Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 08/10/2020 a pag.23 la breve "Carvigiani: così Pio XII difese gli ebrei".
Continua il tentativo cattolico di ripulire l'immagine di Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, che rimase in silenzio mentre veniva realizzata la Shoah e la conseguente strage di sei milioni di ebrei europei. Questo, come i precedenti tentativi, non ha alcuna credibilità e si palesa per quello che è. Il vero "metodo Pacelli" è il silenzio complice mentre i treni da tutta europa conducevano gli ebrei alle camere a gas di Auschwitz e degli altri campi della morte.
Ecco l'articolo:
Adolf Hitler, Pio XII
Si intitola il "metodo Pacelli” iI contributo di Antonello Carvigiani pubblicato su "Storia in rete" di ottobre. Si tratta di una rilettura delle carte vaticane del 1944, che riguardano l'attività del Papa e della diplomazia vaticana in favore degli ebrei ungheresi. Particolare attenzione alla richiesta, arrivata in Vaticano a giugno del 1944 da parte di di alcuni rabbini americani, affinché il Papa faccia un pronunciamento pubblico per fermare lo sterminio degli ebrei in Ungheria Pio XII sceglie di non fare nessun appello - ritenuto inutile o dannoso - ma mette in atto una fitta attività diplomatica, affidata al nunzio, e invia un messaggio al reggente ungherese Horthy. II caso ungherese, argomenta Carvigiani, si può leggere come un modello esemplare del modo di agire di Pio XII di fronte alla tragedia della Shoah. Un modo - conclude Carvigiani - che potremmo definire "il metodo Pacelli": «Nulla d'intentato viene lasciato dalla Chiesa cattolica, assicura Tardini a nome del Papa Con gli strumenti ritenuti realisticamente più opportuni e efficaci. La polemica sui "silenzi" è inutile e insensata.
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