Turchia: Ebru, l’avvocata morta dopo 238 giorni di sciopero della fame Commento di Marco Ansaldo
Testata: La Repubblica Data: 29 agosto 2020 Pagina: 15 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «Ebru, l’avvocata morta dopo 238 giorni di sciopero della fame»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/08/2020 a pag. 15 con il titolo "Ebru, l’avvocata morta dopo 238 giorni di sciopero della fame" la cronaca di Marco Ansaldo.
Le associazioni di avvocati europee sono intervenute dicendo e facendo qualcosa? A noi non risulta...
Ecco l'articolo:
Marco Ansaldo
Ebru Timtik
«Quando muore un avvocato, muoiono i diritti dei cittadini». I tanti commenti arrivati ieri sulla morte di Ebru Timtik, una legale diventata celebre in Turchia per l’impegno profuso nella difesa dei più deboli, hanno evidenziato l’aspetto morale della sua scomparsa. Ma puntano il dito, ancora una volta, sulla pietosa considerazione che Ankara ha verso i diritti umani. Quarantadue anni, Ebru Timtik faceva parte dell’Associazione degli avvocati contemporanei, specializzata nella difesa di casi politicamente sensibili. Un fronte delicato in Turchia, per la materia che mette i professionisti spesso davanti alla strategia dell’esecutivo guidato dal presidente Recep Tayyip Erdogan. In particolare l’avvocata Timtik aveva difeso la famiglia di Berkin Elvan, un adolescente morto nel 2014 per le ferite riportate l’anno prima nei giorni della rivolta di Gezi Park. Le autorità avevano accusato l’associazione di essere legata all’organizzazione marxista-leninista Dhkp- C, un gruppo qualificato come “terrorista” da Ankara e anche in Occidente. La scure era calata su Ebru Timtik, condannata a oltre 13 anni di carcere. Lo scorso febbraio ha quindi cominciato uno sciopero della fame, chiedendo «un processo equo». A luglio il tribunale di Istanbul si era rifiutato di rilasciarla, a dispetto di un referto medico che indicava quanto la sua salute stesse regredendo. Richiesta reiterata all’inizio di agosto alla Corte costituzionale, ma senza successo.
Timtik è stata trasferita in ospedale solo pochi giorni fa, consumava acqua zuccherata, infusi e vitamine. Giovedì, dopo 238 giorni di sciopero della fame, pesava 30 chili. È morta la stessa sera. Per molti aspetti, la sua è la stessa protesta attuata da altri gruppi. In passato da uomini e donne accusati di vicinanza all’organizzazione Dhkp- C, riunitisi nel quartiere di Kucuk Armutlu nelle cosiddette “case della morte”, dove digiunavano mentre attendevano la fine. Poi di una band oggi conosciuta in tutto il mondo, i Grup Yorum, specializzata nel folk. La scorsa primavera, nel giro di alcune settimane, morirono la cantante, il bassista e il chitarrista del complesso, accusati anch’essi di fare parte della medesima associazione. «Ebru Timtik, membro del nostro studio, è morta da martire», ha scritto su Twitter l’Ufficio degli avvocati del popolo. Con lei, in sciopero della fame da febbraio, c’è anche un altro avvocato dello stesso studio, Aytac Unsal, trasferito ora in un ospedale di Istanbul. Condannato a 10 anni di prigione, è in condizioni critiche. Mentre in Turchia le associazioni forensi, i gruppi umanitari, l’opposizione politica pensa di scendere in piazza, le reazioni internazionali di condanna piovono su Ankara. Ha scritto David Sassoli, presidente del Parlamento europeo: «Ebru non ha mai rinunciato al suo grido di libertà. Un grido che nella comunità internazionale tutti devono sentire». E dall’Italia, oltre a varie associazioni di legali, ha detto la senatrice di Italia Viva, Silvia Vono: «Abbiamo perso tutti. Lei, purtroppo, la vita. Noi, la dignità».
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