Usa: finalmente la realtà viene a galla Commento di Federico Rampini
Testata: La Repubblica Data: 31 agosto 2020 Pagina: 17 Autore: Federico Rampini Titolo: «La violenza degli opposti estremismi che riporta l’America agli anni ‘60»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/08/2020, a pag.17, con il titolo "La violenza degli opposti estremismi che riporta l’America agli anni ‘60", il commento di Federico Rampini.
A destra: Donald Trump, Joe Biden
Ottima e equilibrata l'analisi di Federico Rampini.
Ecco l'articolo:
Federico Rampini
Il bollettino dei morti "politicizzati" in America colpisce ormai neri e bianchi, a destra e a sinistra, in una tragica contabilità che ricorda stagioni lontane: gli opposti estremismi. L’ultimo a cadere nella spirale di violenza è stato un "patriota" seguace di Donald Trump, secondo le informazioni disponibili. È stato ucciso al termine di un crescendo di scontri fra le opposte fazioni a Portland nell’Oregon. È una città che Trump nomina spesso, perché dall’inizio delle proteste contro il razzismo della polizia, dopo l’uccisione di George Floyd, a Portland le frange più radicali del movimento Black Lives Matter hanno imposto zone franche "liberate dalla polizia". Come in altre città dove le forze dell’ordine retrocedono — o vengono colpite da tagli dei fondi decisi da sindaci democratici — a Portland la criminalità aumenta, i reati violenti subiscono impennate. Sta accadendo anche a Minneapolis, Chicago, New York e tante altre metropoli. Trump ne approfitta, vede un’opportunità insperata a due mesi dal voto: impugnare lo slogan Law and Order, accelerare la rimonta nei sondaggi, strappare un sorpasso sul traguardo del 3 novembre. Che lui strumentalizzi la violenza è evidente. Non è il solo a soffiare sul fuoco, però.
Martin Luther King: "Quando si critica i sionisti le persone intendono gli ebrei. Questo è antisemitismo"
Non a caso è Joe Biden che rischia di più. Il partito democratico rappresenta un ventaglio di constituency e di posizioni ideologiche più variegato rispetto ai repubblicani. Biden ha condannato sia le violenze razziste della polizia, sia le sbandate del movimento anti-razzista, in particolare i saccheggi di negozi. Ha rifiutato di aderire allo slogan "de-fund the police", nonostante che a tagliare i fondi delle forze delle ordine siano i più celebri sindaci di sinistra come Bill de Blasio a New York ed Eric Garcetti a Los Angeles. Biden è impegnato in un esercizio di equilibrismo ad alto rischio. Sulla sua ala sinistra ci sono fasce di giovani elettori e "ultrà" di Black Lives Matter che teorizzano la legittimità della violenza per ribellarsi a un ordine ingiusto: proprio come fecero Malcom X e le Black Panthers negli anni Sessanta, quando spaccarono l’unità della battaglia per i diritti civili guidata da Martin Luther King. Biden deve cercare di portare alle urne anche quei giovani, se vuole scongiurare un’altra sconfitta da astensionismo. Però tra i suoi elettori c’è un ceto medio progressista spaventato da questo caos. C’è una piccola borghesia nera i cui negozi vengono svuotati da bande di predoni, nei quartieri dove le gang organizzate riempiono i vuoti lasciati dalla polizia in ritirata. Non aiuta Biden il fatto che i media progressisti vedano la violenza quasi solo da una parte; e che la causa di Black Lives Matter sia diventata un dogma di fede grazie all’adesione di tutto il mondo glamour: le celebrity di Hollywood, i campioni milionari dello sport. La maggioranza degli americani assiste sbigottita e sgomenta a questa nuova contabilità dei morti fra gli opposti estremismi, che la risucchia verso un’era lontana, quegli anni Sessanta nei quali una maggioranza di elettori non erano ancora nati.
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