Oradour: dichiarazioni ufficiali e commenti
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Robert Hébras
Prima di tutto una sintesi dei fatti storici: il 10 giugno del 1944, i soldati della divisione Das Reich rinchiusero nella Chiesa di Oradour-sur-Glane tutti gli abitanti del villaggio, 642 persone tra adulti e bambini, e poi vi appiccarono il fuoco. Non ci furono che sei sopravvissuti. Sconvolti dalla scoperta di un'iscrizione negazionista, il 21 agosto scorso i leader francesi hanno reagito immediatamente. Per il Presidente della Repubblica si tratta di “un atto inqualificabile.” Il Primo Ministro Jean Castex: “Ho appreso con rabbia e costernazione dello sfregio nei confronti del Centro della memoria di Oradour-sur-Glane. Infangare questo luogo di raccoglimento significa anche disonorare la memoria dei nostri martiri. Stiamo facendo tutto il possibile affinché i responsabili di questi atti infami ne rispondano di fronte alla giustizia.”
Oradour: le rovine
Il Ministro dell'Istruzione Jean-Michel Blanquer vede le cose da una prospettiva diversa: “ La nostra prima arma contro il negazionismo è l'istruzione. L'ignoranza della storia e l'insulto a coloro che sono morti sono il volto orrendo dell'incultura e dell'odio contemporanei. La scuola è costantemente mobilitata contro tutto questo al fine di trasmettere conoscenze e valori.” Sarebbe interesse di tutti loro leggere i commenti pubblicati dopo l'articolo apparso su Le Monde il 22 agosto, con questo titolo assai modesto: “E’ stata aperta un'indagine dopo il ritrovamento di una scritta negazionista a Oradour sur Glane.” Occorre ricordare che un team di moderatori è al lavoro per far rispettare un regolamento di norme, tra cui si legge in particolare " Non sono ammessi la diffamazione, l’insulto, l’atto discriminatorio, sessista o razzista, negazionista, o l’incitamento all'odio… .. lo spazio dei commenti è considerato come pubblico agli occhi della legge.” Ecco tre commenti, particolarmente edificanti. “ È un atto revisionista e intelligente. Mi sono informato su Vincent Reynouard il cui nome è scritto sul muro. Sostiene che Oradour fosse il capoluogo della resistenza armata e che il massacro fosse un'operazione militare, non una dimostrazione di terrore. Le sue argomentazioni basate su ciò che pensava di aver visto sul posto sono infantili, ma la sua tesi merita di più della persecuzione dell'autore.” “L'uso del termine Martire è tuttavia problematico. Gli abitanti del villaggio di Oradour erano vittime innocenti massacrate in nome di un'ideologia, non delle persone che si sono sacrificate per la loro fede, a cui si riferisce la parola martire.”
"Il centro della memoria che siamo obbligati ad attraversare, con i suoi ambigui appelli alla memoria o alla vendetta in un'atmosfera di terrore, è stato aggiunto alla messa in scena di un episodio di guerra piuttosto banale: una truppa in marcia in una regione ostile massacra i civili con i combattenti.” Lasciamo l'ultima parola a un vecchio signore di 95 anni. Robert Hébras, ci racconta Le Figaro del 24 agosto, è l'ultimo dei sei sopravvissuti alla strage: “Per me è una ferita aperta. Ho voluto trasmettere il ricordo di Oradour per tutti questi anni, ma lo si dimentica, come succede anche altrove. Ricordiamoci che in questa Chiesa dei bambini e delle donne sono morti in un modo atroce. Quando entro dentro, mi chiedo sempre dove fossero mia madre e le mie sorelle. Ho desiderato per tutta la vita che se ne siano andate il prima possibile ... Quello che temo , è che tutti parlino di Oradour per 48 ore e poi tutto si ferma, e ci si dimentica.”
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".