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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.08.2020 Accordo con gli Emirati: un grande passo avanti
Commento di Zvi Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 agosto 2020
Pagina: 1
Autore: Zvi Mazel
Titolo: «Accordo con gli Emirati: un grande passo avanti»
Accordo con gli Emirati: un grande passo avanti
Commento di Zvi Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Israel-U.A.E. Pact Sealed After Months of Furtive Talks Among ...
I protagonisti: Benjamin Netanyahu, Donald Trump, Mohammed Bin Zayed

Molti in Israele sono rimasti sorpresi dall'annuncio di un accordo di pace o di normalizzazione con gli Emirati Arabi Uniti. L'opinione generale è che non ci potrà essere pace in Medio Oriente fino a quando non sarà sorto uno Stato palestinese indipendente entro i cosiddetti confini del 1967. Un'opinione condivisa dai Paesi dell'Unione Europea che non hanno ancora reagito alla notizia. Il conflitto arabo-israeliano può essere visto da diverse angolazioni. Poiché i palestinesi hanno rifiutato tutte le iniziative di pace, Benjamin Netanyahu ha scelto un altro approccio. Ha sviluppato legami con i Paesi arabi del secondo cerchio, quelli cioè che non hanno mai fatto la guerra con Israele e che non provano né amarezza né odio nei suoi confronti ma che si sono lasciati coinvolgere nel conflitto perché sono musulmani e arabi e come tali, membri della Lega Araba.  Poco a poco alcuni hanno capito che questa posizione era contraria ai loro interessi vitali. I primi sono stati i Paesi del Golfo e il Marocco, più pragmatici e più stabili, cosa che ha permesso loro di superare senza troppe difficoltà gli eventi della Primavera araba. Gli altri, come sappiamo, caddero nelle mani dei Fratelli Musulmani, sotto il controllo dell'Iran o precipitarono nella guerra civile. La minaccia iraniana è uno dei motivi del riavvicinamento con Israele. Già nel 2009 un alto funzionario del Consiglio di Cooperazione del Golfo aveva dichiarato apertamente che i Paesi del Golfo erano convinti che Israele sarebbe venuto in loro aiuto e avrebbe distrutto i siti nucleari iraniani. Negli ultimi dieci anni, lo Stato ebraico ha intensificato gli sforzi per creare legami con l'Arabia Saudita, gli Emirati, il Bahrein e l'Oman. Inizialmente, dietro le quinte, mediante incontri non ufficiali con ex personalità.

Gradualmente, con crescente fiducia, si è passati a una cooperazione in materia di sicurezza su larga scala. Dei ministri israeliani fino al Primo Ministro, hanno visitato i vari Paesi, che hanno cominciato a consentire agli atleti israeliani di partecipare agli incontri sportivi internazionali. I leader arabi si sono resi conto di ciò che Israele aveva da offrire in ambito scientifico e tecnologico, nell’agricoltura, nell’uso delle risorse idriche. Non c'è da stupirsi quindi che il primo a fare il grande passo sia l'emiro Mohammed Ben Zaid, il principe ereditario degli emirati e colui che appunto li governa. MBZ, come viene comunemente chiamato, è molto vicino al principe ereditario saudita - MBS - di cui è di fatto il mentore e che è, come lui, determinato a sviluppare il suo Paese, a garantirne la sua sicurezza e a farne un fattore determinante nella regione. MBZ è consapevole dell'intollerabile minaccia rappresentata dai Fratelli Musulmani e ha cercato di limitare la loro influenza, non esitando ad avvertire l'Europa e gli Stati Uniti del loro pericolo. Non ha esitato a unire le forze con l'Arabia Saudita per combattere gli Houthi dello Yemen che minacciavano la sicurezza dell'intera penisola araba e la navigazione nel Mar Rosso. È così che ha speso miliardi di dollari per modernizzare e sviluppare i principali porti lungo lo Yemen del Sud, il Golfo di Aden, il Corno d’Africa ed il Mar Rosso, per garantire il commercio del suo Paese con il Medio Oriente, l'Africa orientale e l'Europa. Inoltre, gli Emirati Arabi Uniti stanno cooperando strettamente con la Cina, consentendole di stoccare le proprie merci e trasferirle in questi porti, che sono anelli di collegamento sulla nuova Via della Seta verso l'Europa, che la Cina sta allestendo a un costo stimato a mezzo trilione di dollari. Gli Emirati hanno appena messo in servizio il primo reattore atomico del mondo arabo che fornisce elettricità, nel rigoroso rispetto delle regole dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica e dell'accordo di non proliferazione nucleare. MBZ agisce anche a stretto contatto con l'Egitto per aiutare il generale Khalifa Haftar nella sua lotta contro le organizzazioni islamiche in Libia, sostenute dalla Turchia.

Questo è dunque il nuovo alleato di Israele. L'incontro tra le sue immense riserve di petrodollari e le capacità scientifiche e tecnologiche di Israele non solo può giovare a entrambe le parti, ma ha anche un'influenza positiva sugli altri Paesi del Golfo. Il Bahrein sarebbe pronto a seguire il suo esempio e discussioni serie sarebbero sul punto di concludersi. La posizione dell'Arabia Saudita, custode degli sacri luoghi dell'Islam, è più delicata ed è difficile che abbia contatti aperti con Israele; non c'è dubbio che si troverà comunque una soluzione “diplomatica”. Si parla anche di Oman, Sudan e Marocco, ma non c'è fretta. Questi Paesi aspettano di vedere come andranno a finire le cose. Quanto ai palestinesi, bisognerà trovare una soluzione, ma di fronte all'audace politica israeliana possono solo constatare che i loro fratelli arabi non sono più pronti ad accettare un veto che leda i loro interessi. Dovranno rivedere la loro strategia e cercare un nuovo percorso. Tanto più che MBZ ha un vantaggio inaspettato:  Mohammed Dahlan , già alto funzionario di Fatah a Gaza oggi nemico giurato di Abu Mazen, dà ascolto all'emiro che gli ha offerto ospitalità. Ciò potrebbe consentirgli di candidarsi a succedere ad un leader screditato che potrebbe presto abbandonare la scena.


Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. E' ricercatore senior presso il Jerusalem Center for Public Affairs. La analisi di Zvi Mazel sono pubblicate in esclusiva in italiano su Informazione Corretta


takinut3@gmail.com

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