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La Stampa Rassegna Stampa
24.08.2020 Valenza, la candidata con le SS tatuate sul collo
Servizi di Elena Stancanelli, Antonella Mariotti

Testata: La Stampa
Data: 24 agosto 2020
Pagina: 1
Autore: Elena Stancanelli - Antonella Mariotti
Titolo: «Valenza, quella candidata con le SS - Candidata di centrodestra con il simbolo delle Ss. Choc nell'Alessandrino»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/08/2020, a pag. 1, con il titolo "Valenza, quella candidata con le SS sul collo", il commento di Elena Stancanelli; a pag. 9, con il titolo "Candidata di centrodestra con il simbolo delle Ss. Choc nell'Alessandrino", la cronaca di Antonella Mariotti.

Ecco gli articoli:

Elena Stancanelli: "Valenza, quella candidata con le SS sul collo"

https://www.corriere.it/methode_image/2020/08/23/Interni/Foto%20Interni%20-%20Trattate/selfie-deambrogi-kBdC-U32002064742152kRF-656x492@Corriere-Web-Sezioni.jpg
Sabrina de Ambrogi con il tatuaggio

Erasing hate, è il titolo di un documentario che racconta la storia di uno skinhead che decide di cancellarsi dal volto i tatuaggi, lascito di un tempo della sua vita ormai alle spalle. a fatica e il dolore di liberarsi da un passato che ha lasciato un segno troppo evidente sul suo corpo. #erasinghate è diventato anche un hashtag dopo l'omicidio di George Floyd per mano di un poliziotto di Minneapolis. Usato da chi decideva, spinto da quella tragica circostanza, di abbandonare i simboli di una guerra intrapresa spesso per leggerezza, forse anche in un momento di ubriachezza, sul lettino di un tatuatore. C'è addirittura un servizio gratuito, negli Stati Uniti, per chi prenda la decisione di coprire svastiche, slogan nazisti, volti di Mussolini e Hitler da braccia, gambe, torso. Manine alzate nel grottesco saluto, lo stesso che oggi è stato riproposto sulla spiaggia di Chioggia, sopra le note di Faccetta nera, da un gruppo di bagnanti in costume e cappellino. Basta andare in ospedale e dermatologi pazienti, grazie al laser, trasformano la stupidità in una macchia bianca, che pian piano scompare. Sabrina de Ambrogi, candidata nella lista civica "la città che vogliamo"a Valenza, in provincia di Alessandria, dice di averlo già fatto. Dice di non avere più al collo quella collana che aveva al centro, come un ciondolo, la doppia S delle Schutzstaffel, l'organizzazione nata come guardia speciale di Hitler alla quale venne poi dato il compito di organizzare l'Olocausto. Se l'era tatuata qualche anno fa, dice - quanto tempo fa? Dalla foto la candidata sembra molto giovane, non sembra che un passato, qualunque esso sia, possa essere molto lontano- ma non spiega per quale ragione. Né perché quella foto fosse ancora sul suo profilo facebook; dove è stata scovata da qualche giornalista attento. La rete, si sa, non perdona. Ma la rete non è un meccanismo acefalo, è lo specchio esatto della nostra intelligenza, o volgarità, o incapacità di interpretare il ruolo che ci scegliamo. Qualcuno dice di lei che si tratta di un errore, che quel tatuaggio non corrisponde al suo profilo reale, che Sabrina de Ambrogi è una candidata impeccabile, una lavoratrice attiva nel volontariato. Altri dicono invece che ha atteggiamenti antisemiti e razzisti, anche adesso, e non sono stupiti di quella fotografia che la ritrae con addosso i simboli della vergogna. Non fa molta differenza. E non perché non si possa diventare persone diverse, ma perché la politica è quella cosa per cui io ti voto semi fido dite. E io mi fido dite se tu dici la verità. Cioè se fin questo caso tu ti presenti dicendo qualche anno fa ero un idiota che si tatuava il simbolo delle SS come fosse una collana e adesso mi metto al tuo servizio per la città che vogliamo, questo è infatti il nome della lista con la quale mi presento. Che, certamente, non è una città dove si guarda con nostalgia all'Olocausto. Ha detto questo Sabrina de Ambrogi? Perché se lo ha fatto, e ha dimenticato di cancellare quella foto dal profilo (o qualcuno l'ha postata al posto suo per farle uno scherzo) allora è una candidata degna della politica di una Paese civile. Altrimenti no.

Antonella Mariotti: "Candidata di centrodestra con il simbolo delle Ss. Choc nell'Alessandrino"

Schutzstaffel — Wikipédia

Il tatuaggio di una collana con un ciondolo è costato la sospensione a una candidata di una delle liste civiche di centrodestra per la corsa a sindaco nella città degli orafi. Quel ciondolo era il simbolo delle SS naziste, fatto «incoscientemente qualche tempo fa e poi rimosso», ha poi scritto sul suo profilo facebook Sabrina Deambrogi, quando la bufera era ormai scoppiata. La lista civica (La città che vogliamo, centro destra) del candidato Alessandro Deangelis, che al quinto posto vedeva Deambrogi, è stata attaccata da sinistra, come era ovvio aspettarsi e anche dalla coalizione a guida leghista con il segretario di sezione Maurizio Oddone, anche lui candidato a primo cittadino. «Il nazismo cloaca della storia» ha scritto Oddone senza lasciare spazio al dibattito e scrivendo «Ci aspettiamo che anche il candidato sindaco Deangelis e i componenti delle liste che lo sostengono prendano le opportune distanze da tutto ciò». La distanza il candidato l'ha presa dopo la tempesta social, dove i post sono stati di approvazione per la Deambrogi con foto di Mussolini, e altri grevi con post pubblicati sotto-sopra come a richiamare piazzale Loreto. Insomma un'atmosfera pesante sui profili Facebook di parecchi valenzani e alessandrini. «I miei candidati come me si ispirano a valori di libertà e democrazia» ha detto Deangelis. Ma se il tatuaggio viene passato come «un errore poi cancellato», anche la militanza in Casapound poteva essere un problema. «Ma è stato solo il passaggio di un anno», ha ribadito Deangelis. Peccato che il «passaggio» fosse sfociato nel 2019 in una candidatura nella vicina Casale Monferrato. Forse un passato troppo recente, tanto che ieri sera è arrivata l'autosospensione della Deambrogi: «Già dal mattino aveva dato la sua disponibilità a ritirarsi - ha detto il capolista - e lo ha fatto per non danneggiare la lista». Ma non finisce qui, il suo nome rimane depositato e qualcuno la voterà «visto anche il clamore dei media», ha chiuso Deangelis.

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