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La Repubblica Rassegna Stampa
21.08.2020 'Aleksej Navalnyj avvelenato': un nuovo omicidio politico voluto da Putin?
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 21 agosto 2020
Pagina: 12
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Navalnyj in coma: 'È stato avvelenato'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 21/08/2020, a pag.12, con il titolo "Navalnyj in coma: 'È stato avvelenato' " la cronaca di Rosalba Castelletti.

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Rosalba Castelletti

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Aleksej Navalnyj

Quando mercoledì un giovane sostenitore di Tomsk gli aveva chiesto «Perché non sei ancora morto?», Aleksej Navalnyj aveva sorriso. Non era la prima volta che l’attivista anti- corruzione 44enne e unico volto riconoscibile della cosiddetta “opposizione non sistemica” russa si sentiva porre questa domanda. Dopo aver scherzato “scusandosi” per essere ancora vivo, aveva risposto: «La mia morte non sarebbe un bene per Vladimir Putin. Mi trasformerebbe in un eroe». Un botta e risposta che suona tragicamente sinistro ora che il dissidente lotta tra la vita e la morte. Avvelenato, secondo il suo staff. Navalnyj si è sentito male ieri mattina durante il volo di ritorno a Mosca dopo aver raccolto materiale per un’inchiesta e incontrato a Tomsk un gruppo di attivisti impegnati in campagna elettorale contro il partito filo-governativo Russia Unita in vista delle regionali di settembre. «Ha chiesto un bicchiere d’acqua, ma non lo ha aiutato. È andato in bagno dove ha perso conoscenza», ha raccontato la sua portavoce Kira Jarmish. In un video registrato da un passeggero dell’aereo, costretto a un atterraggio d’emergenza nella città di Omsk, si sentono le sue urla di dolore. Prima d’imbarcarsi aveva solo sorseggiato una tazza di tè in un caffè dell’aeroporto. Un tè dove qualcuno deve avere diluito una sostanza tossica, secondo Jarmish, «assorbita più rapidamente grazie al calore della bevanda». Già nel 2017 Navalnyj aveva rischiato l’uso dell’occhio destro dopo che attivisti filo-governativi gli avevano lanciato addosso la zelyonka , un antisettico verde mescolato ad agenti chimici usato come arma contro l’opposizione russa. E un anno fa, mentre scontava in carcere una condanna per aver organizzato manifestazioni non autorizzate, era stato ricoverato per quella che i dottori avevano definito una «reazione allergica», mentre per lui e il suo staff si era trattato di un avvelenamento. I medici di Omsk, dove Navalnyj è ora ricoverato, stavolta si sono limitati a dire che l’oppositore «è in coma e sotto ventilazione, in gravi condizioni, ma stabile», ma non si sono sbilanciati sulle cause. Anzi, stando ai racconti dell’entourage del blogger, avrebbero preso tempo. Si sarebbero persino rifiutati di ammettere la moglie Julija nel reparto di terapia intensiva perché il marito — in coma — non aveva dato il suo «consenso alla visita» e lei non aveva un certificato di matrimonio con sé a dimostrare la parentela. Sono stati l’agenzia Interfax e il canale Telegram Life Shot a riferire che a Navalnyj sarebbe stato diagnosticato un «avvelenamento acuto da un farmaco psicodislettico» e, in particolare, secondo altri media, da «ossibutirrato di sodio». Ma non ci sono conferme. «La responsabilità è di chi ha dato l’ordine, personalmente o no», ha denunciato Jarmish puntando il dito contro Putin. Il Cremlino — per bocca del portavoce Dmitrij Peskov — ha augurato a Navalnyj «come a ogni cittadino del nostro Paese» una «pronta guarigione», sottolineando che l’avvelenamento non è che una «semplice supposizione» e dicendosi pronto a fornire sostegno per trasferire l’oppositore all’estero. L’ong tedesca Cinema for Peace in nottata ha inviato un’aero-ambulanza con attrezzature e specialisti per portare Navalny in Germania. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno offerto «aiuto medico» e persino «asilo», mentre Donald Trump «sta esaminando la vicenda ». Intanto, in serata, al di fuori dell’ospedale, una ventina di sostenitori hanno organizzato un picchetto. Un poster elencava i nomi di oppositori uccisi in Russia, «Starovotjova, Politkovskaja, Nemtsov...», e si concludeva con un inquietante interrogativo: «Navalnyj?».

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