Gent.ma Deborah, sono rimasta “di stucco” leggendo domenica 27/9/20 l’editoriale del direttore della Stampa Massimo Giannini dal titolo “Le conseguenze economiche del lockdown”. Ha definito Israele una “tecnocrazia militarizzata”!!!!!!!! Perché approfittare di un editoriale sul COVID e conseguenze per colpire subdolamente Israele con sostantivi non certo benevoli ?????? La pensa così il direttore ????? Espliciti il suo pensiero in modo chiaro e palese e non inserendo a tradimento in un discorso altri giudizi negativi !!!!!!
Patrizia Fischer
Gentile Patrizia,
sono rimasta sbigottita e sconcertata dalle sue parole perché non riesco a capire come sia possibile che un giornalista , direttore di un giornale importante come La Stampa, possa fantasiosamente inventare il sistema di governo di un qualsiasi paese, in questo caso Israele, e metterlo per iscritto. "Israele , una tecnocrazia militarizzata?" Innanzitutto è da mettere in chiaro che Israele ha sempre avuto, a differenza dell'Italia dove i governi dei tecnici hanno portato solo disastri, un governo composto esclusivamente da politici eletti dal popolo. La tecnocrazia tende a soppiantare il potere politico e può facilmente trasformarsi in oligarchia, cioè un gruppo di pochi potenti tecnici o tecnocrati che detiene i poteri politici senza capire niente di politica. Pericolosissimo perché porta a un passo dalla dittatura. In Israele il potere legislativo è affidato alla Knesset, le elezioni si tengono ogni 4 anni, il Presidente di Israele, eletto dal Parlamento, resta in carica 7 anni non rinnovabili. Ma Giannini fa di più, lui scrive addirittura di tecnocrazia militarizzata. Nel parlamento israeliano non esistono militari, se un generale lascia l'esercito per entrare in politica deve restare civile per un periodo di anni prima di poter essere eletto. Non esistono divise alla Knesset. Certo noi abbiamo un esercito che, pur essendo uno dei più forti del mondo, non è per niente militarizzato. Il motivo è semplice, Zahal è fatto di padri, figli e figlie di Israele. Spesso ho assistito al giuramento delle reclute, cerimonia molto commovente e anche allegra, tipicamente israeliana, dove non si respira solennità ma fratellanza e amore per il proprio paese. Senza il nostro esercito, fatto di ragazzi e ragazze che non sanno nemmeno marciare molto bene ma sanno difendere il paese con tutta la forza del loro coraggio, Israele non esisterebbe più.
Un cordiale shalom