Bahrein: un altro paese arabo si avvicina a Israele
Analisi di Antonio Donno
A destra: Benjamin Netanyahu, lo sceicco del Bahrein Al Khalifa
La notizia che il piccolo Regno del Bahrein (o Bahrain) voglia stabilire pacifiche relazioni con Israele ha fatto subito il giro del mondo. Innanzitutto, è importante considerare la posizione geografica all’interno del Golfo Persico e trarne le dovute implicazioni strategiche. Il Bahrein è un’isola che si trova all’ingresso di una grande insenatura tra la penisola che è occupata dallo Stato del Qatar e l’Arabia Saudita. La ricchezza petrolifera del Bahrein ne fa un punto cruciale dell’economia globale e, geograficamente, un punto strategico che divide uno Stato come il Qatar, nemico di Israele, e la stessa Arabia Saudita, che ha da tempo ottime relazioni con lo Stato ebraico. Se, come è probabile, anche l’Arabia Saudita e, più a sud, l’Oman, che si affaccia sullo Stretto di Ormuz, dovessero, come hanno già affermato, seguire le orme degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein, allora, sulla sponda occidentale del Golfo Persico, il Qatar filo-iraniano si troverebbe chiuso nella morsa di Stati filo-israeliani e filo-americani.
Sulla sponda orientale del Golfo, inoltre, l’Iran si troverebbe a fronteggiare una serie di Stati non più nemici di Israele, ma allineati su posizioni moderate, legati a interessi comuni con Gerusalemme, sul piano della condivisione di importanti interessi connessi agli sviluppi tecnologici che Israele potrebbe offrire al mondo sunnita che si affaccia sul Golfo Persico. Insomma, se il petrolio continuerà ad avere un’importanza cruciale nell’economia planetaria, il progresso dell’alta tecnologia israeliana presenta opportunità straordinarie per i nuovi alleati arabi. Dopo decenni di inutili contrapposizioni, il mondo arabo sunnita s’è reso conto che Israele è una realtà solida, stabile, insostituibile, elemento centrale della geopolitica e dell’economia dell’intero Medio Oriente. “Dobbiamo state all’erta – scriveva David Ben-Gurion nel 1963 – di fronte ai disperati tentativi dei dittatori arabi di infamare il nome d’Israele in Asia e in Africa”. Israele ha sempre tenuto ben saldo – nei momenti buoni come in quelli negativi della sua storia – questo insegnamento di Ben-Gurion e i risultati oggi si vedono. Ben-Gurion, però, non poteva prevedere, all’inizio dell’avventura di Israele, il cambio di atteggiamento che avrebbe contrassegnato la posizione dei paesi europei nei confronti dello Stato ebraico. Ciò avvenne dopo la guerra del 1967, e grande fu il suo sgomento. Per un paradosso della storia, i nemici acerrimi di Israele, che ne hanno sempre voluto la distruzione e che hanno ingaggiato nei suoi confronti guerre e terrorismo, ora si sono resi conto che Israele è ineliminabile e, anzi, prezioso per lo sviluppo del Medio Oriente; al contrario, coloro che hanno condannato la Shoah e si sono dichiarati amici di Israele alla sua nascita, oggi sottovalutano l’avvicinamento arabo-israeliano e, in taluni casi, lo ritengono insignificante. L’Unione Europea fa sfoggio di ipocrisia e di doppiezza. Ma la realtà odierna dà piena ragione allo Stato degli ebrei.
La fiducia in se stesso è stata l’arma vincente. Oggi lo riconoscono anche i governanti arabi, quando invece, dopo la nascita dello Stato, essi ritenevano che gli ebrei di Israele fossero un popolo facilmente cancellabile in ragione della supremazia araba che scaturiva della presunta superiorità dell’Islam sull’Ebraismo. Invece, aveva ragione Ben-Gurion: “Chi avrebbe mai potuto sognare che un popolo oppresso, degradato e senza speranza per generazioni avrebbe improvvisamente rivelato uno spirito eroico e sarebbe riuscito a vincere un invasore nemico quaranta volte più forte di lui?”. Per il mondo arabo Israele si è rivelato gradualmente non solo una forza che, grazie agli accordi Netanyahu-Trump, lo garantisce contro l’Iran, ma una realtà economica sempre più vicina ai suoi interessi. L’avvicinamento del Bahrein a Israele è un’ulteriore dimostrazione di questa realtà del Medio Oriente. Ancora le profetiche parole di Ben-Gurion: “E noi ebrei nella nostra terra natale dobbiamo domandarci: Israele potrà aiutare il progresso e lo sviluppo dell’Asia e dell’Africa?”. Il mondo arabo, oggi, sembra aver preso le parole di Ben-Gurion come un progetto di sviluppo e rinascita per tutto il Medio Oriente.
Antonio Donno