New York, il sindaco dem De Blasio consegna la città al caos Cronaca di Anna Lombardi
Testata: La Repubblica Data: 23 agosto 2020 Pagina: 15 Autore: Anna Lombardi Titolo: «I senzatetto nell’Upper West Side, l’invasione manda in tilt i liberal»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/08/2020, a pag. 15, con il titolo "I senzatetto nell’Upper West Side, l’invasione manda in tilt i liberal", la cronaca di Anna Lombardi.
Rudolph Giuliani, da sindaco di New York, aveva risolto il problema dei senzatetto, adesso invece la situazione è disastrosa come l'articolo di Anna Lombardi chiarisce. Il sindaco dem di NY Bill De Blasio ha consegnato la città al caos.
Ecco l'articolo:
Anna Lombardi
«The zombies are coming », gli zombie stanno arrivando. Sandar, il giornalaio indiano del chiosco all’incrocio fra Broadway e 79esima strada, ci va giù duro davanti alla sfilata di disperati dal passo incerto, che alle 8 del mattino escono dal Belleclaire Hotel al 2175 Broadway, nel cuore dell’Upper West Side, quartiere benestante e liberal a ovest di Central Park, abitato principalmente da famiglie con bambini. Qui a maggio il comune ha sistemato 288 senza tetto affinché mantenessero la distanza sociale impossibile nei ricoveri. Persone, parte di un programma di riabilitazione, finite in strada dopo aver perso il lavoro già prima che il Covid trasformasse in disoccupati 30 milioni di americani. Poi però, al Park West Hotel sulla 106esima strada ha trasferito 100 donne. Mentre 100 uomini con problemi mentali finivano all’Hotel Belnord, sull’87esima. All’Hotel Lucerne, sulla 79sima, a fine luglio sono infine arrivati gli ospiti più turbolenti: 283 uomini in carico ai servizi sociali perché tossici o alcolisti. Fra questi, 14 con reati sessuali minori alle spalle. Sì, perché nel pieno del lockdown, e dopo la morte di 104 senza tetto uccisi dal virus, il sindaco democratico Bill de Blasio, pressato dagli attivisti di una campagna chiamata Homeless Can’t Stay Home (i senzatetto non hanno una casa dove stare al sicuro) ha stretto un accordo con l’associazione degli albergatori affinché accogliesse 13mila ospiti dei rifugi sovraffollati. Occupando 63 hotel a 3 e 4 stelle, 32 dei quali a Manhattan, a rischio bancarotta nella città senza turisti. Un accordo lucroso per gli albergatori: hanno incassato 78 milioni di dollari affittando per sei mesi le stanze vuote a prezzi di mercato, 175 dollari al giorno. Costo coperto al 75 per cento dalla Fema, l’ente federale per la gestione delle emergenze. E per il restante 25 dalla città pur dissanguata da un deficit fiscale da 2 miliardi di dollari. «La situazione è difficile», alza le braccia Melvin Kaufman, proprietario del ferramenta di fronte al Belleclaire. «Molti bivaccano senza mascherina. Bevono, fumano marijuana, si fanno di crack: e poi attaccano briga». Eccolo, il popolo solitamente invisibile perché relegato nei rifugi di periferia o nel buio delle stazioni della metro dove ora non li lasciano stare. Ha conquistato lo spazio fra vetrine vuote con su i cartelli “si vende” di tanti negozi e i tavolini piazzati sui marciapiedi dai pochi ristoranti aperti. Così, davanti al Beacon Theater dove ogni inverno torna a suonare Bob Dylan, tre uomini bevono birra improvvisando un salotto con sedie sfondate. Più in là un giovane stralunato urla improperi. Pochi isolati più su, due pusher sussurrano ai passanti: “Hashish, K2”. Per carità, la situazione altrove è più complicata. Fra Brooklyn e il Queens, lo scorso weekend, 23 sparatorie hanno provocato 7 morti e 36 feriti. Ma i nuovi vicini stanno spingendo sull’orlo di una crisi di nervi l’Upper West Side per due terzi bianco dove Hillary Clinton nel 2016 incassò il 90 per cento dei voti e il valore medio delle case è 1,2 milioni di dollari. E dove Donald Trump, lo ha detto lui stesso al New York Post , ora spera di recuperare. Il quartiere si è infatti diviso in due fazioni. Coloro che sono terrorizzati dalla ondata di piccoli furti, danneggiamenti, molestie, sporcizia, spaccio e pure un paio di accoltellamenti si sono riuniti intorno alla pagina Facebook, Upper West Siders for Safer Streets, già 11 mila membri. Rispolverando perfino i controversi “Guardian Angels”, volontari nati per pattugliare le strade negli anni ‘70, quando la Grande Mela era davvero violenta. A furia di pressioni su comitati di quartiere e politici locali, hanno ottenuto dal sindaco la promessa di un’altra soluzione. Insieme alla maggior presenza della polizia, in lite aperta con de Blasio perché durante le proteste per la morte di George Floyd ha sottratto 1 miliardo al loro budget. «Dimenticate West Side Story. Oggi nemmeno Tony e Maria, i protagonisti del celebre musical, si sentirebbero sicuri », dice enfatica Amy Ross, 69 anni. «Vivo qui da sempre e non voglio tornare ai tempi in cui chiamavamo Verdi Square, la piazza all’incrocio con la 72esima, “needle park”, il parco degli aghi». Un altro gruppo, “Make America Care Again”, la pensa però diversamente. Ai senza tetto portano piccoli aiuti. E la domenica vanno a scrivere messaggi positivi col gesso davanti agli hotel. «Questa gente esiste. Ed è un bene che il nostro quartiere di privilegiati guardi in faccia la realtà», dice Salome Varon. «A parole diciamo che le vite dei neri contano e tutti sono benvenuti. Poi non li vogliamo nel nostro privilegiato quartiere. Ma ai problemi di questa gente vanno date risposte politiche. Soluzioni sanitarie, abitative, sociali. Mandarli via da qui non li farà scomparire».
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