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La Stampa Rassegna Stampa
24.09.2020 Storia di Nasrin, l'attivista iraniana che dà la vita per i dissidenti
Cronaca di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 24 settembre 2020
Pagina: 17
Autore: Francesca Paci
Titolo: «Storia di Nasrin l'attivista iraniana che dà la vita per i dissidenti»
Riprendiamo dalla STAMPA di ieri, 24/09/2020, a pag.17, con il titolo "Storia di Nasrin l'attivista iraniana che dà la vita per i dissidenti", il commento di Francesca Paci.

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Francesca Paci

Il coraggio delle donne iraniane. Lettera a Nasrin Sotoudeh | L'HuffPost
Nasrin Sotoudeh

Adesso che è passato un mese dalle mille lacrime versate per Ebru Timtik, la 42enne avvocatessa curda morta dopo 238 giorni di sciopero della fame nel carcere turco di Silivri dove scontava 13 anni e mezzo per presunto terrorismo, bisognerebbe fermarsi un animo, prendere fiato e poi sgolarsi per tutte le prigioniere e i prigionieri di coscienza che digiunano al buio di una cella bramando il cono di luce. Sostenerli cioè finché c'è tempo, invece di piangerli tardivamente. La prossima causa persa potrebbe essere l'attivista iraniana 57enne Nasrin Sotoudeh, giurista anche lei e premio Sakharov perla difesa dei diritti umani, la più famosa spina nel fianco degli ayatollah che non mangia da quasi due mesi per protestare contro il trattamento dei detenuti politici nella Repubblica islamica. La settimana scorsa la Soutedeh, accusata nel 2018 di "reati contro la sicurezza nazionale" e da allora reclusa nel famigerato penitenziario di Evin con la prospettiva di restarci fino al 2051 più 148 frustate per"incitamento alla prostituzione" (era comparsa in pubblico senza velo), è stata ricoverata per insufficienza cardiaca all'ospedale Taleghani di Teheran. Dicono che fosse pelle e ossa, in fin di vita. «Stava malissimo, ma al regime non conviene che muoia per le conseguenze dello sciopero della fame, l'hanno rimessa in forze e oggi (ieri per chi legge) è stata rimandata in carcere» raccontano i familiari dalla capitale iraniana, dove in queste ore cupe neppure la minaccia sunnita che incombe dal Golfo basta più a cementare con l'orgoglio nazionale un popolo umiliato, affamato, piegato da molto tempo prima che il Covid-19 dilagasse. Ha sempre difeso persone e principi, Nasrin Sotoudeh: gli oppositori in piazza dopo l'Onda Verde del 2009 (è stata arrestata nel 2010 e nel 2013), le ragazze di via della Rivoluzione, irriducibili nel rifiutare con il velo l'imposizione di una dittatura patriarcale. Accanto a lei, indo- miti, il marito, sentinella pronta a risvegliare la coscienza occidentale facile al sonno, e le due figlie, tra cui la 20enne Mehraveh Khandan, fermata ad agosto e poi rilasciata. Cene ricordiamo sempre dopo. Come a maggio, quando il digiuno uccise Ibrahim Gokcek, il musicista della band turca Yorum, in cella nello stesso carcere dove si erano appena lasciati morire i cantanti Helin Bolek e Mustafa Kokac, tutti accusati di collaborare con la sinistra rivoluzionaria nemica giurata di Erdogan. Come nel 2018, quando rifiutò a oltranza il cibo l'attivista iraniano Vahid Sayadi Nasiri e nel 2011, quando lo fece il connazionale giornalista Reza Hoda Saber. Nasrin Sotoudeh invece è viva. E lo è anche Loujain al Hathoul, la 31enne saudita che paga in prigione l'ardire di voler guidare l'automobile ma non si piega: anche lei rifiuta il cibo. Lei, Nasrin, noi. Prima di versare ancora lacrime di coccodrillo.

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