Testata: Il Sole 24 Ore Data: 11 ottobre 2020 Pagina: 4 Autore: Giulio Busi Titolo: «Anche se tutto non va bene, dobbiamo vivere ancora»
Riprendiamo dal SOLE24ORE/Domenica di oggi, 11/10/2020 a pag.4, con il titolo "Anche se tutto non va bene, dobbiamo vivere ancora" il commento di Giulio Busi.
Giulio Busi
Ruth Klüger
Se provate a scrivere di un'assenza, vedrete quante parole vi servono. Più qualcosa o qualcuno vi mancano, e più le pagine si riempiono in fretta, le frasi si sommano l'una all'altra, i periodi s'infittiscono di subordinate. E se l'assenza è grande come la parte migliore della vostra vita, se quello che vi è stato tolto è la giovinezza, la fiducia, l'amore, forse non vi basterà un libro intero. Quando Ruth Klüger pubblica il suo WeiterLeben, Vivere ancora, la Germania è in preda all'ebbrezza della riunificazione. È un momento entusiasmante per l'identità collettiva. Finalmente sembra giunto il giro di boa della storia. Il passato può essere archiviato, le ferite della guerra sono ormai sanate. Ecco che questa ebrea tenace ed elegante, maestra di stile e impietosa nella sua lucidità, getta un sassolino nell'ingranaggio ben oliato del "tutto va bene". È solo un libro, certo, ma così forte e tagliente che vale più di molti proclami. Vivere ancora, uscito nel 1992, mostra a tutti la grande assenza, l'enorme vuoto su cui è costruita la rinascita tedesca del secondo dopoguerra. Per dirlo, questo vuoto, la Klüger sceglie la forma apparentemente circoscritta dell'autobiografia. Le cose si complicano però sin dalla prima pagina. La Klüger è un'ebrea austriaca, emigrata negli Stati Uniti nel 1947 e divenuta poi cittadina americana. Invece di chiudersi in nostalgie viennesi, il volume viene pubblicato in Germania, e s'inserisce prepotentemente nel dibattito storico tedesco. Weiter leben può tradursi anche con «Continuare a vivere". Rifarsi una vita, farcela nonostante tutto. La Klüger è passata per l'orrore dei campi, è sopravvissuta ad Auschwitz, ha saputo diventare, in America, una germanista di grande fama. La sua memoria è fatta di fili tenaci, che non si spezzano, anche quando il peso che devono sopportare sembrerebbe troppo grande. «Come è morto, veramente, mio padre?» - si chiede a un certo punto nel libro. «So così poco di lui, che non conosco nemmeno come sia avvenuto tale evento conclusivo, inalterabile. Queste storie non hanno fine. Finché viviamo e cene occupiamo, non hanno fine». Mentre tutt'attorno la Germania riunificata celebra se stessa, la Klüger rivendica la "non-fine" del passato. Chi non sa nemmeno come sia morto il proprio padre, non può semplicemente, "continuare a vivere", come se si fosse trattato di un brutto periodo, di un inciampo, di una fase passeggera. «Hitler e i nazisti sono solo un escremento di uccello in più di mille anni di storia di successo della Germania» - ha proclamato Alexander Gauland, parlamentare e ideologo della AfD, il partito della destra radicale. Contro il negazionismo e la violenza retorica non bastano i libri. Eppure, scrivere, dire e ridire, serve, eccome. Ruth Klüger è scomparsa il 6 ottobre in California. Ci ha insegnato che, per vivere ancora, è indispensabile che, nelle nostre coscienze, "questa storia" non abbia fine.
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