Non è facile organizzare conferenze nei Paesi musulmani, soprattutto quando tra i partecipanti sono presenti personalità ebraiche. Spesso queste ultime devono accontentarsi dei piatti kosher, ma difficilmente gourmet, delle compagnie aeree o rassegnarsi a mangiare solo cibo in scatola o frutta. D’altro canto, i Paesi arabi, ma soprattutto quelli del Golfo, sono invece rinomati per la loro ospitalità e per lo splendore dei loro ricevimenti. Da qui la domanda: come hanno risolto il problema gli Emirati Arabi Uniti durante lo storico incontro dell'1 e 2 settembre? La delegazione americana era guidata da Jared Kushner, genero del Presidente Trump ed ebreo ortodosso.
A capo della delegazione israeliana c'era Meir Ben Shabbat, Capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale, altrettanto praticante; ha anche partecipato a un minyan organizzato presso l'hotel della delegazione ad Abu Dhabi, dove è stata recitata una preghiera speciale per il governo e le forze armate degli Emirati Arabi Uniti. Gli Emirati hanno risolto il problema con una munificenza tutta mediorientale. È vero che potevano contare sull'assistenza della Comunità ebraica degli Emirati, ufficialmente riconosciuta dalle autorità nel 2019, anno che era stato proclamato “l'anno della tolleranza." La comunità è guidata da Ross Kriel, rappresentante di una grande società che l’aveva inviato a Dubai nel 2013. Sua moglie Elli, che lo ha accompagnato con i loro tre figli, aveva capito subito che se voleva continuare a mangiare kosher non poteva contare che su se stessa. I Kriel sono ospitali e hanno aperto volentieri le loro porte agli ebrei in visita in quel Paese. Hanno così ricevuto il rabbino Yehuda Sarna, laureato alla Yeshiva University e primo Rabbino Capo nella storia degli Emirati, titolo concessogli nel 2019 in occasione dell'anno della tolleranza; il Rabbino Capo della Polonia e alcuni rabbini del Sud Africa, il Paese natale di Elli, una sociologa di formazione che dovette riciclarsi per necessità in gastronomia ebraica, attività in cui è diventata una vera professionista. Nel 2019 ha aperto “Elli Kosher Kitchen ” (www.elliskosherkitchen.com) da asporto: oggi è una piccola impresa che sta andando molto bene e come d’obbligo ha la sua pagina su FaceBook. È quindi del tutto naturale che le suddette autorità si siano rivolte a lei. Il compito non è stato per niente facile, vista la quantità di pasti e spuntini da preparare. C'era anche il problema del livello di Kasherut. La soluzione ? Il rabbino Yissachar Krakowski, che rappresenta l’Unione Ortodossa Kosher in Israele, la più grande agenzia di certificazione kosher al mondo, è stato ufficialmente invitato a venire ad Abu Dhabi a spese degli Emirati Arabi Uniti, per certificare che il livello di kasherut avrebbe soddisfatto le esigenze dei più rigorosi. Aveva alcune riserve, ma vide subito che qualunque cosa il re - o l'emiro volesse – incluso fare l'impossibile, diventava possibile. Sono state ordinate delle stoviglie - sontuose ovviamente - appositamente per l'occasione, così come i bicchieri e le posate adeguati. E la cosa più bella di questa storia è che non è una fiaba.
Michelle Mazelscrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".