Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 22/10/2020, con il titolo "La sfida del Papa sulle unioni gay: 'È una mia battaglia' ", il commento di Paolo Rodari.
Il Papa è un gesuita -non dimentichiamolo- chiede le unioni civili per gli omosessuali, ma in Italia una legge c'è già da 4 anni. Le sue dichiarazioni sono comunque utili per l'effetto che produrranno nel paesi cattolici, Polonia soprattutto e-in primis- lo stesso Vaticano.
Ecco l'articolo:
Papa Bergoglio
Più che una svolta, un concetto già ribadito da più personalità all’interno della Chiesa cattolica e per la prima volta pronunciato in modo esplicito e diretto dal Papa: «Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia», per ciò «dobbiamo creare una legge sulle unioni civili ». «Io mi sono battuto per questo», dice il Papa all’interno di un documentario — Francesco, del regista Evgeny Afineevsky — che, presentato ieri alla Festa di Roma, farà molto parlare di sé. Dice il Papa che gli omosessuali «sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia».
«Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo», continua. Le unioni civili danno loro «una copertura legale». Papa Francesco parla rivolgendosi in spagnolo a una coppia di persone gay, invitandole entrambe anche a continuare a portare i bambini nella parrocchia che frequentano nonostante eventuali giudizi. Parla in generale ma, secondo più fonti, le sue parole potebbero muovere anche da una preoccupazione precisa, il rischio di uno scisma “da sinistra” dei vescovi tedeschi se non passano alcune riforme inerenti l’abolizione della legge sul celibato sacerdotale, l’ordinazione femminile, la benedizione delle coppie gay. Anche se, a ben vedere, dal Vaticano alcune fonti fanno sapere che il video riprende un’intervista rilasciata da Francesco tempo fa a una tv messicana e non sarebbero quindi parole attuali. Francesco non vuole stravolgere la dottrina, ma insieme non desidera che avvenga una rottura nella comunità cattolica durante il suo pontificato. Come ribadisce il teologo Bruno Forte, in ogni caso, le parole di ieri non cambiano quanto lui stesso ha già ribadito più volte: la distinzione giudicata necessaria tra la «tutela dei diritti» che va garantita a tutti e la famiglia voluta da Dio» che è l’unione tra un uomo e una donna. In questo senso, nei mesi scorsi, si sono espressi allo stesso modo più porporati, anche in quella Cei le cui battaglie contro le unioni civili al tempo di Camillo Ruini e di Romano Prodi sembrano essere state del tutto archiviate. Ieri a Roma c’era Juan Carlos Cruz, vittima e attivista cileno contro gli abusi sessuali. Dice: «Quando ho incontrato Francesco mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo. “Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa poi ti ama”». Insieme a lui, nel documentario, ci sono le storie di sofferenza di altre coppie gay, spesso osteggiate all’interno di una Chiesa non sempre al passo col Papa. Già nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia Francesco era stato esplicito: al numero 250 disse: «Desideriamo innanzi tutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione». E, nello stesso passaggio, invitava ad accompagnare gli omosessuali affinché «possono avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita», pur ribadendo la necessità di non fare confusione fra matrimonio e unioni civili. Più o meno quanto ribadito ieri, seppure con parole più esplicite e che per questo hanno fatto il giro del mondo.
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