Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 28/10/2020, a pag.1-12 con il titolo "La Svizzera non cura i vecchi" il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Il Covid-19 fa riemergere l'eugenetica. In Svizzera, che in proporzione ha più casi dell'Italia e della Germania, hanno deciso di non curare chi abbia più di 85 anni, e chi ha più di 75 verrà accolto in ospedale solo se non già affetto da altri gravi mali. Se non c'è posto per tutti è necessario un triage, parola usata perché sembra meno chiara e dunque meno inquietante di selezione. Immediato il paragone con il III Reich, che eliminava gli esseri umani che avrebbero presentato tare genetiche, e man mano gli handicappati, e gli appartenenti a razze inferiori. Abito a Berlino, ma ho casa anche a Roma. Nonostante i pregiudizi sui tedeschi che non avrebbero superato il passato, personalmente, preferirei finire in un ospedale a Berlino, eviterei Zurigo o Basilea e anche Roma. Non solo per sopravvivere, anche per morire. Ho timore dell'accanimento terapeutico, che inquietava anche papa Wojtyla. In Germania ho compilato il Patientenverfugung, parola complicata, diciamo il documento con le volontà del paziente, una decina di pagine, con i miei desideri in caso di fase terminale, e l'ho consegnato alla mia Frau Doktor. Tutto qui. Niente a che vedere con l'eutanasia. In quanto alla selezione per il Covid, i letti di terapia intensiva in Germania non mancano, li hanno aumentati all'inizio dell'epidemia, e già si accolgono malati dall'Olanda, come accolsero circa 150 italiani, tutti guariti meno uno (non mi risulta che il nostro governo abbia detto grazie).
La locandina
Il peso del passato nazista blocca ogni discussione sul triage, e perfino le ricerche sul Dna. L'eugenetica affascinò medici e scienziati a partire dalla metà dell'Ottocento, i nazisti non furono gli unici e non furono i primi. Si potrebbe cominciare da Darwin: se la natura seleziona per migliorare le razze, eliminando i deboli, perché non aiutarla? All'inizio del ventesimo secolo, questa idea si diffonde in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Svezia. Si comincia con la sterilizzazione imposta per legge, nel 1907 nell'Indiana, e negli Usa fu praticata fino al 1981. La Svezia la autorizza nel 1921 fino al 1971. Le vittime furono 62mila. In Gran Bretagna vennero sterilizzati gli omosessuali fino agli Anni Cinquanta. I tedeschi furono più efficienti. La legge fu promulgata il primo gennaio del '34 e fino al '45 furono sterilizzati 400mila esseri umani. Il primo passo che portò alla soluzione finale, allo sterminio di sei milioni di ebrei e zingari. L'eliminazione di malati e handicappati, bambini e adulti, anche tedeschi per migliorare la razza ariana, gasati nel castello di Hartheim in Austria, fu ufficialmente sospesa nel '39 per la protesta delle famiglie. Continuò in modo meno appariscente, lasciando morire d'inedia i ricoverati negli asili fino al `45, e proseguì per quasi due mesi dopo la fine della guerra. C'è un bel film, Nebel im August (2016) (Nebbia in agosto), del regista Kai Wessel, che racconta fedelmente la storia autentica del ragazzino tredicenne Ernst Lossa, uno jenische, cioè appartenente a un gruppo sociale diffuso in Mitteleuropa, vagabondi, mendicanti, con una loro lingua e cultura (oggi sono ancora tra i 20 e i 35 mila). Sebastian Koch, che gli italiani conoscono da Le vite degli altri, è il primario del centro che ospita minorati e asociali. E perfino umano, o ne è convinto, elimina i ricoverati senza farli soffrire, obbedendo agli ordini. Ha una doppia giustificazione: risparmia sofferenze a malati cronici, e il Reich risparmia sul loro mantenimento. Alla fine, l'alibi è sempre economico. Lossa è sano ma verrà ucciso, come nella realtà, perché è intelligente e scomodo. Il film si scarica gratuitamente in internet. Forse non ha niente a che vedere con gli svizzeri e il Covid, o forse sì. Gli anziani sono un peso economico e non rendono, e c'è un razzismo anagrafico. Chi scegliere tra un Einstein ottantenne e un giovane drogato e ignorante? Ma dovremmo vergognarci anche ad avere questo dubbio.
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