‘Inciviltà’ e sempre gli stessi discorsi
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
A destra: la copertina di Charlie Hebdo dopo l'attentato del gennaio 2015
Tutto è successo venerdì 2 ottobre 2020 a Parigi. In Francia. Il processo per gli attentati del 2015 è alla sua ventiduesima udienza. Si tratta di Charlie Hebdo ovviamente, ma anche dell’ Hyper Kosher, il negozio in cui gli ebrei che si trovavano lì per caso sono stati assassinati solo in quanto ebrei, da qualcuno che loro non conoscevano ma che è cresciuto nell’odio verso l’ebreo. Il Presidente Macron sta dando gli ultimi ritocchi al discorso che pronuncerà per presentare alla Francia un'accusa contro l'islamismo radicale che lui finalmente ha deciso di combattere. In precedenza, quel giorno avevamo appreso che era stato vandalizzato un ristorante kosher, situato nel XIXmo arrondissement, in rue Manin, a Parigi. Una manifestazione di antisemitismo come ce ne sono state tante in Francia negli ultimi anni. I dati del 2020 non sono ancora noti, ma nel gennaio di quest’anno il Ministero dell'Interno aveva denunciato un aumento del 27% per il 2019, dopo il balzo del + 74% registrato nel 2018, rispetto al 2017. Chi erano i criminali? Oltre ai danni materiali - pavimento allagato, sedie rovesciate - avevano lasciato dozzine di scritte per terra e sui muri. Un miscuglio di antisemitismo “classico”: svastiche, slogan nazisti, tag osceni come “Hitler aveva ragione” e “youpin” (“giudeo” in senso spregiativo, n.d.t) e per completare questo quadro tetro, “Free Palestine”. Come sempre in passato, i rappresentanti della Repubblica hanno espresso a gran voce la loro disapprovazione. Il Primo Ministro Jean Castex ha twittato: “Solidarietà con i nostri compatrioti di fede ebraica di cui condivido l'emozione e l'indignazione ”, aggiungendo: “La Repubblica resterà unita di fronte all'odio e combatterà ciascuno dei suoi fanatici”; ed il Ministro dell'Interno, Gérard Darmanin, minaccioso: “Queste immagini sono rivoltanti. Coloro che sputano il loro odio antisemita in faccia ai nostri connazionali ebrei mi troveranno sempre a sbarrare loro la strada.” Ma questi fomentatori di odio e gli altri fanatici stanno davvero tremando di fronte a questi bei discorsi e a queste minacce? E’ alquanto improbabile. Per decenni hanno sentito i presidenti, i primi ministri ed i ministri che si sono succeduti, pronunciare a caldo gli stessi discorsi e le stesse minacce che non hanno mai avuto alcun seguito nei fatti.
Emmanuel Macron
Consideriamo la parola “youpin”: in genere non sono gli islamisti ad usare questo termine, che ha invece sinistre radici francesi. E c'è sempre un pubblico pronto a negare la Shoah o a renderla oggetto di battute nauseabonde. Ma questo pubblico raramente attacca le persone. Purtroppo, non è lo stesso con coloro che invocano un islamismo radicale; i loro attacchi non si limitano a “inciviltà” come quella qui in questione. In dieci anni, quante vittime ebree ci sono state, prede di “assassini isolati”, di “squilibrati” o di terroristi che rivendicano il loro crimine in nome di questo islam radicale? Possiamo sperare che questa volta, le misure annunciate per frenare la minaccia abbiano anche un impatto sugli attacchi contro gli Ebrei che questo movimento ispira e strumentalizza? Ci piacerebbe crederci. Solo che, come ha commentato Rachida Dati, ex Ministro della Giustizia, il problema non è fare una legge, ma è quello di avere la volontà politica di applicare quelle già esistenti.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".