Covid: la situazione in Israele. Ancora alti i contagi Commento di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica Data: 12 settembre 2020 Pagina: 11 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Israele pronto a richiudere tutti in casa: ma il governo è diviso»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/09/2020, a pag. 11, con il titolo "Israele pronto a richiudere tutti in casa: ma il governo è diviso", il commento di Sharon Nizza.
Sharon Nizza
Il gabinetto Corona ha approvato la decisione di attuare un nuovo lockdown generale. Dovrà essere ratificata dal governo domani, superando l’opposizione interna guidata dal ministro del Tesoro, che rifiuta una misura che «si abbatterebbe duramente sull’economia mentre dà segnali di ripresa». Se approvato, scatterà per le festività ebraiche del 18 settembre per impedire grandi raduni famigliari, come avvenne a Pasqua. Per due settimane rientrerebbero in vigore le misure che sembravano un brutto ricordo: divieto di spostarsi oltre 500 metri da casa, attività economiche chiuse salvo esercizi vitali, consegne a domicilio per i ristoranti. Determinante è stato l’allarme dei direttore di ospedali: con oltre 4000 nuovi casi giornalieri — buona parte dei quali causati da matrimoni avvenuti in totale contravvenzione delle restrizioni — è necessario adottare misure urgenti per evitare che il sistema collassi. In Israele, tra i primi Paesi a riaprire ad aprile, si era detto che «non ci sarebbe più stato un lockdown ». E ora non tutti nella comunità medica credono che sia la giusta soluzione. Il professor Hagai Levin, a capo dell’Organizzazione dei medici della Sanità pubblica, sostiene che «limitare i movimenti a 500 metri potrebbe rivelarsi controproducente, aumentando i casi in zone circoscritte». Israele a oggi è il primo Paese al mondo per numero di contagi per milione di abitanti, ma anche terzo per tamponi effettuati. Con 1.090 decessi, è in fondo alle classifiche per la mortalità. «Il nostro sistema sanitario si è dimostrato efficiente e il fatto che abbiamo una popolazione più giovane rispetto alla media europea ha influito» dice il Prof. Elie Sprecher, vice direttore dell’Ospedale Ichilov di Tel Aviv. «Per ora il ritmo di aumento dei malati gravi è ancora contenuto: 90 nell’arco di un mese, 50 tra i pazienti intubati. La percentuale dei test positivi è costante intorno all’8%». Ma un’analisi sulla provenienza dei contagiati rileva che nelle città ultraortodosse è al 14% e in quelle arabe all’11%. Per questo la proposta originale era lockdown solo nelle zone rosse, suscitando la rivolta dei partiti religiosi alleati di Netanyahu, che hanno minacciato la crisi di governo. «Paghiamo il prezzo di decisioni politiche» ci dice Shay Berman, presidente dell’associazione ristoratori. «Continuiamo a fare pressioni sui ministri perché respingano una misura che sarebbe il colpo di grazia».
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