Dopo gli Emirati c’è anche il Bahrein. Storico accordo di pace con Israele Commento di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica Data: 12 settembre 2020 Pagina: 15 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Dopo gli Emirati c’è anche il Bahrein. Storico accordo di pace con Israele»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/09/2020, a pag. 15, con il titolo "Dopo gli Emirati c’è anche il Bahrein. Storico accordo di pace con Israele", il commento di Sharon Nizza.
Sharon Nizza
Manama, capitale del Bahrein
nca, quindi, questo martedì si firmerà un doppio accordo di pace. Il Bahrein diventa il secondo Paese del Golfo a stabilire relazioni diplomatiche con Israele, il quarto Paese arabo con Egitto e Giordania. L’Amministrazione Usa ha trasformato in fatti le molte dichiarazioni più o meno sibilline che prefiguravano un effetto domino dopo la scelta di Abu Dhabi di aprire a Israele. «Un altro Paese dell’area si accoderà presto alla scelta coraggiosa di Mohammed bin Zayed», hanno ripetuto più volte il Segretario di Stato Mike Pompeo e il genero-consigliere di Trump Jared Kushner, visitando, a distanza di pochi giorni, i principali candidati: Oman, Sudan, Arabia Saudita. E il Bahrein, che d’altro canto non aveva tenuto le carte troppo nascoste in questi mesi: era stato il primo Paese arabo a complimentarsi con gli Emirati per l’accordo con Israele. Ma soprattutto, fu proprio Manama a ospitare nel giugno 2019 la conferenza per la presentazione della parte economica del “Piano del Secolo” di Trump, che fu poi rivelato nella sua interezza alla Casa Bianca a gennaio, alla presenza degli ambasciatori a Washington di Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Oman — che non a caso è dato come il prossimo Paese che potrebbe unirsi allo storico disgelo. Abu Mazen, come con gli Emirati, ha subito richiamato l’ambasciatore palestinese a Manama. In una dichiarazione ufficiale della Muqata si legge che l’accordo è una «pugnalata alle spalle, un tradimento nei confronti di Gerusalemme, di Al Aqsa e della causa palestinese», esattamente la stessa terminologia usata per condannare l’accordo con Abu Dhabi. Solo mercoledì i palestinesi avevano subito una sconfitta significativa quando la Lega Araba aveva rifiutato di sostenere una risoluzione di condanna degli Emirati. A Ramallah avevano previsto quel giorno che il rifiuto fosse il segnale più concreto del fatto che presto sarebbero arrivate altre dichiarazioni di apertura di Paesi arabi verso Israele, confermando il cambio di rotta rispetto al paradigma «non c’è normalizzazione senza il riconoscimento di uno Stato palestinese nei confini del ‘67». Il presidente egiziano Al Sisi si è affrettato a complimentarsi per l’accordo, definendolo «un passo importante verso il raggiungimento della stabilità e di una pace giusta in Medioriente. Anche per i palestinesi». L’Iran — che ora si trova ufficialmente gli israeliani dall’altra parte del Golfo Persico, peraltro in un Paese a maggioranza sciita — condanna i dirimpettai per essersi arresi ai sionisti. In questo scenario, in cui l’alleanza anti-iraniana prende il sopravvento rispetto ai vecchi schemi nello scacchiere mediorientale, il Cairo potrebbe avere un ruolo determinante nel convincere i palestinesi a tornare al tavolo delle trattative.
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