Kamala Harris contro Amy Coney Barrett Cronaca di Alberto Flores d’Arcais
Testata: La Repubblica Data: 13 ottobre 2020 Pagina: 17 Autore: Alberto Flores d’Arcais Titolo: «Kamala Harris attacca la giudice Barrett per la Corte suprema»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/10/2020, a pag. 17, con il titolo "Kamala Harris attacca la giudice Barrett per la Corte suprema" la cronaca di Alberto Flores D'Arcais.
L'attacco di Kamala Harris a Amy C. Barrett è pretestuoso. Nulla vieta, infatti, a Donald Trump di procedere con la nomina di chi sostituirà Ruth Bader Ginsburg: il regolamento parla chiaro. Ma qualsiasi pretesto è buono per Harris, che ha il solo scopo di demonizzare Trump e le sue scelte. Saranno gli elettori a decidere chi ha ragione il 3 novembre prossimo, quando si recheranno alle urne.
Ecco l'articolo:
Alberto Flores D'Arcais
Kamala Harris, Amy C. Barrett
È Amy Coney Barrett contro Kamala Harris, o meglio Kamala contro Amy. È la candidata democratica alla vice-presidenza il maggior spauracchio che Barrett, la donna scelta da Donald Trump per sostituire alla Corte Suprema la liberal Ruth Bader Ginsburg (morta il 18 settembre), deve affrontare nelle audizioni di conferma al Congresso iniziate ieri. Due donne completamente diverse, per indole, ideologia, credo politico (e religioso), pronte ad affrontarsi in un incontro- scontro che aldilà di un risultato che appare scontato — la maggioranza repubblicana al Senato dovrebbe garantire la nomina a Barrett — può essere trasformato da Harris (e dai democratici) in un grande spot elettorale a sole tre settimane dalla sfida per la Casa Bianca. Lo si è visto fin dall’apertura delle audizioni, quando Harris ha deciso di non sedersi nell’aula del Senato: «I leader repubblicani si sono rifiutati di adottare misure di buonsenso per proteggere i senatori, i collaboratori e i giornalisti», ha denunciato la candidata vice presidente dei democratici, spiegando che seguirà le audizioni dal suo ufficio. Poi ha attaccato i repubblicani: la nomina di Barrett è un tentativo di «strappare agli americani l’accesso alla sanità nel mezzo di una pandemia », ha detto, riferendosi all’assistenza medica pubblica che molti temono che possa essere abolita da una Corte suprema di tendenze conservatrici. Da parte sua la giudice, vestito fucsia e mascherina nera, ha seguito in silenzio le parole introduttive dei senatori della Commissione Giustizia per leggere poi una dichiarazione: «Interpreterò leggi e Costituzione così come sono scritti». Se il boicottaggio di Harris sia una mossa azzeccata o un boomerang lo vedremo nei prossimi giorni. È sicuramente servita per dare il via alla strategia democratica, che è chiara (e dichiarata). Senza avere i numeri per bloccare la nomina, vogliono che l’aula del Senato diventi una tribuna politico-elettorale sull’Affordable Care Act (quel che resta dell’Obamacare), sulla pandemia e sull’aborto. E il fatto che Mike Lee, senatore repubblicano positivo al Covid-19 dieci giorni fa, si sia presentato in commissione ostentatamente senza mascherina, ha assecondato il loro gioco. Sull’assistenza sanitaria «che per milioni di americani è a rischio con questa nomina », ha insistito Dianne Feinstein, la decana dei senatori democratici, come ha insistito Joe Biden in un tweet («Non attaccate Barrett per la sua fede religiosa, concentriamoci sui rischi per la riforma sanitaria!»). I repubblicani non si preoccupano. «Bene è una buona notizia, l’entusiasmo del senatore Lee mi assicura che si è completamente ripreso», ha detto il presidente della commissione Lindsey Graham, uno dei fedelissimi del presidente che vuole chiudere la conferma in tempi record: per assicurare alla destra conservatrice una maggioranza alla Corte Suprema inattaccabile (6 a 3) per i prossimi decenni (i Giudici Supremi sono a vita) e perché Barrett sia già in carica se le elezioni del 3 novembre dovessero trasformarsi in una battaglia legale. Mentre fuor i dal Congresso gruppi di donne contestano le posizioni della giudice sull’aborto vestite di rosso e con cappello bianco come nella serie tv "The Handsmaid’d Tale" a gettare benzina sul fuoco arriva Trump, che via Twitter bacchetta i senatori repubblicani: «Stanno concedendo troppo tempo ai democratici, non è obbligatorio. Acceleriamo i tempi, approviamo la nomina alla Corte Suprema».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppre cliccare sulla e-mail sottostante