Perché non poter scrivere quel che tutti sospettano?
Analisi di Roberto Giardina
In merito alla polemica sul termine "terrorismo", che spesso non viene impiegato per descrivere gli attentati islamisti in Europa e altrove in nome del "politicamente corretto", ecco l'analisi in esclusiva per IC di Roberto Giardina, corrispondente da Berlino di Italia Oggi e di Nazione/Carlino/Giorno.
In Germania non esiste un ordine dei giornalisti, ma la stampa si è data un codice di auto comportamento per rispettare la privacy. I protagonisti di fatti di cronaca vengono indicati con le iniziali, e l´età, a meno che non siano personaggi noti. Si deve rispettare la vita privata, con qualche eccezione: i politici non hanno sempre diritto alla privacy. Un ministro con troppe amanti potrebbe venire ricattato e diventare un pericolo per la sicurezza nazionale. Ed è vietato rivelare l´etnia di vittime o colpevoli in nome del politically correct: potrebbe favorire razzisti e i partiti dell´estrema destra. Ma sempre più di frequente i direttori non rispettano questo comandamento: rischiano una Mahnung, un´ammonizione. E i ribelli sono soprattutto gli Chef Redakteure (direttori in tedesco) dei quotidiani di provincia. Come fare a tener nascosto quel che i lettori della cittadina già conoscono? E anche i giornali nazionali diventano sempre più insofferenti. A volte l´etnia è la notizia. Come spiegare quel che avvenne la notte di San Silvestro del 2015 a Colonia? Duemila giovani arabi, quasi tutti del Maghreb, aggredirono oltre 900 donne. Per cinque giorni i quotidiani e i telegiornali non ne parlarono, limitandosi a dire in poche righe o secondi che la notte di Capodanno si era svolta come al solito, turbata da pochi incidenti provocati da qualcuno che aveva bevuto troppo per festeggiare il nuovo anno. Si aveva il timore che la notizia potesse danneggiare Angela Merkel che pochi mesi prima, il 5 settembre, aveva deciso di non chiudere la frontiera innanzi all´esodo dei disperati in fuga dal Medio Oriente. In poche settimane giunsero un milione e centomila flüchtlinge, fuggiaschi, come con meno ipocrisia vengono chiamati quelli che noi chiamiamo migranti. O forse furono poco più di 900mila, la cifra esatta non si conosce, e già questo indica il caos di quei mesi, perfino in un paese ordinato come la Germania. L´autocensura sulle notizie in Germania ha effetti anche da noi. Quando parlai di Colonia al congresso di Informazione Corretta nel settembre del 2019 a Roma, un giovane presente dopo mi rimproverò educatamente: si trattava di una fake news, nessuna donna era stata violentata. Gli spiegai che qualcuno aveva mal tradotto o manipolato la notizia: in tedesco una violenza sessuale in tedesco non è sempre uno stupro, difficile da compiere in una folla di migliaia di persone, ma quelle ragazze e signore avevano subito abusi per ore. Quando la notizia di Colonia cominciò a trapelare, la fiducia nei metti di informazione crollò, dal 75 per cento a poco più del quaranta. Fu il Wendepunkt, il punto di svolta, e sostenerlo significa già infrangere un tabù imposto dal politically correct. L´Alternative für Deutschland (AfD), il partito dell´estrema destra, era intorno al 4 per cento, al di sotto della soglia minima (il 5) per entrare al Bundestag. Alle elezioni regionali nella ex Germania Est, nel settembre 2019, superò il 25 per cento, e in alcuni Länder si piazzò al secondo posto. A causa delle condizioni economiche dei tedeschi all´est? Ma stanno molto meglio rispetto a cinque anni fa, e in media i salari e le pensioni sono il 10 per cento in meno rispetto ai tedeschi dell´ovest. Negli ultimi anni sono avvenuti diversi attentati compiuti da musulmani, e in questi casi è inevitabile indicare da dove sono giunti i responsabili. Come per Amri, l´autore dell´attentato al mercatino di Natale nel centro di Berlino, il 19 dicembre del 2016 (dodici vittime, tra cui una giovane italiana). Ma l´istruttoria sul fallito controllo dei servizi di sicurezza non è ancora chiusa. Georg Maaßen, l´allora capo del Verfassungsschutz, letteralmente l´ente per la difesa della Costituzione, uno dei tre servizi segreti tedeschi, sostiene che il tunisino Amri era stato segnalato come pericoloso e si consigliava l´espulsione, che non venne eseguita per malintese ragioni umanitarie. Non so se Maaßen abbia ragione, lo ha appena sostenuto giovedì. Ma si continua a tacere l´etnia per quelle che vengono indicate come “normali aggressioni” o violenze, e si cerca sempre di non precisare l´antisemitismo degli aggressori se le vittime sono ebree. Come domenica scorsa a Amburgo: un giovane ebreo di 25 anni è stato ferito a colpi di pala. Alla notizia, all´inizio, è stato dato poco risalto, e l´aggressore è stato indicato dai media più precisi come Deutscher Staatsbürger, cittadino tedesco, una formula burocratica quindi sospetta. E´ un profugo musulmano giunto dal Kazachistan, di 29 anni, con passaporto tedesco. Con problemi psichici, si è precisato in seguito. Ma ha agito durante la festa di Sukkot, a due giorni dall´anniversario dell´attacco alla sinagoga di Halle (un giovane tedesco non riuscì a entrare nell´edificio dove voleva compiere una strage, e si sfogò uccidendo due passanti). Si potrebbe almeno sospettare che qualcuno lo abbia istigato. Gli atti di antisemitismo sono aumentati, compiuti anche da neonazisti tedeschi, è ovvio, ma in gran parte da profughi musulmani. Anche i ragazzi turchi, ormai della terza generazione, pacifici fino a poco tempo fa, ora aggrediscono a scuola i coetanei ebrei. Ma le autorità scolastiche preferiscono parlare di “mobbing religioso”. E´un paradosso: per paura del passato, e di essere accusati di razzismo, le autorità tedesche non controllano i profughi e non proteggono i cittadini ebrei. Ora si consiglia a Berlino di non farsi riconoscere come ebreo per strada. Ieri, la Chiesa luterana di Hannover ha deciso di intervenire in aiuto della comunità ebraica per garantirne la sicurezza: la polizia locale, dopo Amburgo, non può garantire un´adeguata protezione. Qualcuno ha commentato, che ogni fedele paga le tasse (l´8 per cento in più) alla sua Chiesa, quindi gli ebrei dovrebbero pagarsi da soli un servizio di sicurezza privata. Ovviamente, le Kirchensteuer, le tasse per la chiesa, sono destinate a pagare le normali spese per esercitare il culto, e non pagare la polizia, una protezione che dovrebbe essere compensata dalle normali imposte.
Roberto Giardina