New York: il fallimento del sindaco dem Commento di Federico Rampini
Testata: La Repubblica Data: 05 settembre 2020 Pagina: 13 Autore: Federico Rampini Titolo: «Chiusi negozi e hotel, largo alle gang. New York ha spento le sue mille luci»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/09/2020, a pag.13, con il titolo "Chiusi negozi e hotel, largo alle gang. New York ha spento le sue mille luci", il commento di Federico Rampini.
Ottima e equilibrata l'analisi di Federico Rampini, unico oggi a riportare quel che avviene davvero a New York. Consigliamo il paragone con il Corriere della Sera,con i pezzi di Massimo Gaggi
Ecco l'articolo:
Federico Rampini
Donald Trump, Joe Biden
Il rientro a Manhattan dopo le vacanze, quarantena inclusa, inizia con una convocazione del condominio. Vengo invitato a partecipare a una videoconferenza in collegamento con altri palazzi del quartiere. All’ordine del giorno: l’invasione di senzatetto, tossicodipendenti, delinquenti. In una zona dell’Upper West Side solitamente tranquilla sono riapparsi spacciatori e siringhe, malati di mente che vagano abbandonati. Il sindaco Bill de Blasio ce li ha portati sotto casa (affittando degli alberghi vuoti per alloggiarli) e lo spettacolo spaventa molti: soprattutto anziani soli, che nel lungo lockdown hanno avuto come unico sfogo la passeggiata a Central Park. Lontano dall’Upper West Side succede di peggio, nel Bronx o a East Harlem, a Queens e Brooklyn. Un’estate di paura: 180 omicidi, +51% rispetto allo stesso periodo nel 2019. Ritrovo una New York ferita e impaurita: la città di Donald Trump che odia il suo presidente, vetrina della sinistra, è alle prese con una crisi che rischia di risucchiarla verso gli anni Settanta- Ottanta, fra boom della criminalità, rischio di bancarotta municipale, fuga dei ceti medioalti, desertificazione economica e perfino culturale. Trump è parte del problema: condanna la sua New York come “città in mano agli anarchici, senza un governo” e minaccia di tagliarle 7 miliardi di trasferimenti federali. Il governatore dello Stato, il democratico Andrew Cuomo, reagisce: “Se ne stia in Florida. La prossima volta che prova a venire qui non gli basteranno i bodyguard, deve farsi scortare dall’esercito”. Ma sotto accusa è soprattutto Bill de Blasio, il sindaco vicino alla sinistra radicale che ha abbracciato lo slogan de-fund the police lanciato da Black Lives Matter dopo l’uccisione di George Floyd. De Blasio lo ha fatto davvero, ha cancellato un miliardo dal budget del New York Police Department. I risultati si vedono. Vuoi per l’improvvisa riduzione di risorse, vuoi perché è in atto uno “sciopero bianco” non dichiarato, la polizia si sta ritirando e la criminalità avanza. Di questa polizia assediata dalle accuse di razzismo si può dire tutto il male possibile: ha un sindacato potentissimo che spesso protegge gli abusi e le violenze degli uomini in divisa. L’ultima atrocità che agita i newyorchesi, accaduta nella città di Rochester più a nord nello stesso Stato, è la morte di un afroamericano “incappucciato” dai poliziotti, che ricorda i linciaggi del Ku Klux Klan. Il retroscena meno noto è che il cappuccio serve a difendere gli agenti dagli sputi di chi vuole infettarli. L’afroamericano ucciso era in preda a una crisi psicotica, e la polizia spesso supplisce (senza addestramento adeguato) alle carenze della sanità. Il clima di sospetti incrociati, la guerra santa contro il razzismo, la sindrome da stato assedio dei bianchi, avvelena la convivenza nella metropoli più multietnica, e fino a ieri tollerante, del pianeta.
Bill de Blasio
A Times Square un’auto carica di fan di Trump ha investito i manifestanti di Black Lives Matter, si è sfiorata un’altra tragedia. Times Square, “la piazza più luminosa del mondo, visibile dalla luna”, è un buon punto di partenza anche per osservare lo stato dell’economia. Proprio lì ha chiuso per sempre un hotel-icona, l’Hilton di Times Square, appunto. Un giro per le zone più commerciali e turistiche conferma l’ecatombe di ristoranti, negozi, esercizi pubblici. La città ha ripreso a vivere, i numeri dei contagi sono crollati ai minimi; ma il paesaggio è quello dopo un uragano, con macerie e rovine: in questo caso le troppe saracinesche abbassate con cartelli to lease, affittasi: segnali di altrettanti fallimenti. Per sei mesi “la città che non dorme mai” della canzone di Minnelli- Sinatra ha avuto musei chiusi, teatri chiusi, zero concerti e zero cinema. Questo weekend, ponte festivo del Labor Day, si sperimentano piccole riaperture. Roba per pochi intimi: musei al 25% di ingressi, qualche locale musicale con micro- pubblico e distanziamenti obbligatori. La vecchia battuta per cui il simbolo di Manhattan era l’annuncio sold-out, dà una nostalgia struggente. Il fallimento che più scotta, riguarda le scuole pubbliche. De Blasio per scongiurare uno sciopero degli insegnanti ha dovuto rinviare di 10 giorni la riapertura, al 21 settembre, creando ulteriori problemi alle famiglie. Questo slittamento deve servire a rassicurare tutti sulla sicurezza sanitaria, ma non è detto che basti. La capacità di condurre test e di avere risultati in tempi rapidi è uno dei punti interrogativi. Al minimo contagio, genitori e prof sono già pronti a trascinare de Blasio in tribunale. Il New York Times ha fatto un paragone impietoso e umiliante con Wuhan, la città cinese tristemente nota per essere stata il focolaio del coronavirus. È più grande di New York e ha 300.000 studenti in più. Le 2.840 scuole di Wuhan hanno riaperto, con procedure nuove (lezioni di igiene e prevenzione, misurazione della temperatura). E stanno funzionando. Qui invece si discute se de Blasio dovrà dichiarare la bancarotta municipale. Sullo sfondo, c’è il grande interrogativo sull’8 settembre. Quanti torneranno qui dopo il martedì festivo del Labor Day? I ceti medio alti stanno facendo lievitare i prezzi immobiliari delle case al mare e in campagna, da Long Island alla vallata del fiume Hudson. Lo smartworking si unisce alla paura del degrado di una metropoli che rischia di sprofondare verso il passato. Lo spopolamento è già accaduto, come reazione ad altre crisi. “Fuga da New York”, era il titolo di un film di fantascienza del 1981: dove Manhattan è trasformata in un gigantesco carcere di massima sicurezza, dominato dalle gang.
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante