Nawaf Salam, l'uomo che manca al Libano Commento di Francesca Caferri
Testata: Il Venerdì di Repubblica Data: 02 ottobre 2020 Pagina: 24 Autore: Francesca Caferri Titolo: «L'uomo che poteva salvare il Libano»
Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 02/10/2020, a pag. 24, con il titolo "L'uomo che poteva salvare il Libano" il commento di Francesca Caferri.
Francesca Caferri
Nawaf Salam
FRA le acclamazioni che hanno accolto Emmanuel Macron al suo arrivo nella Beirut devastata dall'esplosione al porto, il 6 agosto, un grido risuonava più forte degli altri: «Vogliamo Nawaf Salam». La poltrona su cui i manifestanti avrebbero voluto far sedere il giudice della Corte internazionale di giustizia era quella di primo ministro. Il presidente francese ha colto benissimo la richiesta, ma ha scelto di ignorarla: «Se avessi spinto per la sua candidatura, lo avrei bruciato», ha poi spiegato. Da mesi, quello del giurista internazionale esperto di riforme, ambasciatore del Libano all'Onu e negli anni tesissimi seguiti all'assassinio dell'ex premier Rafiq Hariri e dell'ultima guerra con Israele, è il nome che la piazza spinge come primo ministro: già dall'ottobre 2019, quando in migliaia protestarono contro l'allora premier Saad Hariri, figlio del leader assassinato. E ancora di più dopo le dimissioni di Hassan Diab, che guidava il governo al momento dell'esplosione al porto. «Vogliamo qualcuno che sia indipendente e autorevole, non coinvolto nei soliti gruppi di potere» ripetono i manifestanti. Salam, 66 anni, ha queste caratteristiche. Benché provenga da una delle famiglie più in vista del Paese, ha passato buona parte della sua vita lavorativa all'estero formandosi fra Harvard e Sciences Po a Parigi, insegnando all'American University, rappresentando il Libano all'Unesco e all'Onu e alla Corte internazionale di giustizia. Le riforme del sistema politico nel mondo arabo e in particolare del modello confessionale libanese sono state il suo oggetto di studi per anni: e all'Onu si è dimostrato convinto della necessità di liberare il Paese da ogni ingerenza internazionale. Proprio per questo Salam è malvisto da Hezbollah, il potente movimento sciita libanese vicino all'Iran. Che a dicembre, quando il suo nome ha iniziato a circolare, ha montato una campagna diffamatoria contro di lui. Ad agosto si è apertamente opposto alla nomina. Così al suo posto è stato scelto Mustafa Adib, da settimane paralizzato dalle difficoltà nella formazione del governo: e il Libano attende ancora qualcuno in grado di aiutarlo a voltare pagina.
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