i repubblicani e nel voto finale sconfisse Hillary Clinton cavalcando la protesta dei "dimenticati" contro i partiti, il Congresso, Washington, la Corte Suprema e ogni altra istituzione federale. Con Trump la rivolta del ceto medio ferito dalla globalizzazione ha conquistato la Casa Bianca trasformando l’America in un laboratorio di conflitti e proteste che il presidente ha alimentato, considerandoli la fonte del proprio consenso. Se il populismo appartiene alla tradizione politica americana da quando nel 1828 Andrew Jackson diventò settimo presidente correndo come "l’uomo del popolo" contro "le elites del New England", Trump ha portato questo approccio alle estreme conseguenze, generando contro di lui un’avversione viscerale che accomuna non più solo liberal, afroamericani e minoranze ma ampi settori dell’elettorato indipendente anche moderato. Questa divaricazione esce esaltata da un’elezione segnata dall’uccisione dell’afroamericano George Lloyd da parte di un agente bianco a Minneapolis, da proteste di massa contro il razzismo, saccheggi nelle grandi città ed un dilagante senso di insicurezza aggravato dall’impatto della pandemia Covid-19 che ha già causato oltre 230 mila morti e almeno 9,1 milioni di contagiati. Ed a confermare la sfida frontale sull’idea stessa di nazione americana ci sono le strategie elettorali dei duellanti. Joe Biden punta ad "unire la nazione" creando una coalizione che oltre ai voti di giovani, donne e minoranze - roccaforti liberal - riesca a strappare ai repubblicani la leadership dell’elettorato bianco, grazie a quote di centristi in fuga da Trump capaci di consegnare ai democratici importanti Stati del Sud - dal Texas alla Georgia ridisegnando la mappa elettorale degli Usa. Al progetto di Biden di trasformare il rifiuto di Trump nella genesi di una coalizione bipartisan di lungo termine, Trump risponde rilanciando la strategia di quattro anni fa ovvero tentando di portare a votare percentuali record di elettori che in genere disertano le urne. Si tratta in gran parte di bianchi, uomini e donne, del ceto medio dei "dimenticati" negli Stati del Mid-West e del Sud che hanno pagato il prezzo più alto alla crisi delle manifatture. È una fetta dell’elettorato che sfugge ai sondaggi, vive nell’entroterra ai margini della società americana, e Trump è convinto possa rovesciare le previsioni a lui avverse, consentendogli di beffare Biden sul filo del traguardo. Si spiega così la maratona di eventi di Trump in Wisconsin, Minnesota, Michigan, Iowa, Ohio, Florida e soprattutto Pennsylvania con una miriade di tappe in località minori. Insomma, a contarsi nell’ Election Night saranno due progetti diversi che celano idee opposte dell’identità americana: il patto bipartisan di Biden per "unire la nazione" contro il fronte dei "dimenticati" a cui Trump offre la ribalta del riscatto. E a contare sarà il verdetto degli Stati ancora più in bilico: nel Mid-West come nel Sud. Ma non è tutto perché se entriamo nelle " war room " dei due candidati ci accorgiamo che, pur diversi in tutto, hanno piani assai simili per i prossimi 12 mesi: entrambi prevedono infatti l’arrivo del vaccino anti-Covid entro fine anno e quindi un mega-incentivo all’economia - fino a 4 trilioni di dollari - per rilanciare la crescita con risorse senza precedenti. Ovvero, chiunque vincerà ricostruirà la nazione.

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