Testata: La Repubblica Data: 29 luglio 2002 Pagina: 15 Autore: Leonardo Coen Titolo: «A Hebron la furia dei coloni»
Nell' articolo intitolato "A Hebron la furia dei coloni", pubblicato da Repubblica lunedi 29 luglio, Leonardo Coen illustra con coloriti dettagli gli incidenti che hanno drammaticamente colpito la storica città. Sono sostanzialmente due i rimproveri che gli possiamo muovere. Il primo riguarda la presenza ebraica a Hebron: la loro presenza non è stata legalizzata dagli accordi sottoscritti con Israele da Arafat, ma è un dato storico costante dai tempi biblici ad oggi, senza alcun momento di discontinuità. La firma di Arafat non ha pertanto legalizzato la trimillenaria presenza ebraica ad Hebron, che era da sempre legale, ma ne ha semplicemente preso atto trasferendola negli accordi di pace. E dunque questo non è un insediamento, e gli ebrei che vi abitano non sono coloni: si tratta di una località da sempre araba ed ebraica, in cui entrambi i popoli ed entrambe le religioni hanno profonde radici. E, purtroppo, si tratta anche di un luogo simbolico per i massacri di ebrei che fin dai primi anni del Novecento vi sono stati perpetrati dagli arabi. Dunque, signor Coen, ci parli degli ebrei di Hebron, non dei coloni di un insediamento! Il secondo rimprovero è riferito alla sua notazione, come al solito avulsa da qualsiasi contesto di cronaca a rispondente solamente al suo straripante bisogno di farci sapere come la pensa: "La morale è che in ogni caso- siano le Brigate Al Aqsa o i coloni a sparare - ci rimette la popolazione palestinese". Dunque, per Coen quando le Brigate di Arafat ammazzano civili israeliani in un caffè o in un mercato o in un autobus "ci rimette in ogni caso la popolazione palestinese" Complimenti per la logica ineffabile di queste elucubrazioni.
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