Apologia della violenza, terrorismo intellettuale, censura Analisi tratta dalla Revue des Deux Mondes
Testata: Il Foglio Data: 26 ottobre 2020 Pagina: 2 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «I piccoli teppisti del pensiero: apologia della violenza, terrorismo intellettuale, censura»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/10/2020 a pag.II, con il titolo "I piccoli teppisti del pensiero: apologia della violenza, terrorismo intellettuale, censura”, l'analisi tratta da Revue des Deux Mondes.
Geoffroy de Lagasnerie
La teppa si riconosce dal fatto che terrorizza i quartieri, impone la sua legge e affascina i piccoletti che sognano di diventare dei boss" scrive Valérie Toranian. "L'intellighenzia francese è succube di piccoli teppisti intellettuali che promuovono la violenza, cancellano i contraddittori (non c'è la libertà d'espressione per i nemici del loro pensiero) e vogliono far esplodere tutto, soprattutto nella testa dei più giovani, che bisogna rieducare. Affascinano i media che ascoltano con compunzione questi spiriti, `fra i più brillanti della nostra epoca' (...). Il 30 settembre, Geoffroy de Lagasnerie era l'invitato di Léa Salamé e Nicolas Demorand nel quadro del programma mattutino di France Inter, ossia durante la fascia oraria più prestigiosa e più ascoltata della nostra rispettabile radio pubblica. Per trenta minuti, questo `sociologo' ben radicato nel sistema di cui approfitta nonostante lo consideri disgustoso, ci ha spiegato perché la sinistra si è sbagliata con le sue battaglie sociali e sindacali retrograde e perché bisognava ormai optare per la radicalità (...). Ecco qualche perla: `Io sono contro il paradigma del dibattito, contro il paradigma della discussione'. `Rivendico totalmente il fatto che si debba applicare un certo numero di censure nello spazio pubblico, per ripristinare uno spazio in cui le opinioni giuste prendano il sopravvento sulle opinioni ingiuste'. `Il rispetto della legge non è a mio avviso una categoria pertinente, ciò che conta è la giustizia e la purezza, non è la legge'. Giustizia e purezza che sono definite dal1"analisi sociologica'. `Se mai doveste produrre un'azione che liberi i corpi dalla sofferenza, produrreste un'azione che è giusta e che è pura'. Certo, ma più precisamente? Tutti sanno molto bene cos'è un corpo che soffre'. Geoffroy de Lagasnerie fa parte del comitato Adama e considera l'azione di Assa Traoré un esempio dei nuovi rapporti di forza. A quanto pare, il corpo sofferente del giovane violentato da Adama Traoré in carcere non suscita alcuna emozione in lui. Non tutti i corpi che soffrono sono eleggibili alla retorica rivoluzionaria. Geoffoy de Lagasnerie è un habitué degli atti di forza contro la libertà d'espressione. Con il suo amico Édouard Louis aveva chiesto il boicottaggio di Marcel Gauchet ai Rencontres de Blois nel 2014, perché dovevano esprimersi soltanto i `progressisti'. Édouard Louis, di recente, ha ribadito il concetto spiegando che libertà d'espressione significa capire quali sono le domande che si possono fare e quali sono le domande che invece non si possono fare. Ci sono domande che non sono domande, ma insulti'. Tutto ciò potrebbe suscitare delle risate se l'aura intellettuale di questi ideologi fosse nulla. E' esattamente il contrario. Persino la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha recentemente twittato che il pensiero di Geoffroy de Lagasnerie era stimolante... Vi immaginate Xavier Bertrand dire che il pensiero di Zemmour è stimolante? Assisteremmo a uno tsunami mediatico (...). Che Lagasnerie faccia l'apologia dell"azione diretta' e ostenti il suo disprezzo verso la legge dovrebbe preoccupare i giornalisti. E invece ci si inclina dinanzi a questo spirito brillante e lo si assolve. Daniel Schneidermann ci spiega che, su France Inter, le sue punchline vanno un po' oltre il suo pensiero'. E che `provocava con un'arte consumata della provocazione'. Ciò che indigna Daniel Schneidermann, al contrario, è che Charlie abbia il diritto di pubblicare alcune caricature del profeta, mentre Lagasnerie non possa beneficiare `dello stesso diritto di pronunciare qualche parolaccia alla radio di mattina' (...). Questi agitatori del vaso della radicalità sono pericolosi? Sì, perché sono sempre meno marginali. La teorizzazione della censura, la messa all'indice dei pensieri non conformi, il rifiuto di dibattere con l'altro, la celebrazione dell'auto-segregazione (ideologica, di razza, di sesso, di genere, di etnia) sono diventati normalità. Dalle riunioni non miste alla cancellazione delle conferenze di intellettuali `indesiderabili', passando per le pièce teatrali censurate, si sviluppa un nuovo paesaggio mediatico, culturale e universitario. Una nuova norma del pensiero. Qualsiasi messa in discussione dell'estrema sinistra è considerata fascisteggiante. Anche se l'esasperazione comincia a farsi sentire, come si può immaginare che le generazioni formattate con questo modello identitario relativista e spesso antirepubblicano escano indenni? `Le Génie lesbien' di Alice Coffin è un pittoresco successo editoriale, prova che le sue tesi interessano le persone e sono persino considerate convincenti. All'interno del libro, scrive che `non potendo imbracciare le armi, bisogna organizzare un blocco femminista. Non andare più a letto con loro (gli uomini), non vivere più con loro è un modo per farlo. Non leggere i loro libri, non vedere più i loro film è un altro modo'. Tutto ciò è marginale?".
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante